Diario di bordo di uno scoordinato
Il libro di Paul Melki: la forza vitale di un ragazzo condannato all’immobilità e al silenzio

da | 29 Mar 2015 | Libri | 0 commenti

Diario di bordo di uno scoordinatoImpacciato e coraggioso il clown apre le braccia
il cuore a bandoliera
grida il suo sgomento
davanti alla scena che tutti capiscono
tranne lui
e dalla sua infelice solitudine vi sorride.

Paul Melki, nato prematuro, viene colpito da un’emorragia cerebrale, per colpa di un batterio, mentre era nell’incubatrice: un germe “che girava per l’ospedale”, come comunicato ai suoi genitori dal direttore della clinica, un batterio che gli distrugge la motricità, il linguaggio e gli occhi. Paul non può camminare né parlare e ci vede pochissimo: una gravissima disabilità. I genitori non si perdono d’animo, e investono tutto quello che possono per garantirgli un’educazione motoria e intellettuale adeguata, e a 12 anni Paul scopre la comunicazione assistita, attraverso la quale inizia a scrivere racconti, poesie, e questo libro:
Diario di bordo di uno scoordinato. La forza vitale di un ragazzo condannato all’immobilità e al silenzio”.

Leggerlo non è stato semplice per me, non è uno di quei libri che si divorano in poche ore e ammetto di averlo “lasciato e ripreso” più volte. È stata dura arrivare fino in fondo al testo. Mi sono chiesta più volte cosa volesse dire “essere come Paul, vivere come Paul”; ho provato sentimenti di profonda tristezza in alcuni passaggi del libro dove Paul urla tutta la sua rabbia, e sentimenti di orgoglio (fiera di lui) quando Paul riesce a scrivere, con delicatezza e profondità, frasi e poesie sulla sua condizione, nonostante la sua condizione: Paul che cresce, Paul l’adolescente, Paul incazzato, Paul alla ricerca del senso della vita, Paul che ride, Paul che parla con gli angeli, Paul deluso, Paul innamorato.

Un diario di vita, della vita di Paul, con lo stile corrosivo, ironico e dissacrante di Paul.

Lo scrive lo stesso autore:

Facciamola corta: noi viviamo in mezzo agli altri, la nostra vita è pubblica! Per parlare di Paul bisogna mangiare con lui, bisogna leggere il libro di Paul, bisogna ridere insieme a lui. Per parlare di Paul dovete dimenticare le vostre certezze e venire a vedere il mostro, l’uomo. Lo yeti pensa! Il microbo che ha causato il mio handicap è lo stesso che può porre questa domanda, si chiama ignoranza. Sì, voglio esprimere la mia gioia di scrivere, dal momento che non posso parlare. È incredibile per i benpensanti, ma io scrivo e canto come tutti gli altri. Canto odi e poemi per oltrepassare il mio essere, per esistere. (…) Non chiedetemi verso cosa volano i miei pensieri, non lo so nemmeno io. Mi vengono spontanei.

Accarezzo le parole, assaporo ciò che vibra malignamente e poi lo incorporo nella mia vita. Le getto lontano insieme alle mie gioie, alle mie pene, soprattutto alle mie pene. Sino a poc’anzi non potevo e la sofferenza era violenta. Ladro di parole, rubo dalle vostre teste le paure e i desideri folli ma li trasformo secondo la parodia dei miei umori del momento, del mio humour. Mi rattrista non poterne ridere con voi. Penso con sogni portati da scimmie agili. Le scimmie parlano per me. Logicamente Paul esprime pensieri ma le scimmie portano i suoi pensieri per leggerli. Li traducono in parole, legge del destino. (…) Chi è Paul? Saggio o folle, debole o geniale, spaventoso o seducente, docile o refrattario? Forza brava gente! Che cosa sceglierete? Se per fortuna i vostri occhi vedono soltanto la bellezza ne sarete colmati, se per sventura i vostri sguardi pesanti mi spingono verso i mostri rimarrete disgustati dal mio triste destino”.

Una lettura che non lascia indifferenti.

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