La semplificazione annunciata dell’Irpef, che nella sua nuova veste post riforma avrà 3 sole aliquote, è apparentemente una buona idea perchè le facilitazioni nei calcoli sono sempre ben accette e gradite.
Tuttavia, guardano meglio il dettaglio della riforma fiscale, si può dimostrare come questa andrà di fatto ad incidere soprattutto sulle classi più povere, colpite da una maggiore tassazione, mentre comporterà un vantaggio fiscale, in alcuni casi anche massiccio, per i soliti ricconi del nostro bel Paese.
A tale proposito ricordiamo che la nuova Irpef studiata dal Ministro Tremonti avrà le seguenti 3 aliquote:
- 20%
- 30%
- 40%
Pertanto tutto dipenderà dagli scaglioni di reddito che il Ministero dell’Economia deciderà di associare alle suddette aliquote.
Gli scaglioni sono le classi di reddito (per es. da 0 a 15.000 euro e da 15.000 a 28.000 euro) entro le quali si applica una determinata aliquota fiscale con il meccanismo appunto dello scaglionamento: in ogni classe di reddito l’aliquota corrispondente è applicata solo all’eccedenza di reddito rispetto a tutti gli scaglioni precedenti.
Per esempio, attualmente, ad un reddito di 20.000 euro si applica la prima aliquota del 23% fino a 15.000 euro e poi la seconda, del 27%, sull’eccedenza di reddito rispetto allo scaglione precedente, cioè su 5.000 euro, importo derivante dalla differenza tra il reddito (20.000) ed il limite dello scaglione immediatamente inferiore (15.000).
In cifre (15.000 x 23%) + 5.000 x 27% = 4.800 (tassazione Irpef per un reddito imponibile di 20.000 euro)
Come saranno quantificati gli scaglioni? Ovviamente non lo sappiamo, ma sulla base di alcune ipotesi abbiamo sviluppato delle simulazioni riguardo la nuova tassazione Irpef.
Le ipotesi che abbiamo posto a base delle nostre elaborazioni sono le seguenti:
- I – prima ipotesi degli scaglioni° 0 – 5.000
° 5.000 – 40.000
° oltre 40.000
- II – seconda ipotesi degli scaglioni° 0 – 20.000
° 20.000 – 50.000
° oltre 50.000
- III – terza ipotesi degli scaglioni° 0 – 10.000
° 10.000 – 70.000
° oltre 70.000
Nel grafico abbiamo riportato in azzurro la vecchia e cara curva Irpef (con le aliquote e gli scaglioni attualmente in vigore) e con gli altri colori le tassazioni Irpef derivanti dalle suddette ipotesi: rossa la prima, verde la seconda e grigia la terza.
Sull’asse orizzontale delle ascisse c’è il reddito imponibile, mentre sull’asse verticale delle ordinate c’è la conseguente imposta Irpef.
Come potete vedere, in tutti i casi esaminati la tassazione sui redditi alti è inferiore all’attuale, mentre per i redditi bassi e medi, pur essendo il discorso più articolato, la curva Irpef simulata è generalmente maggiore di quella attuale (a indicare una maggiore tassazione futura).
Solo in un caso (2° ipotesi) la nuova curva Irpef è inferiore all’attuale per i redditi bassi, ma in questo caso (ed in tutti gli altri simili) essa rimane sempre al di sotto della curva riferita alla vecchia Irpef e quindi il significato è che la nuova tassazione Irpef, nell’ipotesi considerata, sarebbe più vantaggiosa per tutti i contribuenti. Situazione quest’ultima da ritenersi improponibile da parte del Governo, il quale è, come sappiamo, alla perenne ricerca di risorse finanziarie aggiuntive per un bilancio pubblico sempre a rischio tracollo.
In sintesi quindi le conclusioni che si ricavano dall’analisi della riforma fiscale dell’Irpef possono riassumersi in questi pochi punti:
- la riforma andrà a beneficio di tutti i contribuenti, con una riduzione generalizzata della tassazione Irpef a tutti i livelli di reddito
oppure
- la riforma andrà a vantaggio solo dei redditi alti, che pagheranno una minore imposta, a danno dei redditi medio-bassi che invece subiranno un inasprimento della pressione fiscale
Peraltro è da chiederci dove troverà il Governo le risorse per compensare questa caduta del gettito fiscale sui redditi elevati, derivante dalle modifiche apportate alla nostra più importante imposta diretta.
La risposta potrebbe ricercarsi nel previsto aumento delle aliquote IVA, ma domandiamoci per un momento quali conseguenze potrebbe avere tale incremento sui consumi.
La maggiore IVA si riverserà ovviamente sui prezzi e, vista la tendenza dei nostri operatori economici (per es. i commercianti) ad arrotondare sempre per eccesso i prezzi applicati ai vari beni e servizi, non è difficile ipotizzare uno scenario futuro caratterizzato da una forte strozzatura nei consumi.
E ciò proprio in un momento in cui l’economia ha bisogno di respiro, per riprendersi dalla crisi, e non di un aumento generalizzato dei prezzi quale conseguenza inevitabile dell’aumento delle aliquote IVA.
Per i nostri lettori più curiosi forniamo un file in excel che mostra il confronto (sia in numeri, sia mediante grafici) tra la tassazione ordinaria Irpef, cioè l’attuale, e quella che verrà fuori dalla manovra. E’ possibile variare sia i dati riguardanti i due limiti d’importo che faranno da spartiacque fra i 3 scaglioni, sia l’entità delle 3 aliquote con le quali saranno colpiti i redditi con la nuova Irpef. Le celle contenenti questi dati, suscettibili di variazioni da parte dell’utente, sono evidenziate in giallo.
Buon divertimento!
Ai tempi del boom l’aliquota max era al 51% per poi passare al 47% e al 45%. Berlusconi la portò al 43% (ma mirava al 39%) ora si passa al 40%. Beati i ricchi (SIC !)