Evoluzione del potere dei media e comunicazione digitale
Una tesi di Laurea sul potere dei media e la comunicazione digitale

da | 23 Nov 2006 | Comunicazione | 2 commenti

Notizia

Capitolo secondo (terza parte) NUOVE FORME DI COMUNICAZIONE

3 La selezione e presentazione della notizia

L’essenza del processo produttivo dei media risiede nel lavoro di raccolta, selezione, gerarchizzazione e presentazione degli eventi. L’insieme di queste fasi costituisce un criterio irrinunciabile di “messa in ordine” di una realtà che con il tempo si fa sempre più complessa e ricca di avvenimenti. La prima di tali fasi, quella del reperimento delle informazioni, è strettamente connessa alle problematiche delle fonti (v. paragrafo precedente) ed è pertanto analizzabile dal punto di vista di queste, che hanno un indubbio interesse a fornire dati in qualche modo già selezionati, “formattati” ed “opportuni”. Tale metodo di somministrazione degli eventi da parte delle fonti risulta, in ultima analisi, persino gradito ai media, perché permette loro di ridurre considerevolmente il ventaglio dei fatti accaduti sui quali prendere decisioni e quindi di accorciare i tempi di lavoro, anche se ciò provoca un primo importante allontanamento dalla realtà degli avvenimenti. Una volta che le informazioni giungono ai media dalle fonti, esse subiscono un ulteriore processo di selezione, realizzato in base alla valutazione di alcuni elementi, quali ad esempio il formato del medium , il pubblico di riferimento, la drammaticità o la vicinanza dell’evento. E’ interessante studiare questo processo ed in particolare l’analisi dei criteri che lo rendono possibile, i cosiddetti valori-notizia , nonché l’ultima fase d’elaborazione della notizia, quella di presentazione, che riguarda il momento immediatamente precedente la sua pubblicazione a favore dei pubblici destinatari.

 

3.1 Teoria dell’ agenda setting

Già negli anni ’70 con la teoria dell’ agenda setting (McCombs e Shaw, 1972) è formulata un’interessante congettura sul ruolo svolto dai media nel processo di costruzione sociale della realtà, considerando specialmente l’informazione giornalistica della carta stampata. Si sostiene che i temi (argomenti, eventi e persone) più “sentiti” dalle audiences sono quelli più enfatizzati dai media, cioè quelli a cui è dedicato maggiore spazio ed attenzione, mentre, al contrario, i temi esclusi dai media sono ignorati dal pubblico ed è come se non esistessero. I mass media hanno dunque la capacità d’orientare l’opinione pubblica sulla scelta degli argomenti intorno ai quali pensare. Essi, descrivendo e precisando la realtà esterna, presentano alle audiences una lista di ciò su cui bisogna avere un’opinione e per cui vale la pena discutere. L’influenza dei media si configura su due livelli:

  • l’ ordine del giorno dei temi trattati. I temi che quotidianamente i media pongono “in agenda” sono percepiti dai pubblici destinatari come argomenti rilevanti, sui quali formarsi un’opinione. Essi entrano pertanto nell’ “agenda del pubblico”;
  • la gerarchia d’importanza dei temi all’ordine del giorno. In particolare, diventano prioritari nella cosiddetta “agenda del pubblico” gli argomenti che si trovano ai vertici della gerarchia di notizie creata ogni giorno dai media. Questi argomenti sono rappresentati dalle notizie in prima pagina dei quotidiani e da quelle d’apertura di telegiornali e giornali radio.

Esiste pertanto per la teoria dell’ agenda setting una stretta correlazione tra agenda dei media e agenda del pubblico, perché la comprensione che la gente ha di gran parte della realtà sociale è mutuata dai media (Shaw, 1979). Tuttavia le ricerche dimostrano come le conoscenze ed esperienze pregresse degli individui riducano l’effetto agenda setting , andando a formare quella che è l’ “agenda soggettiva”, ovvero un fattore di mediazione composto dalle priorità assegnate, dai destinatari, a determinati temi, in base ai loro interessi personali ed all’esperienza diretta. Di conseguenza si potrebbe ipotizzare che in realtà avviene un’integrazione tra le due agende: quella soggettiva e quella dei media. Infatti ciascun individuo, pur ritenendo importanti i temi enfatizzati dai media, dedica particolare attenzione ai temi che gli provocano maggior coinvolgimento ed interesse personale. La teoria dell’ agenda setting non ha però approfondito questi aspetti, limitandosi molto semplicemente a presumere un trasferimento omogeneo di contenuti dalla lista degli argomenti enfatizzati dai media all’agenda del pubblico. Quest’ultima costituisce un’altra mancata indagine da parte dei sostenitori dell’ agenda setting , perché non è mai stato sufficientemente analizzato l’intreccio fra tre tipi di agenda del pubblico (McLeod, Becker e Byrnes, 1974):

  • agenda intrapersonale , formata dai temi che i soggetti ritengono più importanti nel proprio contesto in un dato momento;
  • agenda interpersonale , che fa riferimento alla rilevanza intersoggettiva, cioè ai temi più discussi nella cerchia delle proprie relazioni interpersonali;
  • agenda relativa alla percezione del clima d’opinione , costituita dai temi che ogni persona pensa risultino importanti per gli altri individui.

