Evoluzione del potere dei media e comunicazione digitale
Una tesi di Laurea sul potere dei media e la comunicazione digitale

da | 23 Nov 2006 | Comunicazione | 2 commenti

Televisione digitale

Capitolo secondo NUOVE FORME DI COMUNICAZIONE

1 Televisione digitale e convergenza multimediale

Gli ultimi decenni del XX secolo hanno visto una profonda trasformazione della comunicazione a livello internazionale. Essa è stata determinata dal reciproco interagire di due macrofenomeni, che hanno radicalmente influenzato gli stili di vita delle persone ed il loro modo di relazionarsi: la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico.

La crescente globalizzazione ha accelerato la diffusione, attraverso i mass media, di nuove regole e valori, determinando non solo un sistema economico integrato su scala mondiale, ma anche la possibilità di vivere in una società-mondo (Beck, 1997), dove gli spazi chiusi sono ormai fittizi ed in cui prevalgono la differenza e la non-integrazione, così da poter definire questa nuova società mondiale come una “molteplicità senza unità”. Inoltre, essa è desumibile per autopercezione, perché il suo concetto e la sua ampiezza derivano dal potere di diffusione dei media, essendo il risultato di quanto e come gli individui e le culture del mondo si sentono reciprocamente legati, pur nelle loro differenze.

Lo sviluppo e la distribuzione esponenziale di tecnologie di comunicazione sempre più veloci e potenti hanno sconvolto diversi aspetti della vita e della quotidianità, ridefinendo gli stessi significati di tempo, spazio e identità. Infatti, l’effetto della digitalizzazione e della totale connettività ha avviato una comunicazione più integrata, multimediale e sempre presente nel flusso degli eventi, che supera i normali limiti spazio-temporali. Attraverso i nuovi mezzi di comunicazione si è instaurato quindi un rinnovato modo di informare e di veicolare elementi culturali.

In particolare, per quanto riguarda il medium TV, la prima rete di trasmissione è stata quella via etere , attuata mediante l’installazione sul territorio di trasmettitori e ripetitori. Essa rappresenta ancora la modalità prevalente di ricezione dei programmi televisivi.

Successivamente, in USA, negli anni ’60, si è affermata la trasmissione via cavo (analogico), che arriva poi anche in Europa, ma non in Italia. Questa consente la diffusione, in abbonamento, della TV tematica a pagamento, perché il supporto fisico di trasporto finisce nel set top box posto sul televisore di casa. Il grande vantaggio della TV via cavo è sicuramente la bidirezionalità del messaggio, che permette la richiesta e la conseguente fruizione di specifiche trasmissioni.

Intorno alla metà degli anni ’90 sono disponibili, inoltre, satelliti e reti in cavo a fibre ottiche (a banda larga), che rendono possibile la visione della TV digitale , qualitativamente migliore di quella analogica e molto più funzionale ed interattiva.

Queste due modalità di trasmissione digitale (satellitare e via cavo) possono essere in chiaro oppure codificate (criptate), cioè “leggibili” solo con l’uso di un decoder , integrato nel set top box , che consente anche il pagamento del servizio tramite l’acquisto della smart card , nonché la visione di video on demand (televisione pay per view , espressione evidente della sua multimedialità).

L’ultima frontiera di questa evoluzione è la convergenza multimediale , con la quale s’intende un processo di avvicinamento fra tecnologie e fra media (multimedialità), reso possibile dalla tecnologia digitale, in cui il computer mette a disposizione il linguaggio informatico e le grandi possibilità di trattamento dei dati che lo caratterizzano, la telefonia fornisce la sua rete di interconnessione ormai planetaria e la televisione offre la capacità di lavorare con le immagini in movimento ed i suoni.

Convergenza multimediale significa pure utilizzare un unico schermo per tutti i servizi: educazione, sorveglianza, commercio, servizi bancari, intrattenimento, ricerche, medicina, etc… Attualmente, tutte le informazioni possono essere convertite in forma digitale e sono soggette alla convergenza, la quale costituisce la base stessa della multimedialità, che a sua volta elimina la distinzione fra mezzi di comunicazione.

