Desublimazione repressiva: la sessualità
Indice
2. Desublimazione repressiva: la sessualità
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Cogliendo nella sfera sessuale il vero fenomeno di radicale mutamento culturale e sociale della sua epoca, Marcuse proponendo nella dinamica dell’analisi il concetto di desublimazione repressiva dell’alta cultura, ci consegna una riflessione complessiva sul come una fantomatica maggiore libertà sessuale porti ad un rafforzamento del dominio. Non starò qui a riproporre una soluzione nozionistica del significato del termine desublimazione, sarebbe inutile. Utile è invece appropriarsi della forza intellettuale che ha il concetto freudiano di sublimazione. Per Freud, infatti, esso sta a significare uno spostamento di energia libidica verso sfere della vita che non sono propriamente sessuali. L’energia libidica è uno strumento concettuale molto interessante, poichè rappresenta la grande novità di Freud, ovvero l’estensione della nozione di sessualità dalla mera genitalità del fenomeno ad una sua intenzionalità più grande.
Sublimazione, dunque, significa trasferire la propria energia sessuale su qualcos’altro. La società civilizzata per Freud, tende naturalmente a schiacciare le pulsioni istintive e libidiche dell’uomo, creando così una sorta di malessere da repressione. La stessa aggressività che è una pulsione degli istinti subisce la modesima costrizione. La sublimazione è il modo per convogliare l’energia repressa verso forme alternative alla sessualità, carriera, successo, arte.
La desublimazione è invece la vittoria della libido sulla repressione della civiltà, vittoria perchè nel mondo moderno, qui in occidente soprattutto, si è verificata la liberazione sessuale. Riducendo dunque la pressione costrittiva che la morale e la tradizione hanno per tanto tempo imposto alle genti del nostro mondo, l’uomo si sarebbe liberato dalle catene repressive e di conseguenza la sua libido sarebbe libera di esplicarsi, di manifestarsi. Marcuse nega efficacemente questa realtà apparente, accosta, infatti, al termine desublimazione la parola, repressiva. Il punto di partenza, dal quale poi diviene concreta e tuttora sensata la critica alla società meccanizzata e moderna di Marcuse, sta nella presa d’atto di una deerotizzazione di tutta la dimensione attiva e passiva dell’uomo. La parte erotica dell’energia libidica è fondamentale perché rappresenta il momento di liberazione da tutto ciò che riguarda la società. Per Marcuse, inoltre, la società meccanizzata, autoritaria, apporta una repressione addizionale che va ben oltre le necessità pudiche e sociali della vita in comune. Nel nostro mondo, la repressione addizionale va incontro alle esigenze di impegnare le energie psico-fisiche dell’individuo per scopi produttivi, lavorativi. Quindi diviene una sorta di momento di riscatto profondo in cui l’individuo si riassorbe nella sua integrità. Ciò è dovuto al fatto che l’uomo, nella sua sfera psichica e fisiologica, tende ad espandere l’energia libidica oltre la sua forza, la sua essenza, la sua persona. Un ambiente puro, vergine, accoglie e vive tale esplosione, la re-interpreta persino. Vivendo invece un universo meccanizzato, la libido non si espande anzi tende a concentrarsi nella sola dimensione sessuale localizzata. Tale deerotizzazione, quindi, rappresenta una feroce decapitazione della completezza cui aspira l’Eros. Ovvero, secondo Marcuse, con la deerotizzazione si è ha una restrizione dell’universo libidico. Nel mondo pretecnologico esisteva un orizzonte di esperienza libidica che oggi non esiste più.
Si paragoni, ad esempio, il far l’amore in un prato e in un’automobile, durante una passeggiata fuori le mura e in una strada di Manhattan. Nel primo caso l’ambiente partecipa all’investimento libidico, lo sollecita e tende ad assumere aspetti erotici. La libido si effonde al di là delle zone erogene immediate… per contrasto, un ambiente meccanizzato sembra bloccare tale autotrascendenza della libido. Impedita nello sforzo di estendere il campo di gratificazione erotica, la libido diventa meno polimorfa, meno capace d’assumere forme erotiche che vadano al di là della sessualità localizzata. Diminuendo in tal modo l’energia erotica ed intensificando quella sessuale, la realtà tecnologica limita la portata della sublimazione.