Di tutti questi tipi solo il primo è stato studiato, in quanto più facilmente confrontabile con l’agenda dei media da un punto di vista metodologico. Invece, l’inclusione nell’analisi degli argomenti più discussi dalla collettività e dei comportamenti sociali, come la tendenza al conformismo, avrebbe reso sicuramente più articolata e completa la formulazione dell’ agenda setting. Nonostante tali limiti, la suddetta teoria è considerata ancora oggi pienamente valida, perché in grado di sollevare questioni circa il ruolo assunto dai media in qualità di “mediatori simbolici della realtà”. Nello specifico il campo maggiormente studiato a partire dagli anni ’80 è stato quello dell'”agenda building”, riguardante gli studi su chi determina l’agenda dei media, finalizzati ad evidenziare le relazioni esistenti tra il sistema politico, il sistema dei media e l’opinione pubblica (v. par. precedente) ed a cercare pertanto le modalità mediante le quali un tema politico conquista l’inserimento nell’agenda dei media. Il fatto che la visibilità di un gruppo sociale o politico dipenda dallo spazio che occupa sui media è una problematica che ha a che fare con i processi di newsmaking e con le forme attuali del newsgathering , ovvero di selezione delle notizie.

3.2 Il gatekeeper : l’autore della selezione

L’attività giornalistica costituisce un sistema esperto (Giddens, 1994), cioè un sistema di realizzazione tecnica o di competenza professionale che organizza ampie aree negli ambienti materiali e sociali nei quali si vive. Di conseguenza essa può essere intesa come una struttura altamente specializzata e dotata di un elevato capitale di conoscenza tecnica e di sapere organizzato relativo all’ambito dell’informazione. All’interno di questa struttura, se si guarda all’aspetto prettamente organizzativo, un ruolo fondamentale è svolto dai gatekeepers , ovvero dai “selezionatori”. La figura del gatekeeper è stata introdotta nel 1947 dallo psicologo tedesco Kurt Lewin in uno studio approfondito sulla cosiddetta “teoria dei canali” (Lewin, 1951), riguardante le dinamiche interattive nei gruppi sociali. Lungo tali canali, attraverso i quali scorrono i comportamenti relativi ad un certo campo, si trovano delle “zone filtro”, la cui attività è regolata da veri e propri guardiani: i gatekeepers appunto. Sono interessanti le conclusioni cui si giunge applicando questa teoria alla circolazione dell’informazione, per es. allo scopo d’individuare le modalità con cui i custodi dell’informazione selezionano il flusso di notizie. Una ricerca del 1950 su un giornalista di una cittadina statunitense di circa centomila abitanti, il cui compito era quello di selezionare le notizie da pubblicare sul giornale locale, dimostrò quali fossero in pratica i criteri quantitativi e qualitativi mediante i quali egli operava il processo di selezione dei dispacci d’agenzia che arrivavano ogni giorno sulla sua scrivania (White, 1950). Solo il 10% delle notizie pervenute veniva pubblicato sul giornale. Il restante 90% era sistematicamente cestinato e tale comportamento di rifiuto a priori delle notizie veniva spiegato dall’interessato con le seguenti motivazioni:

  • mancanza di spazio sul giornale (il 60% delle risposte);
  • sovrapposizione con storie già selezionate o assenza di interesse giornalistico;
  • eventi geograficamente troppo lontani dalla sede del giornale e quindi di presumibile scarso interesse per i lettori.

Ne consegue che il giornalista- gatekeeper seleziona soggettivamente il flusso di notizie che giunge nella redazione sulla base della sua “cultura professionale”, da intendersi come un insieme di regole, spesso tacite, raramente vissute come regole da chi pure le pratica, trasmesse per interazione sociale ed apprese attraverso un’attenta e graduale socializzazione (Bechelloni, 1982). Studi successivi hanno mostrato che le decisioni del gatekeeper non vengono prese sulla base di una valutazione individuale di notiziabilità, ma in rapporto ad una serie di valori che includono criteri professionali e organizzativi, quali l’efficienza, la produzione di notizie vincolata a limiti spazio-temporali, la tempestività e l’interesse pubblico (Robinson, 1981). Si realizzerebbe quindi una distorsione inconsapevole dell’informazione, a causa sia delle routine produttive interne all’organizzazione dei media nel suo complesso, sia dell’adesione dei giornalisti alla linea editoriale-politica della testata per cui lavorano. Questo filone di studi, basato sull’ipotesi di una distorsione inconsapevole costantemente prodotta nella copertura informativa, contribuisce notevolmente a sottolineare il ruolo cruciale dei media nel processo di costruzione sociale della realtà. Le ricerche, infatti, confermano la presenza nell’informazione di quegli aspetti di distorsione della realtà individuale già discussi al secondo paragrafo del capitolo I.

