Cos’è la Bad Bank ed a cosa serve
Spieghiamo in parole semplici il funzionamento di una Bad Bank (banca cattiva)

da | 8 Feb 2016 | Banca e bancari | 0 commenti

I motivi per cui è necessaria la Bad Bank

Vediamo innanzitutto perché nasce in un sistema economico, come quello italiano, la necessità di avere una Bad Bank (cattiva banca, che d’ora in avanti chiameremo “BB”).

Come sappiamo le banche finanziano i loro clienti, siano essi privati (ad es. per l’acquisto della casa di abitazione) o imprese (ad es. per l’acquisto degli impianti indispensabili all’attività). Quando a causa della crisi economica i lavoratori perdono il lavoro e le imprese non producono più reddito è altamente probabile che i clienti/debitori della banca non siano più in grado di rimborsare i prestiti loro concessi (mutui o altro tipo di affidamento).

La banca finanziatrice si trova così ad avere una grande quantità di crediti non rimborsati alla scadenza concordata. Tali crediti deteriorati vengono dalla banca dapprima classificati come “inadempienze probabili”, ovvero come crediti caratterizzati da difficoltà di recupero, e poi, successivamente, come “sofferenze” bancarie (cioè come crediti irrecuperabili), quando è formalmente accertata l’impossibilità ad adempiere da parte del debitore. Le sofferenze sono quindi crediti bancari caratterizzati da uno status di inesigibilità, se non con l’attivazione delle pratiche legali (ad es., per i crediti assistiti da garanzia ipotecaria, con la vendita all’asta degli immobili ipotecati).

 

La banche con molte sofferenze rischiano di andare in default, a causa appunto del mancato rimborso dei crediti erogati, alla stregua dei loro clienti debitori, e ciò le costringe a limitare fortemente la concessione del credito all’economia (fenomeno noto come credit crunch o “stretta creditizia”), contribuendo in tal modo ad aggravare ulteriormente la crisi economica del sistema in un circolo vizioso potenzialmente senza fine.

 

Cos’è la Bad Bank

La Bad Bank (BB) non è in realtà una banca, bensì una struttura societaria alla quale la Banca normale vende i suoi crediti in sofferenza (ma può venderle qualsiasi tipo di credito deteriorato, anche per es. le inadempienze probabili) ad un certo prezzo. Così facendo la banca normale (che d’ora in avanti chiameremo semplicemente “banca”) punta a ripulire il suo bilancio dal virus mortale delle sofferenze o comunque dal suo complessivo credito deteriorato, in modo da tornare a svolgere la sua attività creditizia e finanziare gli operatori del sistema economico.

In realtà non è così semplice come descritto, perché la banca ottiene concreti vantaggi solo se il prezzo concordato per la cessione delle sofferenze è sufficientemente alto, altrimenti essa dovrebbe registrare una perdita (pari alla differenza tra il valore del credito ed il prezzo), che rovinerebbe in modo insostenibile il suo bilancio aziendale. E ciò è vero anche nel caso in cui parte del credito fosse stata già precedentemente contabilizzata a perdita dalla banca, mediante la tecnica della svalutazione del credito.

Facciamo un semplice esempio: se la banca vanta un credito di euro 10.000 verso un debitore inadempiente (che si trova cioè non più nelle condizioni di rimborsare il prestito) ed ha già svalutato il credito del 20% (quindi di euro 2.000), allora il suo credito vale di fatto euro 8.000 (ovvero 10.000 meno i 2.000 di perdita già imputata). Un prezzo di vendita di euro 3.000 per questo credito deteriorato costringerebbe la banca a contabilizzare un’ulteriore perdita di euro 5.000 e ciò potrebbe essere ritenuto insostenibile, considerati i rigidi vincoli di bilancio cui essa è sottoposta. La banca infatti, da un punto di vista economico, potrebbe non essere in grado di sopportare una perdita, sul credito in esame, pari a più del 60% del suo valore contabile.

In altre parole solo un prezzo di vendita delle sofferenze considerato compatibile con il bilancio bancario può dar luogo al perfezionamento della cessione tra la Bad Bank e la banca e questo la dice lunga sull’importanza strategica del processo di fissazione del prezzo tra le parti. In particolare il prezzo di vendita dovrebbe essere contrattato per ciascuna sofferenza, perché ognuna di queste è caratterizzata da sue specifiche peculiarità, ma difficilmente nella pratica si procede alla disamina caso per caso: in genere si formano dei portafogli crediti contenenti al loro interno prestiti con caratteristiche analoghe e poi si prezza ogni portafoglio in modo diverso, facendo così la media dei crediti inclusi in ciascuno di essi.

 

Come funziona la Bad Bank

Dove prende i soldi la Bad Bank per pagare i crediti ad essa ceduti e qual è la sua convenienza ad entrare in un mercato che riguarda pur sempre crediti deteriorati (spesso addirittura sofferenze)?