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Diviene così meglio definito il senso delle deerotizzazione dell’ambiente. Il nuovo universo delle libertà sessuali, che in quegli anni cominciavano a scatenarsi, non rappresentò e mai rappresenterà una riconquista dell’erotismo e della sublimazione non repressiva. La caduta dei tabù non consente necessariamente una metamorfosi del sesso in Eros. Il divenire dell’intero mondo un ambiente sessuale, dal lavoro all’erosione della privacy domestica, non rappresenta che uno sfondo di desublimazione istituzionalizzata. Ciò è spiegato attraverso il linguaggio degli istinti e della realtà. Il venir meno di una realtà repressiva, porta ad un abbassamento della tensione tra ciò che si desidera e ciò che è permesso. Il corpo si riduce ad accettare e ad accogliere una libertà di sfogo istintuale precedentemente assente, ciò riduce la tensione e la c.d. maggiore libertà produce una contrazione dei bisogni che opera a favore della realtà stabilita.
Lo stesso Marcuse scrive in Obsolescenza della psicoanalisi:
Nella desublimazione commerciale, il conflitto fra principio di realtà e principio di piacere viene diretto da una liberalizzazione controllata, che incrementa la soddisfazione per quello che la società offre.
Per Marcuse insomma, la liberazione della sessualità altro non è che la sua amministrazione.
Codesta liberazione di sessualità (aggressività) libera gli impulsi istintuali da gran parte dell’infelicità e dello scontento che riflettono il potere repressivo dell’universo di soddisfazione stabilita.
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Inoltre bisogna notare una sottile e fondamentale questione, poiché diviene chiaro che la sessualità nella sua dimensione completa, cha va dall’amore alla partecipazione ambientale rappresenta per lo stesso Freud un utile sfogo di aggressività, oggi essendo mutilata in molte sue parti e confinata nella localizzazione propriamente sessuale del rapporto essa può invece divenire veicolo di accumulo di aggressività sublimate che porterebbero gli individui a fondersi col sistema stabilito. Questo è il punto centrale. Apparentemente una maggiore libertà sessuale, dovrebbe allentare le pressioni istintive. La stessa aggressività verrebbe meno, o tutt’al più ridotta. Ma secondo Marcuse invece, l’unico fenomeno reale è quello del ridimensionamento della libido e dell’energia erotica.
L’Eros come picco di aspirazione umana altro non è che il punto di incontro tra la sessualità e l’erotismo, punto nel quale la libido trova la sua massima espansione, la sua libertà. La mutilazione della libido e la deerotizzazione del mondo sono l’unica realtà evidente. Ciò causa un aumento dell’aggressività e non una sua diminuzione, ma il drammatico paradosso sta tutto nel fatto che questa maggiore aggressività come suddetto non si scaglia contro l’ordine stabilito, ma si fonde con esso. La fusione è radicale e radicata negli istinti medesimi di autoconservazione che alimentati da un’atrofia completa delle capacità mentali critiche rendono la razionalità contigua alla realtà. Il sistema comunque è razionale, giusto, unico, funzionale. La desublimazione istituzionalizzata degli istinti porterebbe ad un assorbimento dell’opposizione.
Gli individui sono portati a scorgere nell’apparato produttivo l’agente effettivo del pensiero e dell’azione, cui pensiero ed azione del singolo possono e debbono cedere il passo… in questa necessità generale, non c’è posto per la colpa.
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Ragionando in questi termini appare chiaro che la forza dirompente del mondo moderno sta nella capacità di raccogliere in un modo o nell’altro la spinta repulsiva e critica. Ma non solo, l’aggressività latente, alimentata dalla mutilazione della libido, viene accolta nelle schiere dei guardiani della democrazia. L’aggressività è mediata attraverso il processo di liberazione sessuale e al contempo la parziale e localizzata attività libidica scatena forme di insoddisfazione che si inseriscono nella difesa a oltranza dell’apparato che “comunque mantiene le promesse”.
