Corso di Economia Politica
Un corso completo e facile di economia politica

da | 8 Mag 2008 | Economia politica | 14 commenti

Domanda e offerta globale

MACROECONOMIA (lezione n. 14)

In questa lezione si parlerà della teoria economica che in qualche modo fa da sintesi tra keynesiani e neoclassici

 

Introduzione storica alla teoria della domanda e dell’offerta globale

Dopo il fallimento della teoria keynesiana e gli approcci degli economisti neoclassici, ispirati dalle politiche economiche destabilizzanti del momento, un’altra teoria ha tentato di fornire la spiegazione scientifica delle forze e delle reazioni presenti nei sistemi economici dell’era moderna (come, ad es., la stagflazione e le spirali inflazionistiche): la teoria della domanda e offerta globale.

Gli economisti sostenitori di questa teoria affermano che nella costruzione keynesiana c’è una grossa dimenticanza, la quale nell’epoca in cui viveva Keynes poteva anche essere trascurata, ma che attualmente non può più essere tralasciata. Questa omissione di Keynes riguarda la curva d’offerta di beni e servizi, che è stata pertanto definita “la grande dimenticata” dell’economista inglese.

Secondo i seguaci della teoria della domanda e offerta globale, la teoria di Keynes è sostanzialmente una teoria della domanda di beni e servizi (domanda aggregata), quello che manca è la considerazione dell’offerta degli stessi beni da parte del sistema produttivo e commerciale.

 

Introducendo nel discorso la curva d’offerta, molti dei bugs e dei problemi irrisolti della teoria keynesiana sono destinati ad essere eliminati. Anzi, la considerazione della curva d’offerta di beni, oltre di quella di domanda, permette di spiegare proprio le mancanze keynesiane ed i motivi per cui, in presenza di forti spinte inflazionistiche, fallisce la relativa PE attuata dai poteri centrali.

Con la nuova teoria è inoltre possibile, non solo spiegare e giustificare le forze dell’economia moderna, ma anche sviluppare un innovativo sistema di strumenti di PE, in grado di indirizzare l’economia verso gli obiettivi prefissati, senza avere contraccolpi indesiderati di altre variabili economiche (p.es. dei prezzi).

La teoria della domanda e offerta globale non è altro che la trasposizione a livello di intero sistema economico della teoria microeconomica dei prezzi. Le curve di domanda e offerta nel singolo mercato (viste nella parte di microeconomia per spiegare la formazione del P e della Q di equilibrio in un mercato qualsiasi, a parità di tutte le altre condizioni) vengono adesso utilizzate per spiegare l’equilibrio del PIL e del livello generale dei prezzi nell’intero sistema economico. La domanda e l’offerta non sono più rappresentative di un singolo mercato, ma dell’intera collettività e di tutti i mercati, e per questo vengono definite “globali”.

 

Teoria della domanda e offerta globale

Vediamo subito la rappresentazione grafica.

lez14-1
 

Il mercato raffigurato è l’intero sistema economico ed il punto di equilibrio E, in cui sono determinati la produzione (PIL) nazionale ed il livello generale dei prezzi, realizza simultaneamente l’equilibrio sul mercato dei beni, della moneta e del lavoro.

L’equilibrio si determina in corrispondenza dell’intersezione delle curve di domanda ed offerta (E), dove sono fissati i valori corrispondenti della produzione Q* e dei prezzi P*, perché per valori diversi, per es. P0 o P1, ci sarebbe un eccesso d’offerta o di domanda, il quale, oltre a rendere il sistema instabile, darebbe origine a delle forze atte a riportare il sistema economico verso l’unico punto d’equilibrio (E) in cui si verifica l’uguaglianza fra quantità domandata e offerta.

Nel grafico, la domanda globale non è altro che la domanda aggregata di Keynes, e quindi gli spostamenti di questa curva sono dovuti a variazioni delle componenti di essa, cioè C, I e G.