3.3 I valori-notizia ed i criteri di notiziabilità

Con riferimento all’attività di selezione, le ricerche di newsmaking si sono concentrate in particolar modo sull’individuazione dei cosiddetti “valori-notizia”, cioè sui criteri valutativi convenzionali applicati dai media per estrarre, dall’immenso flusso informativo che perviene loro quotidianamente, gli eventi che meglio si prestano ad essere trasformati in notizia. Si tratta, in concreto, di qualità e caratteristiche che le informazioni devono possedere per essere incluse nel prodotto notizia. I valori-notizia costituiscono quindi un insieme di regole pratiche che guidano e standardizzano le procedure lavorative, perché nella continua produzione d’informazione i media hanno la necessità di affidarsi ad esse per definire la notiziabilità degli eventi. Infatti i media devono, in generale, coprire ogni giorno, con tempi e risorse piuttosto limitati, uno stesso spazio informativo (che va peraltro sempre più riducendosi a favore di frammenti brevi di notizie), anche se per eventi eccezionali (come p.es. l’11 settembre) l’apparato del medium dispone dell’elasticità indispensabile per adattare le proprie procedure alle situazioni contingenti. Per riuscire nel loro compito i media organizzano le informazioni che arrivano gerarchizzandole secondo un ordine di rilevanza, attribuendo cioè a ciascun singolo avvenimento un particolare valore, definito mediante criteri di notiziabilità che siano ricorrenti, facilmente individuabili e classificabili. Sono criteri che vengono, dai giornalisti, interiorizzati in maniera informale nel processo di socializzazione attuato nello svolgimento della pratica professionale (Sorrentino, 2002). Per quanto convenzionali e idonei a rendere possibile la ripetitività di certi procedimenti, i valori-notizia non sono rigidamente fissati. Nell’attività pratica, infatti, essi entrano in azione contemporaneamente e spesso operano in modo complementare, influenzandosi reciprocamente. Inoltre, con il tempo le tematiche cambiano, assumendo priorità differenti, ed i valori-notizia, grazie alla loro natura dinamica, hanno la flessibilità per adattarsi. La selezione delle notizie è un processo decisionale e di scelta realizzato velocemente, supportato da criteri che devono essere applicati facilmente e rapidamente. D’altra parte questi stessi criteri devono essere flessibili, per adattarsi alla varietà senza fine di eventi possibili, ed anche comodamente relazionabili e comparabili, visto che l’opportunità di una notizia dipende sempre dalle altre disponibili in quel momento. Essi devono essere pure atti ad essere agevolmente razionalizzati, così da fornire un motivo accettabile per rimpiazzare una notizia con un’altra, nonché orientati all’efficienza, in modo da garantire il necessario rifornimento di notizie adeguate, con il minor dispendio di tempo, sforzo e denaro (Gans, 1979). I valori-notizia, infine, sono fondamentali non solo nella selezione degli avvenimenti, ma anche nella fase di presentazione delle notizie ( editing ), suggerendo all’autore cosa enfatizzare e cosa invece tralasciare. Una classificazione dei criteri di notiziabilità prevede la loro scomposizione nei seguenti livelli di analisi (Wolf, 1985):

  • criteri relativi al contenuto ;
  • criteri relativi al prodotto ;
  • criteri relativi al mezzo ;
  • criteri relativi alla concorrenza ;
  • criteri relativi al pubblico .

A questa lista di valori-notizia, si possono aggiungere alcune tendenze riscontrabili attualmente che provocano distorsione informativa. Alcuni eventi si prestano particolarmente ad una loro tematizzazione , ovvero ad essere riunificati entro un tema principale, per un lasso di tempo più o meno lungo. Per es. i fatti di cronaca riguardanti gli “extracomunitari” sono talvolta tematizzati entro la questione più generale del fenomeno dell’immigrazione. Inoltre si assiste sempre più alla spettacolarizzazione della notizia, che consiste nell’enfatizzare particolari aspetti e nel drammatizzare gli eventi, in un intreccio bidirezionale tra fiction e realtà: l’informazione tende ad assumere canovacci e modalità espressive della fiction e quest’ultima attinge sempre più dalla realtà (Buonanno, 1992). Un’altra strategia rilevata nell’informazione è la personalizzazione della notizia, ovvero quella procedura di semplificazione della realtà che si ottiene dando un volto ed un nome ai fatti accaduti e che serve ad “umanizzare il problema”. In conclusione si può affermare che, dal momento che non tutti gli eventi che avvengono nel mondo presentano caratteristiche di notiziabilità, l’informazione ricevuta dal pubblico è frutto di un’attenta selezione, la quale esclude parti del globo, categorie sociali e casi particolari, quindi interi “blocchi” di realtà. Va considerato, inoltre, che le notizie non sono sempre presentate in maniera “neutra” ed “obiettiva”, ma “incorniciate”, cioè interpretate secondo i punti di vista che prevalgono in ciascun medium (Capecchi, 2004).

