5 trucchi pratici per essere letti in rete e quindi indicizzati sui motori di ricerca
Chiunque scrive su Internet, per hobby o per lavoro, ha un solo obiettivo: farsi leggere dal più alto numero di persone possibile.
Questo articolo fornisce alcune informazioni di pratica utilità che potranno servire allo scopo.
Ma niente paura, non intendiamo parlare di come scrivere con successo per il web dilungandoci in lunghi e tediosi trattati sull’argomento. Ci sono interi siti web e blog di personaggi famosi che non fanno altro. Vogliamo invece dare pochi e semplici suggerimenti per avere maggiori probabilità di essere notati e quindi letti.
Suggerimenti che non nascono dal nulla, ma si basano su una seria e lunga ricerca scientifica (svolta periodicamente sin dai primi anni ’90) condotta dal Poynter Institute: la Eyetrack è, come dice il nome, uno studio del movimento degli occhi di fronte alle pagine web di news e quotidiani.
Ecco dunque i piccoli segreti del bravo scrittore per Internet, i quali, lungi dal promettere un facile arricchimento, permettono però di “spianare la strada” ai navigatori interessati al materiale pubblicato. Nella convinzione infatti che più si è letti e meglio si è indicizzati sui motori di ricerca, il circolo virtuoso dello scrittore meritevole può essere raffigurato come segue:
Il processo di scrittura efficace sul web
1) La qualità del materiale pubblicato
Sembra un consiglio superfluo o scontato, ma spesso lo si dimentica, mascherando un testo mediocre dietro tag, metatag, ripetizioni ossessive delle parole chiave e quant’altro sia uscito dalla mente creativa dei tanti informatici della rete.
Tutti questi escamotage sono ormai divenuti pressoché inutili nel moderno mondo virtuale di Internet. Lo dimostra il testo che stai leggendo: sei arrivato a leggerlo, eppure non ho utilizzato nessun espediente informatico come tag o ripetizioni (di cui peraltro non saprei avvalermi) per la sua pubblicazione on-line.
Solo un buon testo ha le chances per essere visto ed attirare navigatori, perché costituisce di per sé un’ottima veicolazione degli internauti verso il loro obiettivo – la ricerca di informazioni –, anche se deve comunque incrociarsi con l’interesse di questi nei confronti dell’argomento trattato (interesse che è quindi anch’esso un elemento imprescindibile del processo).
Un buon testo rappresenta di conseguenza sia il mezzo, sia il contenuto della comunicazione in rete. E quando si parla di “buon” testo non ci si riferisce solo alla sua correttezza ortografica e sintattica o alla sua scorrevolezza di lettura (che in ogni caso non possono mancare perché assicurano allo scritto la necessaria credibilità), bensì a 2 caratteristiche ben precise:
- la chiarezza, a sua volta esplicitata dai connotati della sinteticità, essenzialità, semplicità e completezza
- l’originalità, nel senso di diversità rispetto a tutto il materiale analogo già presente sul web (la chiarezza del punto precedente è una prima forma di originalità)
2) La parte in alto a sinistra dello schermo
E’ assodato che gli occhi umani, al momento dell’apertura della pagina web, vanno innanzitutto in alto a sinistra (dove è quindi opportuno mettere i titoli, v. punto succ.), poi scendono in basso lungo la stessa asse verticale e solo dopo risalgono verso destra.
Un “pezzo” messo in una cornice verticale alla sinistra della pagina ha pertanto più possibilità di essere letto.
Lo stesso dicasi per il menu dei siti web. Non è indifferente porlo in alto oppure a sinistra o a destra rispetto al contenuto della pagina: è meglio a sinistra, se si vuole dare al menu maggiore visibilità.
3) I titoli del testo
Sono fondamentali, perché costituiscono il 1° elemento testuale che colpisce il lettore essendo l’espressione massima del contenuto dell’articolo.
Quindi meglio pensarli bene e posizionarli in alto a sinistra (v. punto prec.), non al centro.
Quando si parla di titoli s’intendono almeno 2 di queste componenti:
- il titolo vero e proprio
- il sottotitolo, che va appunto sotto il titolo
- l’occhiello, che invece va sopra
Si può iniziare un articolo con tutte e tre le suddette componenti, ma ne sono sufficienti anche due.