1.1 La televisione tematica

La TV cosiddetta in chiaro è un medium che trasmette i suoi prodotti in broadcasting , ovvero a “semina larga”, nel senso che essa cerca di raggiungere tutti i differenti pubblici che, nel momento particolare della giornata in cui va in onda un programma, si presume stiano di fronte al televisore. Per realizzare questo obiettivo e quindi accontentare realtà anche estremamente diverse di spettatori (riguardo al sesso, all’età, alla classe sociale, alla cultura, etc…), la TV in chiaro è costretta a diffondere contenuti socio-culturali “medi”, rivolti a tutti ed in grado di soddisfare la grande maggioranza degli utenti. Per questa sua caratteristica essa è abitualmente definita TV “generalista” (v. par. 1.1 del terzo capitolo), perché obbligata appunto a costruire e indirizzare i suoi programmi verso la generalità dei telespettatori e ciò anche e soprattutto per motivi strettamente economici, legati alle entrate pubblicitarie, di cui ormai non può fare a meno neanche la TV pubblica.

Verso la metà degli anni ’90 ha fatto il suo ingresso, accanto alla TV tradizionale, la trasmissione in narrowcasting , ovvero a “semina stretta”, cioè una forma di televisione non generalista, ma tematica , che è pagata dagli spettatori in abbonamento ( pay TV ). Successivamente è nata anche la pay per view , con la quale si paga solo ciò che si sceglie di vedere. Queste due forme espressive (la cui distinzione è ormai diventata sfuggevole, a causa dell’articolata offerta contrattuale e di marketing da parte delle società emittenti) non devono raggiungere la massa degli spettatori, ma solo gli abbonati ed è per questo che si parla di semina stretta. La TV a pagamento trasmette quindi contenuti che la TV generalista non fornisce oppure non offre con completezza e tempestività, per ragioni di costo (film in prima visione, eventi sportivi) o di pubblico (cultura, arte, hobby, sport minori, cioè prodotti “di nicchia”, che non avrebbero audience e sarebbero di conseguenza subito cancellati). Questi contenuti sono organizzati in canali tematici (dedicati ad un solo tema), i quali, a loro volta, sono messi insieme, da ciascuna piattaforma, in pacchetti ( bouquet ) ed offerti a pagamento agli utenti televisivi.

La TV digitale permette di inviare immagini di grande qualità e soprattutto di comprimere fino ad otto programmi video digitali su un unico canale, quando invece l’ambiente analogico permette la trasmissione di un solo programma per ogni canale. Essa può concedersi di inseguire esigenze più limitate e particolari, che la TV generalista non potrebbe mai soddisfare, ed infatti la prima caratteristica che si nota guardandola è l’assenza o la forte limitazione della pubblicità. Ciò è dovuto al fatto che, mentre nella TV in chiaro a pagare sono gli investitori pubblicitari, nella TV tematica sono i clienti-consumatori, attraverso l’abbonamento, e pertanto i loro giudizi sono molto più decisivi. Questi si esprimono mediante il rinnovo dell’abbonamento e riguardano non il singolo programma, ma, a scadenze periodiche, l’intero canale. E’ quindi un giudizio più meditato del semplice colpo sul telecomando ( zapping ) che decide, nella televisione generalista, le sorti di un programma.

In definitiva la TV digitale può accontentare anche richieste minoritarie della popolazione e dà luogo pertanto ad un’offerta segmentata .

La TV tematica è particolarmente adatta ad essere irradiata via cavo e via satellite, ma quest’ultima è molto più diffusa per la semplicità di installazione dell’antenna parabolica, rispetto alle difficoltà ed ai costi incontrati dai cable-operators (gestori di TV via cavo) per raggiungere fisicamente gli apparecchi televisivi sul territorio.

In Italia la TV a pagamento nasce solo nel 1997, quando diviene operativo il primo satellite digitale in grado di coprire tutta la penisola ( Hot Bird II ). A differenza di tutti gli altri Paesi, dove la spinta verso la TV digitale arriva dal cinema e quindi dai canali che offrono in prima visione i successi del grande schermo, appena usciti dalle sale, in Italia è lo sport ed in particolare il calcio a stimolare la diffusione della televisione tematica.