3.3.1 Criteri relativi al contenuto

Per quanto riguarda i valori-notizia relativi al contenuto, l’importanza e l’interesse di un evento sono strettamente correlati a quattro variabili: 1) Grado e livello gerarchico dei soggetti coinvolti nell’evento notiziabile. La regola pratica è che “quanto più l’avvenimento interessa le nazioni d’ èlite o le persone d’ èlite , tanto più probabilmente diventerà notizia” (Galtung e Ruge, 1965). Nella prassi giornalistica si ritiene, a ragione, che le nazioni e le persone più potenti o semplicemente più note compiano azioni più ricche di conseguenze per tutti. Inoltre, attraverso la personificazione degli eventi, queste personalità vengono proposte come modelli di identificazione. Pertanto, l’assassinio di un capo di Stato avrà sempre una certa rilevanza, seppur in proporzione all’influenza che lo Stato esercita nella geopolitica internazionale. Allo stesso modo, la scomparsa di un attore famoso sarà per i media una notizia ben più appetibile rispetto alla morte di un cittadino qualsiasi. Anche se questo criterio si sovrappone a quello relativo alle fonti (ufficiali e non ufficiali), che favorisce l’uso di fonti ufficiali e di grado elevato, esso non razionalizza semplicemente la scelta delle fonti, ma funziona come una componente autonoma nella determinazione della notiziabilità (Gans, 1979). Quindi, il fatto che i due criteri (delle fonti e della rilevanza dei soggetti coinvolti) coincidano facilita e rende più veloce la selezione delle notizie. E’ comunque da sottolineare come l’importanza di alcuni soggetti varia in base alla centralità che, in un certo momento storico, caratterizza una determinata tematica. Ciò avviene perché, a prescindere dalla reale importanza dell’evento, si ritiene che in quel momento ci sia un particolare interesse per quel tipo di argomento. 2) Impatto sulla nazione e sull’interesse nazionale. Si tratta della capacità dell’evento di influire e di incidere sugli interessi del Paese, cioè delle sue “conseguenze pratiche”. Così per es. la crisi petrolifera ed il conseguente incremento del prezzo della benzina suggeriscono che, in molti casi, avvenimenti percepiti di scarso rilievo, come il conflitto che si svolge in un territorio lontano, possano avere conseguenze concrete e dirette sulla vita quotidiana, quali appunto l’aumento del costo delle materie prime da cui dipende la produzione energetica. In questa seconda tipologia di valori-notizia, legati al contenuto, può rientrare anche il criterio della vicinanza o prossimità , da intendersi sia come vicinanza geografica, sia culturale. Se una notizia appartiene al contesto territoriale e culturale del pubblico avrà certamente maggiori possibilità di essere selezionata. Per questo viene data la precedenza alle notizie interne e comunque, per quanto riguarda i Paesi geograficamente lontani, ad influire sulla copertura dei loro eventi interviene molto spesso il grado di facilità nel reperire le relative notizie. Infatti, per esempio, è estremamente difficile coprire l’Africa, perché in tale continente ci sono moltissimi Stati e pochi di essi hanno le infrastrutture politiche e sociali necessarie per produrre notizia. 3) Quantità di persone che l’evento (di fatto o potenzialmente) coinvolge. Si può affermare che esiste una relazione diretta tra il numero dei protagonisti e l’interesse del pubblico. Questo criterio è complementare a quello della prossimità territoriale e ideologica. Infatti, un evento che coinvolge un limitato numero di persone, ma accade vicino, è in concreto più notiziabile di un avvenimento che interessa molte più vittime, ma si verifica in un Paese lontano. Secondo la “legge di McLurg” esiste, per i disastri, addirittura una scala graduata di notiziabilità: uno europeo equivale a ventotto cinesi oppure due minatori gallesi equivalgono a cento pakistani (Schlesinger, 1978). Tuttavia, oggi questa cinica legge non è più valida o quantomeno non rispecchia più l’originario metro di misura, in quanto il fenomeno della globalizzazione ha avuto tra le sue conseguenze, oltre ad effetti senz’altro negativi, anche una positiva crescita della sensibilità mondiale agli eventi catastrofici, per cui le notizie sui disastri hanno attualmente una diversa e più profonda ripercussione sui pubblici, indipendentemente dalla vicinanza o lontananza territoriale del fatto (come ha dimostrato, per es., la tragedia dello tsunami ). Rimane comunque ferma la regola per la quale il numero di persone coinvolte nell’avvenimento ha un forte impatto sul pubblico. 4) Rilevanza e significatività dell’evento riguardo agli sviluppi futuri di una data situazione. Con riferimento a quest’ultimo punto, un esempio calzante è fornito dalle elezioni primarie negli Stati Uniti, perché sono notizie importanti nonostante il loro ruolo ancora ambiguo ed il loro significato ancora incerto, rispetto a tutto il processo della nomination presidenziale. Anche se le primarie costituiscono solo il primo passo verso l’elezione presidenziale, risultano un avvenimento decisamente allettante agli occhi dei media, che ne parlano in vista dei risvolti futuri. In tale circostanza, quindi, sono l’importanza e l’interesse che la notizia possiede nei confronti del pubblico a svolgere un ruolo fondamentale.

3.3.2 Criteri relativi al prodotto

Questa tipologia di criteri riguarda quegli elementi che facilitano la realizzazione del prodotto informativo, in quanto non richiedono grandi investimenti tecnici ed organizzativi. Naturalmente ci sono eventi che è impossibile trascurare, nonostante la loro copertura sia particolarmente difficile ed onerosa, ma in genere i media optano per avvenimenti che sono più consoni alle loro procedure produttive. Risulta più facile, ad esempio, coprire un evento che accade di giorno e analogamente è certo più semplice trattare di eventi che si verificano in luoghi comodamente raggiungibili. Si parla a tale proposito di “disponibilità di materiale”, ovvero dell’urgenza di sapere quanto il fatto è accessibile per i giornalisti, quanto è tecnicamente trattabile nelle forme consuete e se esso è già strutturato in modo da essere facilmente “lavorato” o richiede grande dispendio di mezzi per coprirlo (Golding e Elliott, 1979). Per un’organizzazione che si basa sulla necessità di velocizzare i processi produttivi un criterio importante è sicuramente la brevità , che è anche la forma tipica della notizia all’interno della nuova comunicazione digitale, contraddistinta da breaking news e notiziari flash , compatibili con il flusso moderno sia dell’informazione, sia dello stesso vissuto quotidiano. E’ diventata quindi importante un’esposizione chiara dei fatti che non superi però una certa lunghezza delle notizie, così da assicurare ogni giorno un’ampia varietà di materiale informativo ed una più vasta gamma di eventi rilevanti. Un altro essenziale criterio relativo al prodotto è quello della novità . Questo valore-notizia si basa sul presupposto che sono particolarmente notiziabili gli eventi imprevedibili, quelli cioè che costituiscono un’infrazione rispetto al normale andamento delle cose. Fa notizia “l’uomo che morde il cane” e non viceversa. Quanto più il fatto è grande (nel senso che coinvolge un gran numero di persone, v. par. 3.3.1), insolito e drammatico, tanto più rilevante sarà la notizia. È doveroso aggiungere che, tra gli avvenimenti inaspettati, quelli negativi sono più notiziabili di quelli positivi, secondo lo slogan ” good news is bad news “, in quanto essi infrangono la routine quotidiana, attirando massicciamente l’attenzione del pubblico. Tuttavia, se è vero che maggiore è l’improbabilità dell’evento e maggiore è il suo contenuto informativo, bisogna anche sottolineare come spesso l’informazione è soprattutto “continuità”. Esiste pertanto un limite alla notizia come “rottura” ed invero non c’è dubbio che i fatti che rompono la catena di regolarità o che rompono con la normalità sono rilevanti per l’informazione, ma al contempo sono fondamentali le “continuità”, che si riscontrano nelle azioni e nei comportamenti quotidiani e che sono i veri fattori di lunga durata dei sistemi sociali (Bechelloni, 1982). Inoltre, i cittadini hanno dei bisogni informativi che possono essere soddisfatti solo da notizie utili, sulla politica, sul mondo del lavoro, sull’istruzione, sulla sanità, etc… Vi sono infatti notizie la cui importanza è prioritaria e per questo godono di una copertura costante, anche se ripetitiva, come ad esempio le notizie di politica interna. L’informazione può essere definita come la capacità di ridurre l’incertezza sullo stato del mondo (Volli, 2000) e questa affermazione spiega come i media aiutino gli individui a contenere le dimensioni di questa incertezza. I media assumono per tale funzione la qualifica di “routinizzatori dell’imprevisto” e quindi essi, nel rendere ricorrenti gli avvenimenti e nell’evidenziare una certa continuità dell’agire umano, tentano di limitare l’ansia che nasce dalla consapevolezza di non poter conoscere tutto. Riguardo quest’aspetto della “novità” c’è da rilevare ancora che non sempre i media sono in grado di cogliere l’effettiva novità di certi fenomeni sociali e politici, benché importanti. Un esempio è rappresentato dal caso dei “desaparecidos” in Argentina, una vicenda cominciata nel 1976 e della cui gravità la stampa italiana si è accorta solo nel 1982, nonostante la diffusione in quei sei anni di circa cinquecento notizie da parte delle agenzie internazionali d’informazione (Lepri, 1986). Un altro elemento del valore “novità” è strettamente connesso alla dimensione temporale, nel senso che le notizie devono riferirsi a eventi il più possibile a ridosso del momento della pubblicazione del giornale o della trasmissione del notiziario. Secondo tale elemento la produzione quotidiana stabilisce una cornice giornaliera e gli eventi notiziabili devono essere accaduti nel periodo tra un notiziario e l’altro per meritarvi l’inclusione. Si tratta del criterio cosiddetto dell’ “attualizzazione dell’informazione” (Sorrentino, 1995), la cui importanza è sempre più in crescita, dal momento che con le nuove tecnologie digitali i flussi informativi hanno subito una notevole accelerazione. Altro criterio che fa riferimento al prodotto è la qualità della storia. Ci sono cinque aspetti che contribuiscono a determinare la qualità di un evento:

