Corso di Ragioneria pubblica
Corso completo e gratuito di Ragioneria pubblica

da | 28 Dic 2024 | Diritto pubblico privato ed internazionale | 0 commenti

L’impiego delle risorse

L’impiego delle risorse

Una volta trovati i finanziamenti, l’azienda pubblica utilizza queste risorse per perseguire il fine pubblico, cioè per soddisfare uno o più bisogni della collettività cui la sua attività si indirizza.

Questa attività di impiego delle risorse si estrinseca in concreto nell’erogazione di beni o servizi, che possono prendere diverse forme. Ecco le principali:

  • atti normativi e amministrativi
    Anche l’emanazione di norme, spesso obbligatorie, rappresenta un servizio per la collettività, perché il processo con cui si arriva alla formazione dell’atto è comunque un’attività importante, di analisi dei bisogni e di ricerca delle soluzioni, ed inoltre mediante questi atti si possono soddisfare numerosi bisogni pubblici.
  • Beni e servizi pubblici
    Qui gli esempi sono tanti: strade, istruzione, raccolta dei rifiuti, ecc. Il processo di produzione di questi bene e servizi pubblici, mediante combinazione dei fattori produttivi, si avvicina molto a quello che succede nelle imprese private, con la differenza che i beni e servizi pubblici sono offerti all’utenza gratuitamente o con un corrispettivo (tariffa o prezzo politico) che in ogni caso non si forma per il libero operare della domanda e offerta (come per i prezzi dei marcati “privati”). In altre parole, il corrispettivo dei beni e servizi pubblici non scaturisce da logiche di mercato.
    Come vedremo parlando di “gestione” dell’ente pubblico, una questione importante dei corrispettivi (prezzi) dei beni pubblici è che risulta molto difficile determinarli. Ciò è vero soprattutto per alcuni beni pubblici, i cui effetti (sia positivi, che negativi) si riverberano spesso anche su determinati soggetti che non li utilizzano. Tale circostanza è chiamata esternalità (positive o negative a seconda se gli effetti sono positivi o negativi).
    I beni e servizi pubblici si distinguono in:
    1. beni pubblici puri, che si caratterizzano per 2 elementi:
      1. non sono rivali, cioè possono essere utilizzati contemporaneamente da 2 o più soggetti;
      2. non sono escludibili, cioè sono goduti anche da chi non paga l’eventuale corrispettivo stabilito.
        Soprattutto la non escludibilità giustifica l’intervento dell’azienda pubblica per la produzione del bene puro, perché un privato non avrebbe convenienza a produrre un bene o a prestare un servizio di cui godrebbero anche coloro che non pagano il corrispettivo. Solo l’azienda pubblica può erogare un bene pubblico puro, perché in ultima istanza sono i cittadini obbligati a pagare le imposte che finanziano la produzione di questo bene.
    2. beni pubblici misti, che non hanno la caratteristica della non escludibilità. Essi sono escludibili ed un esempio è la tassa di iscrizione scolastica: chi non la paga non può frequentare la scuola pubblica, né dare esami.
  • Beni di pubblico interesse (o di pubblica utilità)
    Sono quei beni o servizi che per loro natura possono essere distribuiti sui mercati privati, caratterizzati dal libero scambio, e quindi con una quantificazione del prezzo per effetto del meccanismo di domanda e offerta (come se fossero prodotti da aziende private e talvolta in concorrenza con queste).
    È la loro pubblica utilità che suggerisce all’azienda pubblica di produrli e collocarli sul libero mercato.
  • Trasferimenti
    Anche i trasferimenti di denaro sono un “prodotto” delle aziende pubbliche. Queste erogazioni possono essere classificate:

– a seconda del destinatario

    1. trasferimenti a famiglie, in genere con certi requisiti, ad es. di reddito o di ISEE
    2. trasferimenti ad imprese, anche in questo caso con certi requisiti o a determinate condizioni

– a seconda del tipo di trasferimento

    1. correnti, per soddisfare i bisogni di certe categorie di soggetti
    2. in conto capitale, ad es. i sussidi a certe imprese per gli investimenti in beni strumentali

– a seconda del rimborso

    1. con un rimborso prestabilito, che potrebbe essere anche parziale, ad es. solo del capitale senza interessi oppure con interessi agevolati
    2. a fondo perduto, quando il trasferimento è una tantum ed il beneficiario non deve restituirlo

Abbiamo già accennato, in questo e nei capitoli precedenti, alla difficolta per le aziende pubbliche di quantificare un corrispettivo (laddove ci fosse), mancando la libera determinazione del prezzo e della quantità offerta tipica di un mercato concorrenziale privato. Si è più volte ripetuto infatti che i mercati di sbocco dei beni delle aziende pubbliche non sono quelli dell’economia privata ed invero l’attività di produzione di beni pubblici è al più marginalmente interessata dai meccanismi tipici del libero mercato.

Questa peculiare situazione pone anche altri problemi, vediamone alcuni:

  • il prezzo determinato dal mercato attraverso la legge economica della domanda ed offerta permette d premiare le imprese più efficiente e di offrire ai consumatori una varietà di scelte, ma questo non accade per le aziende pubbliche che pertanto non sono incentivate all’aumento della qualità dei servizi offerti, né al miglioramento dell’efficienza produttiva;
  • la fissazione di prezzi politici comporta spesso un prezzo inferiore a quello di equilibrio che si formerebbe in un mercato “privato” concorrenziale, con la conseguenza che la domanda eccede l’offerta (nel mercato si verifica un “eccesso di offerta”) e quindi alcuni consumatori del bene pubblico rimangono insoddisfatti;
  • l’azienda pubblica, come abbiamo detto nel capitolo dei principi degli enti pubblici, non può valutare adeguatamente i costi di produzione e, soprattutto, i ricavi (che negli enti pubblici si chiamano più propriamente “proventi”), in modo d’avere informazioni sulla propria efficienza tecnica e distributiva e sulla propria economicità (intesa come redditività, cioè capacità di generare reddito).

Le condizioni anzidette sono tutte problematiche che comportano la necessità per l’azienda pubblica di cercare indicatori alternativi per valutare la propria efficienza e redditività.

Complicazioni che ci portano ai capitoli successivi di questo Corso, in cui spiegheremo la “gestione dell’azienda pubblica”, caratterizzata appunto dalle problematiche indicate, e le “rilevazioni contabili” in grado di fornire informazioni non ricavabili dal mercato, funzionali all’analisi economica e finanziaria dell’attività svolta da un’azienda di erogazione.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Share This