Il nuovo accordo di Basilea 2: l’importanza del rater aziendale
Un articolo sul nuovo accordo di Basilea

da | 28 Ott 2004 | Banca e bancari | 0 commenti

Il nuovo accordo di Basilea, emanato nel giugno del 2004, ha posto dei nuovi paletti alla gestione del credito ed alla valutazione del merito creditizio delle imprese.

Come noto, già il primo accordo di Basilea (emanato nel 1988) perseguendo l’obiettivo della adeguatezza patrimoniale delle banche, fu unanimemente adottato nella sua integralità da oltre 100 Paesi pur non avendo una autorità sopranazionale (per acquisire un vero e proprio effetto normativo è necessario infatti che venga recepito negli ordinamenti nazionali attraverso delle direttive dell’Unione Europea).

Il punto cruciale del primo accordo di Basilea era sicuramente l’obbligo di creare un accantonamento (di garanzia) del patrimonio di vigilanza pari almeno all’8% degli impieghi ponderati per il rischio. Da un lato questo vincolo (molto stringente) imposto alle banche si poneva nell’ottica del perseguimento della crescita della capitalizzazione della banche, dall’altro, però, questo diventava troppo rigido ed asettico: ponderava gli impieghi alle aziende sempre e soltanto al 100% (quindi occorreva inevitabilmente un accantonamento di 8 euro ogni 100 euro prestati alle imprese). In definitiva questo indicatore non era sensibile alle singole realtà aziendali: un accantonamento dell’8% poteva essere eccessivo per una impresa poco rischiosa ed inadeguato per una impresa ritenuta rischiosa, definendo la valutazione del rischio in modo ancora troppo semplicistica.

Il nuovo accordo di Basilea risolve questo problema introducendo tre concetti fondamentali che hanno permesso di risolvere questo problema ed insieme di dare una visione più organica del sistema del credito (alle aziende, in primis) permettendo un perseguimento più efficace della sua stabilità:

  1. requisiti patrimoniali minimi (livelli minimi di capitale, coerenza tra capitale e rischi assunti, individuazione di nuove categorie di rischi);
  2. attività di vigilanza più incisiva da parte delle Banche centrali (possibilità di intervento sui contenuti minimi di capitale, incentivazione della gestione attiva del capitale, valutazione e controllo della gestione);
  3. nuova disciplina di mercato e sulla trasparenza (obbligo dell’informativa di mercato, trasparenza sul profilo di rischio e sulle politiche di rischio delle banche).

Nel nuovo accordo il coefficiente di accantonamento continuerà ad essere applicato ai fini di vigilanza, ma ciascuna banca avrà la possibilità di incidere sul denominatore del rapporto modificando il sistema di ponderazione sin qui adottato: viene infatti introdotto il concetto di “rating” dell’impresa.

Per il sistema delle imprese italiane il rating si pone come un “insieme strutturato e documentabile di metodologie e processi organizzativi che permettono la classificazione su scala ordinale del merito di credito di un soggetto” e che quindi “consentono la ripartizione della clientela in classi differenziate di rischiosità cui corrispondono diverse probabilità di insolvenza” (secondo la definizione data dall’ABI).

Calcolabile secondo diversi criteri (rating interni per le imprese maggiori o rating esterno per le imprese medio piccole) questo nuovo indicatore permetterà di ottimizzare il costo del credito per le aziende più “virtuose”: nella realtà italiana saranno oggetto di valutazione il bilancio civilistico, il livello di capitalizzazione dell’impresa (ad esempio il ROE), la centrale dei rischi, i coefficienti andamentali, la redditività e la capacità di autofinanziamento (il ROI ed il cash flow operativo), l’indice di copertura degli interessi passivi, i parametri qualitativi, settoriali e strategici (scenario competitivo, principali concorrenti, previsioni sul settore di appartenenza), eventuali elementi pregiudizievoli e dati comportamentali (qualità del management, storia della società, reputazione degli azionisti).

Da più parti si sono sollevate delle preoccupazioni al riguardo: soprattutto per le piccole e medie imprese si corre il rischio di un innalzamento del costo del credito. In effetti, il rischio concreto derivante dall’applicazione del nuovo accordo di Basilea è la ulteriore divaricazione della forbice tra le imprese: si avrà un miglioramento delle condizioni di accesso al credito con buon fatturato e buon rating, peggioramento delle condizioni per le condizioni per imprese con fatturato medio piccolo ed in generale costi più alti.

Sicuramente il rapporto banca – impresa sarà maggiormente orientato alla trasparenza reciproca (sarà interesse di entrambi fornire ed ottenere le informazioni necessarie per migliorare lo standing creditizio)

In questo contesto le imprese dovranno adottare in tempi stretti una strategia finalizzata al miglioramento del proprio rating. In questo senso sarà fondamentale, di concerto con le banche, individuare le aree principali di intervento e definirne i relativi valori obiettivo: di conseguenza la funzione finanziaria assumerà un ruolo centrale in tutti i contesti aziendali. Se è vero, infatti, che l’accordo di Basilea 2 premierà le imprese migliori a scapito di tutte le altre, occorrerà impostare in tempi brevi una strategia volta al miglioramento del proprio rating.

Il nuovo accordo di Basilea, in definitiva, costringerà le imprese a puntare sulla trasparenza e sulla capacità di comunicazione. Ogni impresa, per potere sfruttare al meglio tutti i benefici che si svilupperanno dall’applicazione del nuovo accordo dovranno attrezzare un complesso sistema di comunicazione con un conseguente rilevante sforzo per l’impiego di tecniche di analisi, elaborazione e rappresentazione delle risultanze di bilancio e di quelle di natura previsionale. Il tutto, naturalmente, con adeguati commenti e chiarimenti delle grandezze riportate, dell’attività svolta e che si intende svolgere e delle strategie impiegate e da impiegare. Il processo informativo da implementare non può limitarsi alle risultanze del bilancio civilistico e dei dati contabili poiché questi espongono gli accadimenti passati tralasciando, invece, tutti quei fattori “intangibili” che invece rivestono una sempre più rilevante importanza strategica.

In questo contesto quindi, la previsione della nuova figura professionale del “rater aziendale” come figura sempre più qualificata e specializzata che potrà e dovrà garantire l’attendibilità, l’indipendenza e l’obiettività del processo di revisione, certificazione e rielaborazione dei dati contabili diventa un fattore sempre più indispensabile .

Gli istituti bancari più grandi inizieranno ad adottare i criteri dell’accordo di Basilea 2 già dal prossimo gennaio, in quanto a questi vengono richiesti tre anni di conformità operativa per accedere alle opzioni meno costose previste dall’accordo: la direttiva comunitaria di recepimento dell’accordo di Basilea, infatti, dovrebbe essere operativa entro la fine del 2006. È auspicabile quindi che anche le imprese colgano le stesse opportunità cominciando ad adeguare sin da ora la propria struttura operativa e finanziaria di credit risk management.

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