  • l’azione. La notizia è migliore se illustra tramite una foto o un filmato il momento saliente dell’avvenimento;
  • il ritmo. Se la notizia non comprende azioni, per renderla meno noiosa si cerca di darle un ritmo sostenuto nella fase di presentazione;
  • la completezza. Si tratta di fornire tutti i possibili punti di vista su una questione controversa o un numero significativo di dati conoscitivi su un certo evento;
  • la chiarezza del linguaggio. In modo da facilitare la comprensione e l’interpretazione del fatto ai destinatari;
  • gli standard tecnici minimali. Si preferiscono eventi che possano adattarsi ad una struttura narrativa conchiusa, formata da un inizio, uno sviluppo ed una fine, perché si presuppone che, in tali circostanze, il pubblico comprenda meglio e riesca maggiormente a coinvolgersi nelle “storie”.

Infine, l’ultimo criterio relativo al prodotto è quello del bilanciamento delle notizie . Bisogna sempre fare attenzione ad amalgamare, nelle giuste proporzioni, informazioni provenienti da ambiti diversi, quali la politica, la cultura, l’economia, lo sport, etc… La soglia di notiziabilità di certi fatti dipende anche da quanto una determinata categoria di eventi sia già presente nel prodotto informativo, perché se non è presente, la notizia ha maggiori possibilità di essere inclusa, pur non essendo rilevante, proprio in quanto necessaria a bilanciare la composizione globale del notiziario (Galtung e Ruge, 1965).

3.3.3 Criteri relativi al mezzo

Il primo criterio relativo al mezzo è la frequenza . Ogni evento richiede un certo periodo di tempo per assumere forma e significato e quanto più la frequenza dell’avvenimento è simile alla frequenza del mezzo d’informazione, tanto più probabile sarà la sua selezione come notizia di quel particolare medium . E’ evidente come i media elettronici siano avvantaggiati da questo punto di vista rispetto alla carta stampata. Così, mentre Internet consente un aggiornamento in tempo reale ed assicura un flusso continuo d’informazioni a costi piuttosto bassi, è semplicemente impensabile che un quotidiano aggiorni un articolo del giorno precedente allungandolo di qualche riga con le nuove informazioni. Parlando di frequenza e cioè del flusso con cui arrivano le notizie alle redazioni dei media, è opportuno dividere le notizie in due grandi categorie, che riflettono “problematiche di programmazione temporale” (Tuchman, 1973), oltre che di contenuto. Tale distinzione è quella tra hard news e soft news . Le prime sono le notizie di attualità più scottanti e drammatiche, caratterizzate dall’urgenza della pubblicazione. Esigono pertanto una certa rapidità nella raccolta dei fatti, pena l’obsolescenza della notizia ancor prima della sua diffusione. Le soft news , al contrario, non richiedono tempestività ed il loro flusso è totalmente sotto il controllo dei media, visto che descrivono eventi prevedibili e programmabili. Esempi di soft news sono gli articoli di colore, quelli che trattano di anniversari e di celebrazioni ed i cosiddetti “coccodrilli”, ovvero le biografie di personaggi popolari, pronte ad essere pubblicate in caso di loro morte. Un’altra classificazione delle notizie (Jodice, 1990) in base alla loro frequenza è quella che le suddivide in:

  • spot news. Sono legate ad eventi non programmabili, imprevisti ed immediati, che devono essere trattati rapidamente, come per es. una rapina in banca;
  • developing news. Richiedono un certo tempo per svilupparsi e necessitano di una maggiore dislocazione di risorse umane e tecnologiche, così da coprire il più velocemente possibile gli eventi imprevisti;
  • continuing news. Trattano di avvenimenti (p.es. la discussione parlamentare di un disegno di legge) che si evolvono in maniera frammentaria nel tempo e dei quali, proprio per la loro durata, è possibile quasi sempre prevedere gli sviluppi;
  • running news. Sono le notizie in corso, delle quali è facile sapere come cominciano, ma non si può prevedere come finiranno.