La non facile comprensione di alcuni dettagli può essere resa più semplice dalla comprensione del rapporto tra Eros e Thanatos. Marcuse presenta l’Eros come tensione tragica verso la dissoluzione e la morte. La consumazione del rapporto rappresenta la fine del tutto e si configura come l’estremo atto che prelude alla morte ed alla fine. Nella letteratura classica, l’Eros rimane incontaminato e alieno dalla realtà. Nella letteratura contemporanea, il sesso entra nel linguaggio e nel tempo della vita, non prefigura morte, negazione. Il suo integrarsi con la realtà, integrazione che risponde ad un principio di realismo, chiarisce come l’Eros annulli la sua capacità negazionista, distruttiva.
Aggiunge Marcuse:
La gamma delle soddisfazioni socialmente permesse e desiderabili è stata molto ampliata, ma per loro tramite il principio di piacere viene ridotto, privato delle istanze inconciliabili con la società stabilita. Grazie a questo processo di adattamento, il piacere genera la sottomissione.
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Se da tutto questo discorso si intuisce la rischiosa possibilità che ciò che appare sia in fondo meno vero ed utile di ciò che potrebbe essere, non voglio affermare che ci siano ordini, o piani di annullamento delle forze rivoluzionarie o almeno critiche, dico solo che probabilmente tutto ciò che può apparire come liberazione e progresso altro non è che un fenomeno apparente, forse subdolamente reazionario. Se le cose in realtà si presentano sempre più complesse ciò non toglie che lo spirito critico possa parlarne, forse. Miseria della filosofia? No miseria di ogni scienza umana. Il merito profondo di Marcuse sta nell’aver colto come il fenomeno di mutamento dei costumi sociali poteva e può tuttora sottendere ad una deriva inconscia delle proprie infelicità verso placebo di dubbia efficacia. Il facilismo sessuale di oggi, rappresenta una castrazione profonda del senso dell’amore, lo dico, ci credo, non è una verità, ma una triste convinzione. Non riguarda la sola metafora analitica dell’energia libidica, bensì riguarda la sconfitta per un’occasione mancata.
Curiosamente Marcuse in Eros e Civiltà ritiene plausibile l’avvento di un mondo in cui l’uomo riconquisti l’integrità delle pulsioni sessuali. Io credo che, uscendo da questo universo di parole e congetture, bisogna ripensare effettivamente cosa sarebbe potuta divenire la dimensione dell’amore dopo la rottura storica delle imposizioni culturali e morali. Credo si sia persa l’occasione per ripensare il fenomeno amoroso, ripensarlo attraverso una rivisitazione profonda del rapporto società, amore, famiglia. L’occasione perduta forse riguardava la svolta verso una rigenerazione ideale della libertà attraverso la dialettica amorosa, non la dialettica amorosa come rottura e ritorno alla libertà. Il conflitto, inconscio e profondo, che ci vede faticare in una sintesi amorosa come costrizione, in fondo, è l’origine è lo sviluppo è la fine della libertà, la libertà dunque, assoluta. Ma si è pensato solo a liberare l’uso dell’amore, la sua fungibilità. Non si è riflettuto sull’occasione di rendere ragione all’efficacia esistenziale di un mondo costruito sul valore profondo della congiunzione tra affetto, amore e morte.
Ricordo di aver letto in un saggio sull’amore di Fromm le seguenti parole, che annotai e conservo ancora:
Se è vero che l’amore è l’unica soluzione valida al problema dell’esistenza umana, allora qualunque società che escluda lo sviluppo dell’amore deve, a lungo andare, perire per le proprie contraddizioni con le fondamentali necessità della natura.
E.Fromm, L’arte di amare, Mondadori, 1968
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PPP e Marcuse. Una conferenza in Ungheria di Federico Sollazzo:
http://www.centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it/molteniblog/ppp-e-marcuse-una-conferenza-in-ungheria-di-federico-sollazzo/