Se il titolo sintetizza il contenuto, l’altra componente è una maggiore esplicitazione di quanto si leggerà nel pezzo ed il segreto (e la bravura) sta nello scrivere l’occhiello o il sottotitolo in modo intrigante ed enigmatico, tale da stimolare la curiosità del navigatore e spingerlo così a leggere l’intero articolo.
Titolo e occhiello (o sottotitolo) devono costituire visivamente un’unica cornice di senso (quindi devono stare vicini). Pertanto essi debbono avere lo stesso font, differenziandosi solo per le dimensioni (ma non troppo) e lo stile (grassetto o corsivo).
4) I segnali testuali
Un discorso a parte meritano i segnali testuali, che in un qualsiasi scritto hanno la stessa funzione di quelli stradali: indicano il percorso da seguire segnalandone le singolarità.
I segnali testuali sono le parole o i gruppi di parole che in qualche modo si differenziano dal resto del corpo: neretti (o grassetti), corsivi, sottolineature, aumento delle dimensioni dei caratteri, link, frasi inserite in finestre o rettangoli di testo, ecc…
Se si riesce a far corrispondere i suddetti segnali testuali alle parole-chiave del messaggio che si vuole veicolare ai lettori, il gioco è fatto.
Le parole-chiave di uno scritto sono quelle parole che da sole rendono l’idea, più o meno bene, del contenuto del testo, di ciò che si vuole dire.
Un trucco per sapere se si sono inseriti validi segnali testuali (cioè se ad essi corrispondono le giuste parole-chiave) consiste nel togliere tutto il testo lasciando solo i segnali testuali nella loro posizione (sostituendo quindi con gli spazi in bianco, mediante l’apposita funzionalità di Word, tutti i caratteri tranne quelli contenuti nelle presunte parole-chiave): se si riesce a capire discretamente, leggendo i pochi indicatori segnaletici rimasti, il senso dell’argomento trattato nell’articolo, allora si è fatto un buon lavoro.
Quando esplora il testo l’occhio va alla ricerca soprattutto di questi segnali, allo scopo di dare una prima “cornice di senso” a quanto sta vedendo.
In particolare, le parole sottolineate equivalgono per convenzione a dei link, i quali però possono essere indicati anche da un corpo maggiore delle parole. Infatti, il corpo piccolo stimola la lettura lineare tradizionale del messaggio (come fosse un libro), mentre il corpo più grande la sua “esplorazione”, ovvero l’approfondimento ipertestuale (per i vari livelli delle pagine web).
Tra i possibili segnali testuali vanno evidenziate le forme alternative di testo: elenchi puntati, FAQ, timeline, ecc… Queste sono un grande incentivo alla lettura, da utilizzare ovviamente con equilibrio e buon senso.
5) L’impaginazione dei testi
La migliore è ad una sola colonna, perché è quella che stanca meno l’occhio (si pensi alla difficoltà di lettura di un articolo di 2 o più colonne anche sui giornali cartacei).
Sul web i paragrafi si leggono meglio – ma molto meglio – se corti.
La loro lunghezza è un forte stimolo ad abbandonare l’impegno della lettura. A tale proposito le statistiche parlano chiaro: i paragrafi brevi hanno il doppio di lettori di quelli lunghi.
Essi andrebbero inoltre separati con il semplice spazio bianco, anziché con complesse ed artistiche invenzioni grafiche come linee, cornicette ed altro, le quali agevolano invece il calo d’interesse a conclusione di paragrafo.
Infine, bisogna rimarcare che l’attenzione dei navigatori si focalizza sulla parte alta del testo e scema man mano che si scende (si “scrolla” verso il basso) nella lettura. Per cui il 1° paragrafo (oppure, se presente, l’abstract, cioè un breve riepilogo di quel che seguirà) è di importanza strategica per farsi leggere.
Ecco, sono state illustrate 5 semplici regole per avere, a parità di condizioni, più visibilità su Internet.
Non rimane che augurarvi buon lavoro ed in bocca al lupo cari colleghi scrittori!
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