Le precedenti ripartizioni delle notizie secondo la frequenza illustrano egregiamente come gli eventi sono tipizzati dai media sulla base di modalità che rispecchiano i problemi pratici della loro attività, legati alle proprietà del mezzo ed alla variabilità del flusso continuo dei fatti. L’altro valore-notizia connesso al mezzo è il formato , che impone al prodotto informativo precisi limiti spazio-temporali. Per quanto riguarda la selezione dei fatti notiziabili, questo è un criterio che facilita e sveltisce la scelta, dato che impone una sorta di pre-selezione prima ancora che vengano applicati gli altri valori-notizia (Wolf, 1985). L’ampiezza di una notizia varia quindi a seconda dello spazio che il mezzo di comunicazione può offrire e che può essere quantificato p.es. in una colonna di quotidiano, in 600 battute di dispaccio o in tre minuti di trasmissione TV. Infine, come ultimo criterio relativo al mezzo, alcuni autori (Lepri, 1986 e Sorrentino, 2002) fanno riferimento al medium stesso. Si sostiene che lo stesso organo d’informazione, in base ai suoi rapporti con il potere ed alle sue caratteristiche proprietarie, può rappresentare una discriminante per la pubblicazione o, viceversa, per l’occultamento di una notizia. Così può verificarsi che si dia enfasi alle notizie positive al potere o alla proprietà del giornale e che si omettano le notizie scomode e negative (o si dia loro scarso rilievo).

3.3.4 Criteri relativi alla concorrenza

Per un organo d’informazione la concorrenza si distingue in tre diversi livelli di competizione (Sorrentino, 2002):

  • concorrenza cognitiva;
  • concorrenza inter-media;
  • concorrenza intra-media.

La concorrenza cognitiva consiste nel contendersi, con l’intera industria dell’informazione, l’attenzione del pubblico in termini di tempo e di spazio. Le innovazioni tecnologiche hanno moltiplicato i flussi informativi (v. par. 2), ma è cresciuto anche il numero dei produttori di informazioni ed Internet ha reso particolarmente evidente questa tendenza. I vari tipi di pubblico sono quindi letteralmente sommersi, soprattutto in rete, da un quantitativo enorme di informazioni e di notizie. Questa situazione genera un grave problema, perché rende estremamente labile il confine tra ciò che può effettivamente considerarsi un prodotto giornalistico e tutte le altre informazioni, spesso prive di completezza, accuratezza ed imparzialità. Per concorrenza cognitiva s’intendono perciò sia l’incessante produzione di informazioni, che ormai coinvolge anche i produttori di fatti e non soltanto i “trasformatori” di questi in notizia, sia l’interdipendenza di interessi che si crea fra tutti questi soggetti (Silverstone, 2000). La seconda tipologia di concorrenza è quella inter-media , che riguarda cioè mezzi di comunicazione differenti. E’ importante sottolineare come l’avvento di un nuovo medium non abbia quasi mai portato alla sparizione degli altri mezzi d’informazione già presenti sul mercato, ma abbia piuttosto contribuito ad una loro ridefinizione (v. par. 1 del primo capitolo). In particolare, stampa e televisione si contendono le due fonti di risorse primarie: il pubblico e gli investimenti pubblicitari. In questa corsa a due, la stampa ha optato per un ampliamento dei temi trattati (fenomeno che è stato definito di settimanalizzazione ) e per un riesame del processo di costruzione della notiziabilità che tenga conto delle nuove aspettative del pubblico. Ciò ha contribuito ad abbassare la qualità dell’informazione, perché la stampa quotidiana tende ad inseguire il mezzo televisivo: le notizie enfatizzate dai telegiornali vengono spesso riprese dai quotidiani e quello che accade in TV diventa spesso realtà notiziabile. Con il risultato che al posto dell’approfondimento prevale il “sensazionalismo” o la “spettacolarizzazione” delle notizie pubblicate dai giornali. Decisamente più aspra è la battaglia per l’acquisizione delle risorse pubblicitarie, visto che ormai da molti anni in Italia la TV assorbe più della metà degli investimenti pubblicitari. Il terzo tipo di concorrenza, infine, è la intra-media , che si verifica all’interno dello stesso tipo di medium . E’ la concorrenza che si disputa ogni giorno nella selezione delle notizie e che si gioca nell’individuazione e nella gestione dei criteri di notiziabilità. Tale competizione spinge i media ad arrivare alla novità prima degli altri, per timore di “bucare”, ovvero di non coprire notizie pubblicate invece dalla concorrenza, e questo è anche uno dei motivi che portano alla disperata ed ossessiva ricerca degli scoop . In generale tutti i tipi di concorrenza originano tre tendenze, che vanno a loro volta a rafforzare alcuni valori-notizia. L’incremento dei flussi informativi ha reso più difficile riuscire ad ottenere informazioni che i concorrenti non abbiano già. Realizzare un vero scoop è sempre più difficile e pertanto i media competono nell’ottenere esclusive, nell’inventare nuove rubriche e nel fare piccoli scoop sui dettagli. Il risultato è che una visione articolata e complessa della realtà sociale è fortemente penalizzata da un’esasperata frammentazione dei fatti. La seconda tendenza conduce alla crescita delle aspettative reciproche, per cui diventa sempre più rilevante, nel processo di selezione, non discostarsi dalle scelte del concorrente. In questo modo una notizia è selezionata perché si pensa che anche gli altri media l’abbiano fatto, con la conseguenza che la copertura informativa tende ad omologarsi. La concorrenza produce quindi ulteriore omogeneità di contenuto tra i media. Inoltre, strettamente connessa a questa tendenza, c’è quella che porta alcuni media a divenire dei veri e propri modelli di riferimento, nel senso che i responsabili degli altri media fanno di frequente riferimento ad essi per decidere quale notizia pubblicare o trasmettere.

