Effetti negativi di un debito pubblico elevato
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Il debito pubblico è fisiologico in una nazione moderna ed esprime l’inevitabile esigenza di avere consistenti interventi statali nel sistema economico del paese, soprattutto nei settori in cui l’attività privata, per vari motivi, non è sufficiente.
Interventi statali che molto spesso sono in deficit, ovvero lo Stato per questi interventi è costretto a sostenere spese di ammontare tale da superare le entrate tributarie (o i tagli di spesa) poste a loro copertura.
Da qui la necessità di finanziare il disavanzo con il debito pubblico.
Quindi il debito pubblico non può essere evitato.
Quello che deve invece essere assolutamente evitato è arrivare ad avere un peso eccessivo del debito pubblico, com’è purtroppo successo in Italia dove il debito pubblico viaggia ormai (causa anche Covid-19) verso il 150% del PIL.
Un eccessivo debito pubblico è dannoso al paese per le seguenti ragioni.
- Innanzitutto un eccessivo debito pubblico/PIL condiziona negativamente la politica fiscale (o politica del bilancio pubblico) del governo, riducendone fortemente le potenzialità e rendendola di fatto inefficace.
Come può il governo, per ridurre gli effetti di una recessione economica in atto, ricorrere a leve di politica economica consistenti ad esempio in un ingente trasferimento di fondi verso i giovani disoccupati o in una riduzione delle imposte sui consumi, se queste politiche creano ancora più debito pubblico di quello che già c’è (e che potrebbe già essere considerato insostenibile)?
Il governo deve poter contare sulle azioni tipiche di una politica economica di tipo fiscale, perché l’economia va sostenuta (o frenata ad es. in caso di inflazione galoppante) in qualsiasi momento ciò sia necessario, non essendo sufficiente agire mediante la sola politica monetaria, ormai in mano alla BCE.
L’alternativa sarebbe infatti l’impossibilità di attenuare gli effetti delle frequenti recessioni economiche: un’eventualità a dir poco catastrofica. - Un peso eccessivo del debito pubblico/PIL provoca inoltre un particolare effetto negativo, noto in economia politica con il nome (italiano) di “spiazzamento”.
Si tratta del fenomeno per il quale un debito pubblico molto elevato riduce gli investimenti privati e, con essi, la potenzialità di crescita a lungo termine del paese, di cui gli investimenti sono la principale componente. Si parla qui di investimenti in beni durevoli e mezzi di produzione, ovvero nel capitale necessario ad assicurare la crescita del paese.
Il motivo per cui il debito, o meglio, la spesa pubblica si sostituisce agli (spiazza gli) investimenti privati è prettamente economica: la spesa statale aumenta il tasso di interesse e ciò provoca la flessione degli investimenti, che sono per definizione in relazione inversa con il livello dei tassi di interesse (ed è facile capire perché: l’aumento del tasso alza il costo dei prestiti e quindi le imprese rinunciano ai finanziamenti e, con loro, alle spese di investimento).
Insomma un debito pubblico troppo elevato mina seriamente la crescita, soprattutto tecnologica, del paese. Ciò per effetto dello spiazzamento degli investimenti privati, che in ogni caso si riducono per la più alta spesa per interessi conseguente al maggior debito. - Infine (e forse questo è il danno principale), un debito pubblico fuori controllo provoca nei mercati finanziari, tra gli operatori economici, la paura che lo Stato non sia più in grado di rimborsare il capitale in scadenza dei titoli del debito emessi.
Questa “paura”, nota come crisi di fiducia, è un eccezionale disastro per l’economia di qualsiasi paese, perché attesta una situazione in cui lo Stato non è più in grado di finanziare i propri disavanzi, non trovando più investitori disposti ad acquistare titoli di stato.
Insomma una situazione molto sgradevole, dalla quale è meglio stare sempre alle dovute distanze.
Peraltro un metro di misura di questa possibilità, che ci dice quanto il paese sia più o meno vicino all’annunciato disastro sui mercati finanziari, è rappresentato dallo spread, ovvero dalla differenza (calcolata non in punti percentuali ma in centesimi o “basis point”) tra il tasso di interesse pagato sui titoli di stato italiani e quello con cui sono remunerati gli analoghi – per durata – titoli pubblici della Germania.
Chiudiamo questa lezione sui motivi per cui un debito pubblico troppo alto è dannoso all’economia chiarendo cosa significhi la frase “sostenibilità del debito pubblico”.
Premettendo che non esiste un livello soglia (ad es. il 120%) oltre il quale automaticamente il debito pubblico/PIL diventa non sostenibile, si dice che il debito pubblico non è più sostenibile quando è considerato dall’opinione pubblica:
- eccessivo, troppo elevato, sempre avendo riguardo al rapporto debito pubblico/PIL
- ancora in aumento per il futuro, ovvero quando si ha l’impressione che i pubblici poteri non stiano facendo niente per diminuirne la corsa al rialzo
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