Qualche precisazione la dobbiamo fare, invece, per quanto riguarda la costruzione della curva d’offerta globale. In particolare, considerando la pratica di qualsiasi commerciante di calcolare il ricarico sui prodotti (cioè il margine di guadagno su ciascun prodotto) in funzione di una percentuale del costo degli stessi, e chiamando mark up questa % di ricarico, il prezzo di qualsiasi bene può essere scritto così:

Prezzo dei beni = (costo del lavoro per unità di prod.) + (margine lordo per unità di prod.)

Dove il primo addendo è dato da:

costo del lavoro per unità di prod. = W x fabbisogno di lavoro per unità di prod.

Ed il secondo addendo è dato da:

margine lordo per unità di prod. = mark up x costo del lavoro per unità di prod.

Se andiamo a sostituire queste 2 ultime espressioni agli addendi della formula iniziale avremo:

Prezzo dei beni = (W x fabbisogno di lavoro per unità di prod.)(1 + mark up)

che altro non è che l’espressione matematica della curva d’offerta globale.

In conseguenza della sua costruzione, la curva d’offerta globale si sposterà in funzione della variazione di 3 fattori principali:

  • livello dei salari (più precisamente la componente non ciclica del salario monetario)
  • produttività del lavoro
  • coefficiente di mark up

A questo punto è possibile comprendere il motivo per cui le politiche economiche espansive degli anni ’70 sono risultate inefficaci, anzi hanno destabilizzato il sistema economico.

Prendiamo il grafico seguente ed immaginiamo che il sistema si trovi in equilibrio in A, che non necessariamente è un equilibrio di pieno impiego, perché la piena occupazione potrebbe realizzarsi per una produzione anche molto maggiore della corrispondente quantità Q*.

 lez14-2
 

Se per qualsiasi ragione il sistema improvvisamente ristagna, la curva d’offerta si sposta verso l’alto, determinando, nel nuovo punto d’equilibrio B, una minore occupazione Q’ ed una maggiore inflazione.

Secondo i canoni post-keynesiani, occorrerebbe attuare una politica fiscale o monetaria espansiva per ripristinare la quantità produttiva Q* (che, ripetiamo, potrebbe anche non essere la produzione di pieno impiego). La PE adottata sposterebbe la curva di domanda verso l’alto (la colorata Qd del grafico) ed il nuovo equilibrio sarebbe in C.

La produzione iniziale Q* verrebbe raggiunta di nuovo, ma la situazione inflazionistica peggiorerebbe ulteriormente. Se a questo si aggiunge che, in conseguenza del nuovo livello dei prezzi, l’offerta potrebbe ridursi di nuovo e, quindi, la curva d’offerta spostarsi ancora di più verso l’alto, si capisce quanto una PE sbagliata possa essere devastante.

Questo è proprio quello che è successo negli anni ’70 e ’80, quando i governi, cercando di ridurre la recessione, provocarono grosse spinte sui prezzi, le quali a loro volta ridussero i consumi e la produzione, innescando nuove politiche economiche espansive, e così via, in un turbinio di spirali inflazionistiche e recessioni interminabili.

 

Conseguenze della nuova teoria sulla PE

Ma allora quali sono gli strumenti di PE da utilizzare, secondo questa teoria, per curare un’economia malata?

Il fatto che adesso c’è anche una curva d’offerta (che con Keynes non c’era), non è senza conseguenze per la PE. I sostenitori della teoria della domanda e offerta globale affermano che la PE deve agire, non sulla domanda, bensì sull’offerta, per poter indirizzare l’economia verso gli obiettivi desiderati.

Il modo con il quale è possibile spostare politicamente la curva d’offerta è rappresentato dalla c.d. politica fiscale dell’offerta, chiamata dai suoi fautori Supply-Side Economics.

Questa politica economica concentra l’attenzione sulle aliquote fiscali e sugli incentivi o disincentivi al lavoro che esse esercitano.

