Leggendo qua e là tra i libri che trattano di management mi ha colpito una bellissima definizione della produttività dei lavoratori, molto concreta e realistica anche se espressa in forma matematica (tratta da “La creatività e il problem solving”, di Alberto Fischetti).
Secondo tale formulazione, l’efficienza produttiva di qualsiasi lavoratore è descrivibile attraverso la seguente equazione:
Rendimento = Competenza x motivazione
Cioè, in termini grafici:
Nel grafico si può leggere che il rendimento (o perfomance) del lavoratore cresce sicuramente al crescere della sua competenza, ma è soprattutto la motivazione ad influire sul suo rendimento, rappresentata nel grafico dall’angolo della funzione.
Infatti più il lavoratore è motivato e maggiore è l’angolo della retta che esprime il suo rendimento, rendendo così più che proporzionale la relazione diretta tra efficienza lavorativa e competenze possedute.
Quindi l’aspetto più evidente di questa formula è la straordinaria (e giustissima) importanza attribuita alla motivazione, quale leva strategica per il raggiungimento del miglior rendimento possibile sul lavoro.
Qualsiasi impresa non può ignorare la seguente semplice verità:
il dipendente che lavora contento e gratificato produce di più.
Oppure, con altre parole:
non c’è peggior lavoratore di quello demotivato.
Per affinare meglio la nostra formula del lavoro possiamo anche esplicitare ulteriormente la competenza del lavoratore, che è il risultato della seguente somma:
Competenza = (Conoscenze + Atteggiamento + Abilità)
Pertanto la formula completa potrebbe essere:
Rendimento = (Conoscenze + Atteggiamento + Abilità) x motivazione
dove
- le Conoscenze sono quelle imparate a scuola (perciò è sempre importante studiare)
- le Abilità (o skills) sono le cose che si sanno fare bene, perché si sono imparate con il tempo e con l’esperienza
- l’Atteggiamento è la capacità di mettere in pratica Conoscenze ed Abilità (e per molti versi quest’ultimo è l’elemento decisivo: si pensi ad un insegnante preparatissimo ma che non riesce a sintonizzarsi con la sua classe)
Come vedete non abbiamo fatto altro che esprimere una grande ovvietà, che spesso però ci si dimentica o si trascura, quando invece dovrebbe essere ricercata e perseguita – come obiettivo strategico – da qualsiasi tipo di impresa. Meditate cari lettori, … meditate.
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