Secondo alcuni studiosi il narrowcasting della TV a pagamento sostituirà la televisione in chiaro, secondo altri invece è complementare ad essa. In verità, in nessun Paese al mondo la TV a pagamento ha sostituito quella generalista, limitandosi ad affiancarla, perché la televisione tradizionale ha un effetto piazza (Menduni, 2002) per il quale chi la guarda percepisce subito il clima politico, culturale e sociale del momento. In altre parole, quando si accende il televisore si capisce immediatamente se è successo un fatto importante e qual è, di conseguenza, il comportamento sociale da tenere. E’ proprio per questo particolare effetto piazza che la TV generalista resiste bene all’attacco dell’offerta segmentata, nonostante che la sua forma espressiva sia stata profondamente modificata dalla concorrenza della TV digitale.

1.2 TV, comunicazione mobile e Internet

Il prossimo futuro è caratterizzato dalla convergenza multimediale (v. introduzione di questo paragrafo), anche se finora i tentativi di creare un televisore-computer sono falliti, principalmente a causa del fatto che i due oggetti hanno differenze sociali molto ampie: il personal computer richiede una visione attenta ( desk viewing , visione da scrivania), mentre la TV è per una visione rilassata ( couch ciewing , visione da divano). Infatti, il PC è favorito dalla presenza della tastiera, che permette di dialogare più comodamente del telecomando, ed almeno per il momento non si è riusciti ad associare la tastiera (anche senza filo, ad infrarossi) al televisore.

Tuttavia tale situazione potrebbe presto cambiare, perché la multimedialità sta ormai entrando con passi da gigante nella vita di tutti i giorni. Il termine multimediale , diffusosi tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, deriva dal latino medium e può tradursi, in modo approssimativo, in “con molti mezzi”. Esso è spesso associato al concetto di interattività , per il fatto che è possibile interagire con l’oggetto multimediale, comunicandogli delle indicazioni tramite il mouse, la tastiera o il telecomando e ricevendo delle risposte direttamente sul monitor.

Quindi si parla di contenuti multimediali, specie in ambito informatico, quando per comunicare un’informazione riguardo a qualcosa ci si avvale di molti media diversi: immagini in movimento (video), immagini statiche (fotografie), musica e testo.

Un esempio di questi particolari contenuti è costituito dai progetti multipiattaforma , ovvero dai programmi televisivi, in genere reality show , che coinvolgono TV generalista, pay TV, videotelefonini, SMS quotidiani sui cellulari e stampa periodica. La TV in chiaro manda in onda l’evento iniziale e le fasi salienti della giornata, ricavandone anche uno show settimanale in prime time ; la TV a pagamento trasmette in ogni momento le riprese di 4/5 telecamere; Internet permette di vedere lo streaming di 8/10 webcam ; inoltre, sui videotelefonini gli interessati possono seguire l’evolversi dello spettacolo e ricevere aggiornamenti via SMS o MMS; infine, la stampa periodica segue e commenta gli avvenimenti attraverso articoli e riviste dedicate.

L’avvento della convergenza multimediale è alimentato dalle innovazioni tecnologiche, che permettono, grazie al moltiplicarsi dello spazio trasmissivo (p.es. banda larga e digitale), la fruizione congiunta di un numero elevato di servizi, anche diversificati tra loro. Così lo sviluppo della tecnologia di comunicazione mobile consente di veicolare sulle linee telefoniche tradizionali contenuti televisivi ed interattivi, la rete cavo in fibra ottica permette di realizzare, con una qualità tale da facilitare anche servizi innovativi (p.es. la videoregistrazione virtuale), l’integrazione tra telefono, TV e Internet, mentre il digitale estende la capacità di trasmissione ai prodotti a pagamento e le frequenze UMTS integrano i servizi di telefonia mobile con nuove forme di fruizione televisiva di contenuti pregiati (film, eventi sportivi, news, etc…).

Il traguardo di tale processo sembrerebbe essere, al momento, un oggetto in grado di svolgere le seguenti funzioni, tradizionalmente appartenenti ad apparecchi diversi:

  • di comunicazione mobile e fissa;
  • di collegamento ad Internet e di gestione della posta elettronica;
  • di radio e televisione;
  • di computer;
  • di palmare;
  • di lettore di musica.

