La pittrice coreana Gi Hyun Woo
Una recensione delle opere della pittrice coreana Gi Hyun Woo

da | 6 Feb 2004 | Curiosità e tempo libero | 0 commenti

L’artista Gi Hyun, Woo, nata a Seul nel 1972, si è laureata in pittura occidentale e incisione all’Università Femminile di Seul. Nella Corea del Sud la giovane Woo ha tenuto varie mostre, vincendo nel 1994 il concorso d’arte contemporanea.

Nel 1997 decide di trasferirsi in Italia, a Roma, per perfezionare la sua Arte. Qui segue gli insegnamenti dei Maestri Trotti e Baldino al corso di pittura dell’Accademia di Belle Arti. Inizia, poi, la sua attività espositiva che la porta, tra l’altro, ad essere selezionata nel 2000 per la manifestazione “Biennale d’arte internazionale di Roma”, svoltasi nella Sala del Bramante in Piazza del Popolo a Roma.

L’opera di Gi Hyun cammina in parallelo con le sue vicende personali. Le fasi espressive della pittrice si incrociano e sovrappongono con la crescita fisica dell’interprete: questa è la chiave di lettura.

A Seul, nella tranquillità della vita familiare, la giovane subisce l’esplosione della propria attività artistica.

E’ il momento della gioia e del piacere nella produzione pittorica. Il disegno è puro godimento ed i colori sono accesi e vivaci. Emerge un forte spiritualismo ed inizia una ricerca puntigliosa del miglioramento personale, non solo formale e tecnico.

Dopo il trasferimento in Italia l’artista incontra le prime difficoltà, dovute alle nuove esperienze in un ambiente totalmente diverso al quale è necessario adattarsi. Di conseguenza anche i suoi lavori si modificano, ma mai nella qualità, che è sempre eccelsa. La tavolozza della pittrice si trasforma. I colori vivaci lasciano il posto a quelli di terra, pieni di tonalità calde che ricordano l’origine. Le opere esprimono una sempre maggiore intensità e il disegno diventa essenziale, fino a raggiungere il bianco. L’astrazione dell’opera artistica da scelta volontaria diventa necessità.

La fase successiva, e attuale, della pittrice è quella della maturazione e della (ri)trovata vocazione per un’espressione che apre lo spazio alla propria interiorità e che permette di sprofondare nel quadro.

L’artista abbandona i colori ferrigni, squillanti o terragni ed abbraccia la trasparenza di un sogno diafano e sottile. Il passaggio dal grigio argenteo al perla luminescente, elaborato con tessuti e acrilici, apre decisamente la strada al monocromatismo.

I quadri sono ora assoluti, basati soltanto sul corpo pittorico, interrotto, a volte, da materia più spessa e da scritte.

Per il Professor Robertomaria Siena le opere della giovane Gi Hyun, Woo nascono dalla convinzione dell’autrice che la pittura è la stessa cosa della poesia. L’artista considera la sua pittura una “riserva aurea” a cui l’umanità può attingere per sostenere il peso (non indifferente) della storia. Sempre citando il Prof. Siena, la pittrice Woo desidera che il significato delle sue creazioni, la loro poesia, si espanda, travalicando i confini del quadro, per invadere il mondo e porre fine al dilagare del male. E’ dunque “l’esorcismo del male” lo scopo ultimo dell’opera della nostra artista.

Secondo la stessa Gi Hyun, Woo, i cardini sui quali è imperniata la sua pittura sono sostanzialmente tre:

  • La ricerca di una forma estetica di bellezza che sia generale e comprensibile a tutti, indipendentemente dalla cultura
  • Una nobiltà di spirito espressa dall’eleganza formale del disegno
  • La capacità di comunicare la profondità del sentimento facendo riferimento, pur nell’astrazione del quadro, ai grandi capolavori del Rinascimento

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