I paesi del mondo hanno subito un numero di decessi diverso per effetto della pandemia. Questo è vero anche se si ragiona in termini relativi, cioè tenendo conto delle differenti popolazioni dei paesi.
Abbiamo cercato di spiegare questa differenza, cercando di individuare quali sono le variabili che influenzano il numero di morti per Covid-19.
Perché il numero di decessi è così diverso da paese a paese?
Per rispondere a questa domanda abbiamo analizzato i dati e possiamo dimostrare che esiste una relazione tra la gravità con cui i paesi sono stati colpiti dalla pandemia e l’invecchiamento della loro popolazione.
I paesi del mondo che hanno la popolazione mediamente più anziana hanno subito gli effetti più estremi del Covid-19.
I decessi sono quindi proporzionati al grado di invecchiamento della popolazione: più l’età media degli abitanti è alta e più in quel paese è alto il numero dei decessi da Coronavirus.
Ciò è anche intuitivo se si pensa che una popolazione mediamente più vecchia ha una percentuale più elevata di persone fragili, persone più facilmente esposte al contagio pandemico.
Dimostreremo quanto appena detto prendendo in considerazione per ciascun paese le seguenti 2 variabilie:
- il numero di decessi ogni 10 mila abitanti (fonte: OCPI su dati John Hopkins University, 1.1.2021)
- la percentuale di persone oltre i 60 anni di età (fonte: World Population Prospects 2017 – United Nations)
Partendo dai valori delle suddette variabili siamo riusciti a costruire il seguente grafico, che esprime una indubbia relazione tra i fenomeni indicati:
Come è possibile vedere dal grafico sopra riportato, i paesi con la popolazione mediamente più anziana sono quelli che hanno subito gli effetti più gravi dalla pandemia, cioè il maggior numero di decessi.
Quanto sopra è vero al netto di alcuni paesi (come ad es. il Giappone sulla parte alta o israele, Irlanda e Lussemburgo sulla parte bassa) che presentano dati anomali rispetto alla tendenza generale.
Non si tratta di una vera e propria correlazione tra le due grandezze: il coefficiente di correlazione di Pearson, da noi misurato, è intorno allo 0,19 rispetto a 1, quando invece secondo gli statistici una relazione significativa esige almeno uno 0,30 rispetto a 1 del coefficiente.
Tuttavia è innegabile che la maggior parte dei paesi si posiziona in prossimità della linea di tendenza lineare, espressiva dei una relazione diretta tra i fenomeni indagati.
Peraltro la difformità di alcuni paesi rispetto al nostro modello trova una spiegazione in funzione di altre variabili.
Molti ipotizzano ad es. che il livello di inquinamento di un paese sia importante per la diffusione del contagio, perché l’eccesso di polveri sottili nell’aria crea le condizioni per quei danni polmonari ai soggetti cui consegue un decorso grave della malattia.
Sicuramente però è stato determinante l’ordine in cui i vari paesi sono stati contagiati, nel senso che i primi colpiti hanno subito, a parità di condizioni, gli effetti più devastanti.
L’Italia ad esempio ha un invecchiamento della popolazione non molto diverso di quello del Portogallo o della Germania, ma in questi paesi l’impatto pandemico ha causato molti meno decessi.
Non sembra invece “pesare” sugli effetti del Codiv-19 la diversa spesa sanitaria, rispetto al PIL, sostenuta dai paesi.
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