3.3.5 Criteri relativi al pubblico

Il pubblico ha sicuramente un ruolo d’importanza primaria per i media, dato che costituisce una delle loro principali fonti di introito. Ne consegue che, nel procedere alla selezione delle notizie, i media tengano sempre in alta considerazione i gusti ed i bisogni del pubblico, al punto che la maggior parte dei valori-notizia visti sopra potrebbero tranquillamente rientrare in quest’ultima categoria. Vista la rilevanza del pubblico, è legittimo sostenere che più è elevato il numero di persone che si appassiona ad un certo argomento, personaggio o avvenimento e più notizie saranno generate intorno a quell’evento. In tale situazione diventa fondamentale l’immagine che hanno i media dei loro utenti-destinatari e di cui debbono necessariamente tenere conto quando applicano al processo selettivo criteri che fanno senz’altro riferimento ad essi (Baldini, 1989). Il primo di questi criteri è quello della comunicabilità: se un fatto viene presentato con un linguaggio chiaro e si presta ad una facile interpretazione è più probabile che susciti attenzione nei pubblici. Purtroppo, nel linguaggio dei media, cioè nelle forme culturali attraverso cui i media comunicano e trasmettono ad un pubblico, più o meno vasto, contenuti e messaggi (Menduni, 2002), c’è spesso poca chiarezza e le cause di questa “oscurità” sono diverse. Innanzitutto esiste, per pigrizia, l’abitudine di usare formule fisse, frasi “fatte” e luoghi comuni. Poi c’è l’imperizia, ovvero la scarsa competenza che ha l’autore quando tratta di particolari argomenti (p.es. economici o geografici). La terza causa di oscurità nel linguaggio è l’enfasi letteraria, cioè la convinzione che scrivere bene significhi usare espressioni ricercate, estranee alla lingua parlata. Vi è poi la “perizia astuta”, ovvero l’uso intenzionale di espressioni finalizzate a lanciare messaggi importanti ai centri di potere, senza che il pubblico se ne accorga. Infine, a compromettere la chiarezza delle notizie, subentrano spesso la fretta e la necessità di concisione, esigenze alle quali i media devono in molti casi piegarsi. Un altro criterio legato al pubblico è l’ human interest (letteralmente “interesse umano”). Tale valore-notizia deve essere interpretato nella maniera più ampia possibile, in quanto comprende tutti quegli attributi che non rientrano in aspetti tecnici o specialistici e che si riferiscono alla carica di umanità che una notizia esprime e trasmette. Oltre all’ human interest , un elemento che suscita un forte coinvolgimento del pubblico è quello della conflittualità . I conflitti, infatti, spiegano un argomento molto meglio di una sua generica esposizione e la politica ne è un esempio, perché essa è interessante quando c’è un conflitto: il lettore capisce meglio ciò di cui si parla se esiste una distinzione fra polo A e polo B e se tale distinzione è improntata sulla polemica e sullo scontro, come dimostrano troppo frequentemente le campagne elettorali, poverissime di sostanziali contenuti politici, ma in grado di provocare interesse e quindi un’alta affluenza alle urne. Probabilmente a destare l’attenzione del pubblico è la possibilità di riconoscersi e di identificarsi in uno schema fondamentale della condizione umana e dei rapporti sociali. Esiste però in tale contesto il rischio di un’azione combinata di spettacolarizzazione e conflitto, che altera l’informazione, degradandola a pettegolezzo, enfatizzandone aspetti secondari e drammatizzandola eccessivamente. Il risultato finale è quello di far diventare l’informazione scarsamente credibile. Ci sono, infine, altre tre tipologie di criteri che catturano l’attenzione del pubblico in maniera particolare:

  • le notizie che consentono un’identificazione da parte dello spettatore;
  • le notizie di servizio;
  • le cosiddette non-burdening stories , cioè notizie leggere, che non opprimono lo spettatore con troppi dettagli o con storie deprimenti.

Per concludere l’argomento dei criteri di notiziabilità, è importante evidenziare che essi non sono rilevanti tutti nella stessa misura, ma in funzione soprattutto della tipologia di notizia. In virtù della loro flessibilità e dinamicità, possono essere variamente miscelati a seconda dell’evento e testimoniano, ancora una volta, che il processo di selezione, durante il quale un fatto è trasformato in notizia, è frutto di una negoziazione e di una valutazione ponderata di elementi, i quali hanno necessariamente caratteristiche e pesi diversi all’interno della produzione di informazione.

