Il regime di tassazione dei minimi
Programma gratuito per scegliere tra il regime di tassazione ordinaria e quello dei minimi in franchigia

da | 30 Nov 2007 | Diritto tributario e scienza delle finanze, Società | 1 commento

Del nuovo sistema di tassazione ordinaria del reddito d’impresa e di lavoro autonomo (e di tutti gli altri redditi) abbiamo già trattato. Esso reintroduce le detrazioni fiscali, per tipo di reddito e carichi di famiglia, in luogo delle precedenti deduzioni dal reddito.

Anche dell’innovativo regime di tassazione in franchigia, previsto per i contribuenti cosiddetti “minimi”, si è già parlato. Quest’ultimo consente l’applicazione di un’imposizione agevolata ai titolari di reddito d’impresa o professionale che rispettino determinati requisiti, indicati nella normativa di cui alla finanziaria 2008. Permette inoltre l’esenzione da un lungo elenco di adempimenti, primi fra tutti quelli derivanti dall’IVA, come per es. la tenuta dei libri contabili e le registrazioni da effettuare su di essi.

Ma il nuovo regime dei minimi è veramente così conveniente come ci vogliono far credere? La risposta a tale interrogativo non è facile, poiché dipende da molti elementi, tra i quali non di poco conto è la circostanza che, nel nuovo regime della franchigia, l’IVA sugli acquisti è indetraibile (in quanto non c’è addebito della stessa sulle vendite), e rappresenta quindi un costo per l’impresa o il professionista. È pure vero che l’importo in questione è deducibile dal reddito imponibile e ciò complica ancora di più i calcoli di convenienza.

Proprio per fornire agli interessati (commercianti, professionisti e imprenditori in genere) un metro di misura con il quale decidere a favore o meno del nuovo regime in partenza dal primo gennaio 2008, abbiamo preparato un programma (disponibile anche in formato Excel) di confronto fra i due regimi: della tassazione ordinaria e della tassazione agevolata “dei minimi”.

È ovvio che non si devono prendere per oro colato i dati elaborati dal programma sulla base delle informazioni inserite, perché troppi fattori incidono sulle determinazioni e sui risultati pratici dell’uno o dell’altro regime contabile. Tra questi, per esempio, il possesso da parte del contribuente minimo di altri redditi, oltre quello d’impresa o professionale, con la conseguente possibilità di operare detrazioni delle quali altrimenti non avrebbe diritto.

Però il programma dovrebbe essere in grado di fornire quanto meno un’indicazione di massima sulla maggiore o minore convenienza ad optare per il regime della franchigia, in modo da facilitare in qualche modo la decisione a chi, avendone i requisiti, può indirizzarsi su ambedue i regimi.

Per meglio comprendere l’uso del programma si riporta un esempio pratico.

Esempio: (rif. al programma)

Si ipotizza un commerciante al minuto, con un figlio a carico al 50% e con la seguente situazione reddituale:

  • Ricavi annuali € 29.000 (invariati in assenza di IVA sulle vendite)
  • Costi annuali € 17.000
  • Plusvalenza € 500
  • Contributi previdenziali € 2.300
  • Prima casa (rendita) € 1.200
  • Oneri detraibili € 1.500

Come si vede in questo caso abbiamo un leggero vantaggio per il regime dei minimi, che comporterebbe un prelievo fiscale complessivo di € 1.360,00 a differenza del più elevato costo fiscale del regime ordinario pari a € 1.399,07 (di cui € 778,97 per IRPEF, € 487,50 per IRAP e € 132,60 per addizionali).

regime-per-minimi

1 commento

  1. GIANGUIDO

    IN CASO DI NUOVA FIGURA DI AGENTI DI COMMERCIOA P.I. QUAL’E’ PIU’ CONVENIENTE?

    Rispondi

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