In particolare la rete di Internet avrebbe, in un prossimo futuro caratterizzato dalla convergenza, il ruolo di “ponte di collegamento” fra tutti questi usi della nuova tecnologia (o nuovi usi della “vecchia” tecnologia) e ciò non solo la configurerebbe come un meta-medium , che ingloba i contenuti tratti dagli altri media, ma soprattutto la trasformerebbe, generando nuove e diverse possibilità d’uso sociale di Internet.

Attualmente sono tre i principali usi sociali della rete delle reti (Capecchi, 2004):

  1. come strumento , tecnologicamente avanzato ed economico, per comunicare su scala globale con altri conosciuti o sconosciuti;
  2. come luogo virtuale in cui passare la maggior parte del tempo a disposizione, spesso incontrando le stesse persone;
  3. come modo di essere , che costituisce una drastica alternativa virtuale alle relazioni sociali reali e che permette di esprimersi più liberamente, senza esporsi alle complicazioni o ai pericoli derivanti dalle relazioni faccia a faccia in cui è presente il corpo.

Internet consente, in sostanza, di fare emergere aspetti inesplorati dell’identità individuale, fino a sviluppare identità parallele a quella reale.

In conclusione è però da rimarcare che la convergenza non si realizza istantaneamente. Essa è piuttosto un processo il cui esito finale dipende in via pervasiva dalle regole che ne governano la transizione dalle vecchie alle nuove tecnologie. Affinché il processo di convergenza produca il benessere sociale auspicato è perciò necessario che in esso trovi piena attuazione il principio della neutralità tecnologica delle piattaforme, ovvero la rimozione di ogni forma di discriminazione, sia tra consumatori (della specifica piattaforma alla quale chiedono l’accesso), sia tra operatori concorrenti, al fine di permettere a tutte le piattaforme uno sviluppo paritario ed equilibrato.

1.3 Il digital divide

Il termine digital divide nasce ad opera delle amministrazioni americane, che lo impiegavano per indicare la non omogenea fruizione dei servizi telematici tra la popolazione statunitense.

Con digital divide (divario o “frattura” digitale) s’intende la diversità esistente nell’accesso alle nuove tecnologie (Internet e computer) della cosiddetta “società dell’informazione” (v. par. 4.4 del primo capitolo), dovuto a motivi diversi, come l’insufficienza del reddito, la scarsa cultura o l’assenza di infrastrutture (è il caso dei Paesi in via di sviluppo). Divario, disparità, disuguaglianza digitale indicano in sostanza la difficoltà, da parte di alcune categorie sociali o di interi Paesi, ad usufruire di tecnologie che utilizzano una codifica dei dati di tipo digitale, rispetto all’altro precedente tipo di codifica (analogico).

Il problema del digital divide è di per sé già presente all’interno degli stati più sviluppati. Sicuramente però i suoi effetti sono ancor più devastanti all’interno dei Paesi arretrati: l’impossibilità d’avvicinarsi alla tecnologia chiude infatti a queste nazioni qualsiasi possibilità di recupero economico. Il digital divide potrebbe creare differenze non solo di reddito, ma di informazione, e tale situazione, nel lungo andare, è presumibilmente anche più dannosa. Infatti, con la divulgazione delle nuove tecnologie in tutti i settori della quotidianità e al di là delle geografie nazionali, si è esteso il senso del divario, ormai su scala globale, nell’uso più generale dell’informazione.

Sicuramente l’Information Communication Technology (ICT) non è la causa dei mutamenti che si stanno verificando, ma uno strumento senza il quale niente di ciò che sta cambiando sarebbe possibile. Già negli anni ’90 l’intero pianeta era organizzato intorno a reti telecomunicanti di computer, ma attualmente l’intero spettro delle attività umane dipende dal potere dell’informazione, in una sequenza di innovazioni tecnologiche che aumenta progressivamente. L’accesso e l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione rappresentano nel mondo un pre-requisito per lo sviluppo economico e sociale. Sono l’equivalente dell’elettricità ai tempi dell’era industriale.

In tale contesto, il ruolo cruciale dell’ICT nello stimolare lo sviluppo assume due aspetti: da una parte dà la possibilità ai Paesi di modernizzare i loro sistemi di produzione e di incrementare la loro competitività come mai in passato; dall’altra, per quelle economie che non sono in grado di adattarsi al nuovo sistema tecnologico, i ritardi diventano sempre più incolmabili.