Elevate aliquote fiscali sugli stipendi riducono l’offerta di lavoro, per cui, a parità di altre condizioni, una riduzione delle imposte sui salari agisce come incentivo al lavoro, perché dal punto di vista del lavoratore equivale all’aumento del salario monetario.

Anche i contributi sociali, alle imprese ed ai lavoratori, creano un divario fra la retribuzione lorda pagata dalle imprese e quella netta percepita dai lavoratori (cosiddetto cuneo fiscale).

Tutte queste manovre, che fanno parte di una politica dei redditi, spostano la curva dell’offerta in una direzione o nell’altra e possono essere utilizzate anche settorialmente, ad es. in una determinata area geografica (come il mezzogiorno) o in un particolare settore lavorativo (p. es. a favore dei nuovi assunti: c.d. “gabbie salariali”).

Il vantaggio di attuare una PE dell’offerta, anziché della domanda, sta nel fatto che, in alcune situazioni, è possibile influire sul sistema economico senza avere grosse ripercussioni sui prezzi e sull’inflazione. Ma la verità è che queste politiche economiche dell’offerta, pur essendo teoricamente attuabili, sono in realtà di difficile gestione e danno risultati spesso imprevedibili. Inoltre, le manovre che portano alla modificazione dell’offerta (agendo sui contributi e sulle aliquote fiscali del lavoro) sono quantitativamente limitate e di portata contenuta riguardo la loro efficacia.

 

14 Commenti

  1. Silvia

    davvero complimenti per la chiarezza espositiva!!
    Semplice e completo, a portata di tutti.
    Bravi bravi bravi

    Rispondi
  2. Roberto IACONA

    DA UNA VISUALIZZATA VELOCE SEMBRA INVITANTE ALLO STUDIO

    Rispondi
  3. maria

    meravigliosi!

    Rispondi
  4. Luca

    Non si può non lasciare un commento per un lavoro così sublime..!
    Alcuni concetti sono espressi meglio qui che su molti testi universitari

    Complimenti davvero, PERFETTO!

    Rispondi
  5. Anto

    Sembra scritto da un extraterrestre per come è ben fatto.
    Complimenti!!!
    Di solito non lascio commenti…ma in questo caso faccio ben volentieri un’eccezione.
    Complimenti ancora!!!

    Rispondi
  6. Fulvia

    A dir poco spettacolari, sono rimasta inebriata dai suoi appunti mozzafiato. Davvero notevole la sua intelligenza e mi ha colpito molto personalmente i suoi ragionamenti davvero fondati nel profondo dell’anima. D’ora in poi le starò col fiato sul collo, perlusterò tutti gli articoli a tappeto.
    Diventerò un suo grande fan a manetta.

    Rispondi
  7. Domenico

    I migliori appunti che una mente umana abbia mai potuto concepire. In poche parole, potrebbero semplicemente cambiarvi la vita! Marx avrebbe detto di questi autori: ‘se avessi avuto metà del loro talento, sarei diventato uno degli economisti piu importanti della storia’. Non ci riuscirà……mai.

    Rispondi
  8. Bruna Manzoni

    Davvero molto chiaro e utile. Grazie

    Rispondi
  9. Filippo

    Veramente chiaro ed esauriente. Nessun libro di testo universitario contiene una trattazione così ben fatta. Complimenti.

    Rispondi
  10. Tiziano

    ottimo davvero chiaro e coinciso

    Rispondi
  11. Giancarlo

    OTTIMO!

    Rispondi
  12. Riccardo

    god save steve round! 🙂

    Rispondi
  13. Michelle

    Queste sono le migliori spiegazioni di economia politica reperibili su Internet.

    Rispondi
  14. Manolo

    Una lezione davvero molto chiara e senza lungaggini inutili che nn permettono di capire. Ottimo.

    Rispondi

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Share This