Adesso con il meccanismo dell’APE (che vuol dire Anticipo PEnsionistico) si può andare in pensione prima rispetto alla data in cui matureranno i requisiti: in particolare lo si può fare quando si hanno 63 anni e mancano non più di 3 anni e 7 mesi alla pensione (con almeno 20 annni di contributi).
L’APE permette infatti, ai 63enni che vogliono uscire dal mondo del lavoro (ma tale cessazione non è necessaria), di ricevere nel lasso di tempo che manca alla pensione (si ripete: max 3 anni e 7 mesi) un assegno mensile detto anticipo cui altrimenti non avrebbero diritto, proprio per la mancanza dei requisiti per la pensione.
La suddetta rendita mensile, che scade quando si raggiunge la pensione (perché da questo momento in poi si percepirà l’agognato trattamento previdenziale), non è altro che un finanziamento concesso da una banca e riscuotibile dal debitore a rate mensili, anziché tutto insieme. Questo prestito sarà rimborsato successivamente dal pensionato, mediante una trattenuta sull’importo della pensione che egli riscuoterà quando ne avrà finalmente diritto. Il rimborso è previsto in 20 anni (240 rate che ridurranno l’entità della pensione netta mensile).
Ma conviene aderire all’APE e quindi andare in pensione al massimo 3 anni e 7 mesi prima di quando se ne avrebbe diritto?
La perdita che consegue all’APE, per effetto della restituzione ad ogni mensilità di pensione della somma anticipata precedentemente, a quanto ammonta?
Per rispondere a queste importantissime domande, che si pongono tutti i futuri pensionati allo scopo di programmare la propria vita non lavorativa, bisogna fare un confronto. Bisogna cioè quantificare la perdita sulla pensione derivante dall’APE e confrontarla con l’anticipo che si riscuote per effetto dell’APE stessa, così da calcolare se vale veramente la pena uscire prima dal mondo del lavoro.
Per fare tale fondamentale riflessione e valutare di conseguenza la convenienza ad andare in pensione anticipatamente, abbiamo sviluppato il programma in fondo alla pagina. Con esso si possono quantificare facilmente gli importi in gioco, in modo da prendere una decisione consapevole sulla propria vita futura.
E’ sufficiente inserire solo 2 valori nel nostro semplice programma per avere le risposte desiderate.
I dati da inserire nelle celle bianche sono i seguenti:
- la pensione netta che si riscuoterà quando matureranno i requisiti per la pensione di vecchiaia (da inserire appunto al netto, cioè tolte le imposte da pagare)
- il tasso di interesse che chiederà la banca per corrispondere l’anticipo nell’arco di tempo precedente il godimento della pensione (tasso che dovrebbe essere basso per accordi normativi)
Per esempio con una pensione netta di euro 2.000 ed un tasso di interesse del 2,80%, risulta che l’uscita dal mondo del lavoro 24 mesi prima della data di decorrenza della pensione permetterebbe di riscuotere un assegno APE di euro 1.600 al mese (l’80% della pensione netta), con una riduzione della pensione di 224 euro (euro 1.776 anziché euro 2.000, cioè l’11% in meno).
Complessivamente, in 20 anni di restituzione dell’APE (poi si tornerebbe a prendere la pensione “piena”), la perdita sarebbe di euro 15.250, cioè del 2,93% rispetto a quanto si sarebbe percepito di pensione senza l’adesione all’APE.
Ne vale la pena? Ognuno è libero di decidere come vuole, l’importante è prendere una decisione basata sui dati del problema: è quello che offre il programma di Studiamo.it
Ecco il nostro programma (usate la virgola e non il punto per i decimali).
Abbiamo messo tutto il nostro impegno nella realizzazione del programma e nella stesura dell’articolo, ma essi sono stati scritti esclusivamente per finalità didattiche e pertanto non fate affidamento sui risultati del programma e sulle informazioni contenute nel testo. Ci esoneriamo quindi da qualsiasi responsabilità per i danni derivanti dall’uso dei dati forniti.
0 commenti