Economia agroalimentare
Economia agroalimentare: una tesi di laurea sulle analisi e le prospettive del problema della sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo

da | 2 Feb 2005 | Economia politica | 0 commenti

Introduzione

Analisi e prospettive del problema della sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo

Università degli Studi di Roma

“La Sapienza”

Facoltà di Economia

Tesi di laurea in Economia Agroalimentare

Relatore: Chiar.mo Prof. Pasquale De Muro

Anno Accademico: 1996-1997

Introduzione

Dal 13 al 17 novembre del 1996 si è tenuto a Roma, presso la sede della Fao, il Vertice mondiale sull’alimentazione che ha posto in evidenza i risultati raggiunti nei paesi in via di sviluppo negli ultimi decenni e gli obiettivi da perseguire per il futuro. I Capi di Stato o di Governo (il termine “governo” comprende anche l’Unione Europea nella sua area di competenza) o i loro rappresentanti, riuniti in questo Vertice su invito dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, si sono prefissati l’obiettivo di dimezzare da 800 a 400 milioni, entro il 2015, il numero di persone denutrite.

L’obiettivo è ambizioso e la presente trattazione, al fine di rilevare la possibilità di realizzazione del fine programmato dalla Comunità internazionale, si propone di studiare il problema della denutrizione attraverso un’analisi dei fattori considerati rilevanti dalla Fao.

Innanzitutto, verranno posti in evidenza gli indici utilizzati dalla Fao per determinare il valore soglia che rappresenta il minimo apporto energetico per un individuo affinché non venga qualificato come denutrito. Attraverso l’analisi degli indici emergerà la differenza tra quelli diretti, così definiti in quanto rilevano direttamente dallo studio degli individui la condizione nutrizionale, e quelli indiretti, che prendono come punto di riferimento i dati aggregati dei non-nutriti. Lo studio prenderà in esame la popolazione considerata per stimare il calcolo dei denutriti. Verranno, inoltre, in rilievo i fattori ritenuti influenti sulla nutrizione: età e sesso della persona, metabolismo e corporatura, livelli di attività, condizioni sanitarie e climatiche, istruzione in generale, con particolare riguardo alla conoscenza dei principi nutrizionali e igienici e, infine, adattamento culturale e biologico. Lo studio dell’approccio tradizionale e di quello dell’attribuzione in relazione all’analisi delle carestie porrà in rilievo i differenti criteri di valutazione degli stessi: il primo prende essenzialmente come punto di riferimento la riduzione della disponibilità di cibo, mentre il secondo richiede di concentrare l’attenzione sui panieri di merci che l’individuo può comandare.

Dopo l’esame dei dati presi in considerazione per il calcolo del numero dei denutriti, l’attenzione si incentrerà sull’analisi dei fattori che direttamente incidono sul problema della sicurezza alimentare.

Il tema della popolazione è direttamente connesso al problema della denutrizione. Il tasso di natalità nei PVS è superiore a quello dei paesi sviluppati, e la probabilità di decessi per problemi legati alla sicurezza alimentare è elevata. E’ difficile ottenere statistiche puntuali sulla crescita della popolazione. La Fao stima una popolazione di 8,3 miliardi di persone nel 2025 e un equilibrio demografico nel 2050. Si evidenzierà come tale equilibrio dipenda dal momento in cui saranno raggiunti il livello di sostituzione e l’inerzia nascosta. Su quest’ultima influiscono essenzialmente due fattori: i tassi di natalità, che non possono essere diminuiti nel breve periodo, e la struttura per fascia d’età della popolazione, che nei paesi in via di sviluppo è costituita prevalentemente da giovani. Saranno esaminate le ragioni degli elevati tassi di natalità e della loro diminuzione nei cosiddetti paesi sviluppati. Il rapido aumento della popolazione nei paesi in via di sviluppo impone lo studio e l’utilizzazione di adeguati programmi di pianificazione familiare considerati di notevole importanza per porre un freno al tasso di crescita demografico.