La diffusione delle tecnologie dell’informazione presuppone grandi investimenti economici, ma anche la presenza di infrastrutture e servizi, spesso assenti in molti Paesi, soprattutto nel Sud del pianeta. Questo gap nella fruizione delle nuove tecnologie tra Nord e Sud del mondo andrà progressivamente aumentando nei prossimi anni, segnando una linea di separazione tra i due emisferi difficilmente eliminabile. In particolare, il continente asiatico è indietro, ma con una discreta percentuale di diffusione ed utilizzo delle tecnologie dell’informazione; l’America Latina, anch’essa in ritardo, è però in fase di recupero, grazie ad appositi interventi espressamente finalizzati al riallineamento tecnologico con i Paesi occidentali; il continente veramente a rischio da questo punto di vista è l’Africa, la quale, pur avendo il 12% della popolazione mondiale, ha solo l’1% di utilizzatori di Internet, di cui più del 40% ubicati esclusivamente nel Sud Africa.

Le possibilità offerte dalle ICT anche nei Paesi cosiddetti emergenti sono molteplici e di grande efficacia, come p.es. la telemedicina, le scuole virtuali ed i sistemi di monitoraggio ambientale e meteorologico, per cui l’importanza di superare il digital divide in tutti i Paesi, indipendentemente dal loro grado di sviluppo, è innegabile.

Le maggiori difficoltà per la diffusione della ICT sono date dalla carenza delle infrastrutture per le telecomunicazioni e dai costi elevati di utilizzo delle linee telefoniche, dalla scarsa presenza di computer ed attività di alfabetizzazione relative al loro uso, nonché dalla diffusione geografica delle connessioni, che è concentrata nelle grandi città o esclusivamente nelle capitali, mentre è totalmente assente nelle zone rurali, nelle quali vive, invece, la maggior parte della popolazione.

Tuttavia, la più grande difficoltà che s’incontra quando si cerca di colmare il digital divide nelle regioni a Sud del mondo rimane quella della mancanza dei diritti fondamentali degli individui, quali la salute, l’istruzione, un tenore di vita dignitoso, la democrazia e gli altri diritti strettamente personali. Questa mancanza condiziona l’accesso alle nuove tecnologie, perché per es. gli analfabeti che già sono esclusi dalla vita sociale, lo saranno in misura maggiore in un mondo che si serve sempre più del computer, i poveri avranno un ulteriore elemento di povertà, i disabili saranno costretti a superare un’altra barriera architettonica ed in genere gli esclusi per motivi razziali, sessuali, religiosi ed etnici, continueranno ad essere esclusi, per la loro impossibilità ad accedere alla rete Internet.

In tale scenario si rendono necessarie politiche aggressive di inclusione digitale , che sono già state attuate nel corso degli Anni ’90 nei Paesi ricchi, allo scopo di sanare il divario digitale interno. Esse hanno l’obiettivo di fornire computer e connessioni ad Internet (come ha fatto, ad esempio, l’amministrazione Clinton negli USA) a scuole, biblioteche ed enti pubblici, proponendo anche corsi gratuiti per le minoranze, per es. quelle ispanoamericane, maggiormente svantaggiate nell’accesso alle nuove tecnologie dell’informazione.

Attualmente si sta cercando di adattare a livello internazionale queste politiche ed inserirle quindi in un contesto di cooperazione allo sviluppo, adeguandole a situazioni purtroppo molto diverse da quelle nazionali.

Un possibile approccio al problema del digital divide , che merita di essere citato, è quello di considerare positivamente (come fossero delle potenzialità) le carenze dei Paesi emergenti, perché sul loro territorio si potrebbero installare direttamente le infrastrutture per le nuove tecnologie, senza prevedere il passaggio attraverso quelle vecchie (com’è invece avvenuto nei Paesi occidentali). Tale discorso è già particolarmente valido in Asia per quanto riguarda la telefonia mobile, che ha raggiunto addirittura luoghi dove non vi era mai stata in precedenza una linea telefonica fissa.

2 Commenti

  1. Telkom University

    How do television emitters understand and measure audience satisfaction?

    Regard Telkom University

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    • Steve Round

      Through the meter, an electronic device installed in televisions that automatically detects the channel they are tuned to and transmits the information to Auditel, the company that measures the television audience.

      Rispondi

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