Tutti parlano del Bail-in e ne hanno paura, perché i media – molto irresponsabilmente – sbandierano senza mezzi termini la circostanza che i depositanti delle banche saranno chiamati a rimborsare le perdite delle stesse in caso di loro crisi conclamata, almeno quando i depositi superano, per ciascun cliente, la somma di euro 100 mila.
Le cose stanno proprio così?
Chi ha un deposito in banca, e la banca in questione entra in crisi, può perdere i propri soldi se il saldo del suo conto è maggiore di euro 100.000?
Come al solito le chiacchiere e, peggio ancora, i comportamenti insensati delle persone sono frutto dell’ignoranza.
Per far capire a tutti che, in Italia, non c’è nessun pericolo e che si possono lasciare tranquillamente i soldi sul conto bancario, abbiamo preparato la presente dispensa, la quale, attraverso brevi paragrafi ed un linguaggio il più semplice possibile, spiega cos’è il Bail-in e perché i clienti delle banche non debbono preoccuparsene.
La procedura di risoluzione di una banca
Per evitare che la banca in crisi sia sottoposta al procedimento di “liquidazione coatta amministrativa”, che per le banche corrisponde al fallimento delle società, è stato creato l’istituto della “risoluzione”.
Con questo nuovo istituto si cerca di attenuare le conseguenze negative della crisi di una banca sui suoi portatori di interessi.
Il Bail-in è uno dei possibili interventi attivabili durante la “risoluzione”.
Definizione di Bail-in
Il Bail-in (letteralmente salvataggio interno) è un meccanismo che la Banca d’Italia può porre in essere nei confronti di una banca in crisi – al ricorrere di certe condizioni – per ridurre il valore delle azioni o di alcuni crediti, allo scopo di assorbire le perdite da questa prodotte e quindi di ri-patrimonializzarla adeguatamente.
Clausola di salvaguardia
Gli azionisti ed i creditori della banca sottoposta a bail-in non potranno in nessun caso subire perdite maggiori di quelle che sopporterebbero in caso di liquidazione della banca secondo le ordinarie procedure.
Come funziona il Bail-in
fonte: Banca d’Italia
Come si vede dalla figura sopra riportata, in caso di perdita economica della banca, il Bail-in permette di coprirla con il capitale (cioè con le azioni e gli altri titoli patrimoniali) e, se ciò non basta, con le cosiddette passività ammissibili, all’interno delle quali ci sono anche i depositi dei clienti superiori a 100 mila euro (perché fino a 100 mila euro interviene il F.do di garanzia dei depositanti). La composizione delle singole configurazioni di patrimonio è descritta nell’immagine del paragrafo seguente.
Composizione del passivo
Passività escluse (colore arancio):
- – depositi protetti dal Fondo di garanzia dei depositanti, cioè quelli di importo fino ad euro 100.000
- – (altre poste)
Passività ammissibili (colore giallo):
- – obbligazioni ed altre passività
- – depositi maggiori di euro 100.000 (non garantiti dal F.do)
- – (altre poste)
Patrimonio (colore verde):
- – azioni e titoli subordinati (ad es. obbligazioni subordinate)
Cosa rischiano i depositanti?
Per i depositanti la probabilità di subire delle perdite per l’eventuale crisi della banca è di fatto vicina allo zero (e ciò è vero anche alla luce delle note vicende riguardanti la Banca Etruria, perchè pure in tale caso di crisi bancaria, completamente eccezionale nel panorama italiano, i depositanti non sono stati toccati; lo sono stati gli obbligazionisti in possesso di obbligazioni subordinate, con ciò ponendo l’accento sulla sottile distinzione tra risparmiatori ed investitori).
Infatti, anche la parte eccedente i 100.000 euro di depositi (di persone fisiche e PMI) verrebbe intaccata solo se il Bail-in di tutti gli altri strumenti non fosse sufficiente a coprire le perdite.
Inoltre la Banca d’Italia ha la discrezionalità di escludere dal Bail-in – a certe condizioni – i depositi superiori a € 100 mila.
Parola d’ordine: tranquillità
Anche se non mancheranno gli stolti e le persone di scarsa istruzione che si allarmeranno ogni volta che i media pronunceranno l’espressione Bail-in (spesso in modo irresponsabile), dovrebbero verificarsi tutti gli eventi riportati di seguito affinché i depositanti della banca in crisi siano (forse) chiamati in causa.
- innanzitutto deve presentarsi la crisi della banca e l’esperienza italiana ha dimostrato che ciò è improbabile (nonostante i numerosi falsi allarmi)
- le azioni e gli strumenti di capitale devono essere inadeguati
- i titoli subordinati devono essere insufficienti
- le obbligazioni e le altre passività ammissibili devono essere insufficienti
- la Banca d’Italia non riesce ad escludere dal Bail-in il coinvolgimento dei depositanti
Un tema fondamentale non e chiaro: le aziende (commerciali, di produzione, sia pubbliche che private) soon costrette ad utilizzare una banca per regolare I propri rapporti finanziari con clienti, fornitori, dipendenti, Enti pubblici, Stato. Quindi I propri conti correnti superano di gran lunga il limite dei 100.000 €. Con il “bail-in” su trovano con il capestro del rischio di vedersi depauperare I propri fondi depositati per responsabilita’ di terzi e quindi dover chiudere. Mi sembra poco serio e improponibile: una azienda si vedersi costretta a proliferare I propri conti correnti con la crescita dei costi amministrativi e dells discipline di controllo interno.
Questa regola favorisce il “nero”
Aggiungerei che, comunque, nel caso di default di una banca che dovesse coinvolgere i correntisti, mi pare ragionevole che le conseguenze ricadano su chi, clienti compresi, quella banca l’hanno scelta riponendovi consapevolmente la loro fiducia, anziché sulla collettività formata, per la maggior parte, da persone che hanno fatto scelte finanziarie diverse.
E’ quello che avviene per le normali aziende: in caso di fallimento, ci vanno di mezzo i soci e i fornitori, mica si vanno a chiedere i soldi a tutti gli italiani!
Ti ringraziamo Sergio per il tuo contributo alla discussione.