3.4 La presentazione delle notizie

Mentre nelle fasi di raccolta e di selezione delle informazioni si verifica la riduzione della loro quantità, in quanto i media non possono rendere conto di tutto ciò che avviene nel mondo, nella fase di presentazione delle notizie prevale l’attività di trasformazione del fatto-notizia nella forma culturale finale, da indirizzare alle audiences . La forma culturale è il modo in cui un concetto, un contenuto è organizzato per adattarsi al mezzo con cui sarà comunicato, al pubblico a cui sarà diretto, al contesto sociale in cui sarà collocato (Menduni, 2002). In altre parole, mentre nella fasi precedenti gli eventi venivano decontestualizzati , per essere “piegati” alle esigenze dell’organizzazione redazionale, in questa si tenta l’operazione inversa, ovvero si vuole ricontestualizzarli , anche se non nell’ambito in cui si sono verificati, bensì in un formato adatto al medium , al pubblico destinatario ed al contesto sociale. La rigidità del formato costituisce un elemento strategico con cui l’apparato assicura le proprie scelte informative, tant’è che finisce per rappresentare il quadro nel quale le notizie vengono percepite ed interpretate. Il luogo e lo spazio che vengono assegnati ad una notizia influiscono sensibilmente sulla percezione del destinatario, perché possono relativizzarne l’importanza oppure renderla più o meno visibile e ciò sempre in funzione degli interessi del medium . I media stabiliscono, quindi, una “gerarchia interessata”, che si basa sulla collocazione delle notizie e sulla loro estensione, privilegiandone alcune ed emarginandone altre. In genere, per es., le notizie più importanti sono pubblicate sulle prime pagine dei giornali o in apertura dei servizi radiotelevisivi. Con riferimento in particolare al giornale quotidiano, è anche molto importante il posto che la notizia occupa nella pagina. Si ritiene, infatti, che l’ordine d’importanza sia questo:

  • di “spalla”, cioè in alto a destra;
  • in apertura, cioè in alto a sinistra;
  • nel centro (a varie altezze, chiamate “taglio alto”, “taglio medio” e “taglio basso”);
  • in basso a destra;
  • in basso a sinistra.

Inoltre, la pubblicazione sulle pagine dispari, che sono quelle considerate più visibili, valorizza ulteriormente la notizia. Non a caso gli annunci pubblicitari in una pagina dispari costano di più che in una pagina pari. La prima pagina, poi, rappresenta la “vetrina” del giornale, perché offre al lettore la possibilità di cercare quelle notizie in grado di interessarlo maggiormente. Il resto del giornale è diviso in sezioni tematiche, al fine di ordinare l’informazione e renderla più comprensibile. I primi settori che hanno avuto un loro spazio esclusivo sono stati lo sport e la cronaca locale. In seguito, con l’aumento del numero delle pagine, sono venute le sezioni economiche e finanziarie, le pagine dello spettacolo e si è operata la distinzione tra notizie interne e dall’estero. Il fatto di pubblicare una notizia in una sezione piuttosto che in un’altra ha conseguenze sulla rilevanza, sulla diffusione e sull’interpretazione che se ne dà, perché è una scelta sostanzialmente arbitraria e discutibile. Non tutte le sezioni hanno la stessa importanza e quindi anche questa decisione contribuisce a dare risalto oppure ad emarginare un certo evento. Inoltre, la collocazione delle notizie nelle “sezioni speciali” fornisce un’evidente interpretazione dell’avvenimento da parte del giornale, perché tali sezioni sono pagine indirizzate ad un pubblico specializzato, come p.es. la sezione Economia, nelle quali si usa un gergo particolare, ricco di tecnicismi. Di conseguenza, l’inclusione di un fatto saliente all’interno di una rubrica diretta verso un certo tipo di lettori è spesso indice di una sua interpretazione distorta o limitata. Infine, un aspetto rilevante nella presentazione delle notizie è certamente quello dell’impaginazione e cioè il modo in cui sono “disegnate” le pagine, le quali contengono, oltre al testo della notizia, anche eventuali fotografie ed il titolo dell’articolo. Tutti elementi che influiscono notevolmente sul processo di presentazione, poiché servono a richiamare l’attenzione dei lettori.

3.4.1 Il titolo

In Italia, la prima funzione del titolo è stata proprio quella propagandistica. Infatti, con l’avvento del fascismo, esso fu ampiamente utilizzato per diffondere le idee del regime. Successivamente il titolo divenne uno strumento di marketing, per incentivare le vendite, ed ancora oggi il suo uso principale è quello di offrire ai lettori sia un colpo d’occhio sul panorama delle notizie, sia la possibilità di selezionare i “pezzi” da leggere. Nel titolo si possono individuare quattro elementi:

  • il titolo vero e proprio, che espone la notizia;
  • l’ occhiello , ovvero la riga posizionata sopra il titolo, con cui viene introdotto brevemente l’argomento di cui parla l’articolo;
  • il sommario , sottostante il titolo, con il quale si aggiunge qualche informazione a quelle fornite dagli altri elementi;
  • il catenaccio , posto facoltativamente sotto al sommario, che serve a chiudere lo spazio del titolo.

La titolazione adotta diversi registri, ma la maggior parte dei titoli sembra ormai dividersi tra “informativi” ed “emotivi”. I primi sono più vicini alla cronaca e cercano di trasmettere in poche frasi il senso dell’avvenimento. I titoli emotivi, invece, ricalcano la formula degli slogan e tentano di catturare, con poche parole ricche di enfasi, l’attenzione del lettore, nonché di fornirgli un’interpretazione dell’evento, con il rischio però di risultare ambigui ed oscuri. Non sono da trascurare, infine, le molteplici possibilità di falsificazione dell’informazione operabili con il titolo, anche solo, ad esempio, isolando un’unica espressione dal contesto dell’intervista riportata nell’articolo. Ciò soprattutto in considerazione del fatto che la maggior parte dei lettori legge, di solito, solo i titoli e ne ricava di conseguenza un’opinione senz’altro deformata. La manipolazione dei titoli è quindi un’importante arma quando si vogliono generare effetti di disinformazione.

2 Commenti

  1. Telkom University

    How do television emitters understand and measure audience satisfaction?

    Regard Telkom University

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    • Steve Round

      Through the meter, an electronic device installed in televisions that automatically detects the channel they are tuned to and transmits the information to Auditel, the company that measures the television audience.

      Rispondi

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