Le risposte a queste domande sono diverse a seconda del tipo di BB. In Italia si è adottata una soluzione operativa che prevede la possibilità da parte della BB di “trasformare” i crediti acquistati in titoli obbligazionari, i quali, una volta venduti sul mercato a privati e ad investitori istituzionali, danno luogo all’incasso dei fondi necessari a pagare le banche (e ad originare un profitto a favore della BB stessa, a volte anche significativo).

Il meccanismo escogitato è dunque il seguente:

  • la BB, tramite una società satellite che prende il nome di Spv (Special purpose vehicle), esegue quella che viene chiamata la “cartolarizzazione” delle sofferenze, cioè procede all’ “impacchettamento” delle sofferenze acquistate, allo scopo di farle diventare obbligazioni
  • le obbligazioni garantite dalle sottostanti sofferenze (anche se parlare di garanzia è un po’ temerario visto che in fondo si tratta di crediti deteriorati) sono quindi vendute sul mercato, come qualsiasi altro strumento finanziario, ad un prezzo di emissione in grado di assicurare alle banche il pagamento delle sofferenze cedute
  • gli interessi periodici ed il capitale a scadenza delle suddette obbligazioni cartolarizzate sono pagati dalla Spv ai loro possessori mediante il denaro raccolto continuando a gestire le sofferenze sottostanti, le quali originano comunque un flusso finanziario fisiologico (alcuni di questi crediti sono garantiti da ipoteca e pertanto un loro minimo rimborso c’è sempre, anche se parziale)

 

La garanzia pubblica a favore degli acquirenti di titoli obbligazionari cartolarizzati

Appurato quindi che il procedimento prevede l’emissione di obbligazioni a rischio, in quanto garantite da crediti in sofferenza, ci si potrebbe chiedere se esiste una reale convenienza per gli investitori ad acquistare i titoli in questione.

A tal proposito c’è da dire innanzitutto che le obbligazioni cartolarizzate propongono, proprio per la loro maggiore rischiosità, un tasso di interesse più alto di quello che, a parità di condizioni, offrono le normali obbligazioni emesse da società private con solidi bilanci. Un tasso di interesse ritenuto spesso interessante dagli operatori del settore (non va infatti mai dimenticata l’importante regola che vuole il rendimento sempre in funzione diretta del rischio: maggiore è il rendimento offerto da uno strumento finanziario e maggiore è il rischio che si corre investendo in tale strumento). E già tale circostanza può essere decisiva nelle scelte di investimento del mercato.

In più le obbligazioni cartolarizzate emesse dalla Spv sono diverse a seconda del grado di rischio delle sofferenze sottostanti, permettendo quindi un investimento maggiormente consapevole.

Esistono in particolare tre tipi (o tranche) di obbligazioni, che sono di seguito indicati in ordine decrescente di rischio:

  1. Junior
  2. Mezzanina
  3. Senior

Le Senior sono dunque le più sicure, ma è indubbio che anche per esse sussiste un certo grado di rischio. Per attenuare tale rischio e indurre gli investitori ad acquistare le obbligazioni Senior è intervenuto lo Stato italiano, che può concedere ai loro acquirenti una garanzia volta ad assicurare il regolare rimborso dei titoli alla scadenza, dietro pagamento di una specifica commissione da parte delle banche cedenti le sofferenze. La garanzia pubblica facilita ovviamente il collocamento delle obbligazioni cartolarizzate (anche se solo con riguardo alla tranche Senior) ed essa costa alle banche molto meno di quanto sarebbe costata un’analoga garanzia rilasciata da società private (manca infatti il profitto del privato sulla concessione della garanzia).

Quest’ultimo aspetto della garanzia pubblica è stato quello che più di ogni altro ha comportato l’allungamento dei tempi di definizione della Bad Bank italiana, a causa delle accese discussioni tra il Governo italiano e la Commissione europea. Quest’ultima sosteneva infatti che la garanzia pubblica sopra descritta, costituendo di fatto un aiuto di Stato, fosse da censurare perché contraria alla normativa europea da sempre finalizzata ad evitare qualsiasi distorsione della libera concorrenza. Fortunatamente la Commissione europea è infine giunta alla conclusione che la garanzia pubblica rilasciata dallo Stato italiano per il rimborso delle obbligazioni cartolarizzate di tipo Senior, non costituisse un aiuto di Stato, bensì una normale operazioni di mercato.

 

Esito della vendita dei crediti deteriorati mediante Bad Bank

Diciamo subito che la Bad Bank non rappresenterà la panacea per tutti i mali delle banche italiane, in particolare per i mali peggiori delle nostre banche: quelli derivanti dal credito andato a sofferenza.

Essa però permetterà di disinquinare i bilanci bancari di molte di quelle sofferenze pregresse che hanno di fatto bloccato artificiosamente il mercato creditizio, con tutte le conseguenze negative per gli operatori che ne sono derivate.

Le banche potranno così tornare a finanziare il sistema e con tale ritorno al credito si potrà riavviare la domanda di beni e con essa l’economia, minimizzando al contempo la probabilità che si formino altre sofferenze.

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