I suddetti programmi prevedono generalmente cinque differenti approcci:

  1. sostenere un obiettivo attraverso un’abile propaganda
  2. innalzare l’età minima legale per contrarre matrimonio
  3. legalizzare l’aborto
  4. promuovere la contraccezione
  5. offrire incentivi finanziari alle famiglie piccole e sanzioni a quelle grandi.

In particolare, per quanto riguarda l’aborto, si porrà in evidenza come esso abbia avuto ed ha una validità pratica rispetto agli altri strumenti, e come convinzioni religiose, morali e anche politiche ne ostacolino l’efficacia.

Un altro tema legato alla denutrizione è l’agricoltura. Negli anni ’70 la “rivoluzione verde” ha apportato un aumento notevole della resa produttiva agricola, ma tesi contrarie hanno messo in evidenza l’influenza negativa di un certo tipo di progresso applicato all’agricoltura. Si spiegherà cosa si intende per rivoluzione verde e la posizione della Fao nei suoi confronti.

Inoltre, sarà esaminata la relazione tra rivoluzione verde e ambiente negli effetti prodotti dalla stessa sulle componenti naturali, sull’alimentazione, sulla salute, sul reddito e l’occupazione. Non mancherà, peraltro, un’analisi delle critiche radicali alla rivoluzione verde, secondo le quali non sono i semi da essa prodotti a migliorare la produzione, ma un insieme di fattori di cui i semi stessi non sono che una parte.

Un ulteriore fattore da considerare è l’ambiente. Lo studio dei principali documenti ufficiali porrà in luce l’evoluzione di pensiero che talvolta si presenta organica, talaltra con chiari punti di rottura. Dall’analisi della relazione tra degrado e povertà si chiarirà come esse si influenzano reciprocamente. Per porre un freno a questa interazione, le soluzioni classiche pongono l’accento sulla crescita economica e sull’adozione di politiche di pianificazione familiare, in quanto la popolazione è ritenuta la principale responsabile del degrado ambientale. Ulteriori fattori incidenti sullo stesso sono considerati la rivoluzione verde, le scelte economiche di agenti come capitalisti agrari, latifondisti, imprese multinazionali e le politiche economiche nazionali e internazionali. Anche queste sono altrettante variabili sulle quali si può intervenire per eliminare l’influenza reciproca e negativa tra povertà e degrado.

Infine, assume rilievo il commercio internazionale, un tema molto vasto e, quindi, tale da non poter esser trattato nella sua complessità. E’ possibile, tuttavia, porre l’accento su alcuni punti che maggiormente riguardano la sicurezza alimentare, quale la liberalizzazione del commercio internazionale, principale obiettivo dell’accordo “Uruguay round”, che dovrebbe apportare un sensibile miglioramento negli scambi commerciali tra i paesi. L’accordo sull’agricoltura, siglato a Marrakesh il 15 Aprile del 1994 che ha concluso l’Uruguay Round, prevede la riduzione del sostegno interno, una maggiore apertura del mercato interno alle importazioni e la riduzione delle politiche di sussidio delle esportazioni. Il discorso si estende alla tarifficazione delle barriere non tariffarie. Quest’ultime sono ritenute più efficienti di quelle tariffarie nel raggiungere lo scopo di limitare il volume delle importazioni ed isolare il mercato interno dagli effetti delle fluttuazioni che si hanno sui mercati internazionali. Esse inoltre presentano il pregio di essere più difficili da contrastare per i paesi esportatori. Ciò induce a ritenere che la tarifficazione dovrebbero consentire un’espansione dell’accesso ai mercati.

Nel corso della trattazione, si porrà in evidenza come le posizioni assunte dagli studiosi della materia riguardo al problema della denutrizione abbiano una visione parziale dello stesso. Ciascuno, infatti, considera rilevante un fattore o un altro o una combinazioni di più fattori, perdendo di vista la globalità degli aspetti che, interagendo tra loro, incidono sulla denutrizione. Si impone, pertanto, non solo un’analisi di più ampia portata, ma anche e, soprattutto, una riflessione sulla gestione della “società globale”.

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