Epistemologia del Novecento
Indice
Episteme e logos, ovvero, discorso circa la scienza.
Dall’analisi etimologica si ha un’idea dell’argomento di riflessione dell’epistemologia, ovvero la scienza.
Ma a questo punto, è necessario impegnarsi in una precisazione fondamentale, l’epistemologia o filosofia della scienza oltre ad essere una riflessione sui problemi fondamentali che la scienza propone è anche popperianamente definibile come “gnoseologia” ovvero discorso intorno ai problemi della conoscenza. Se come Kant affermava, la scienza è un problema del soggetto, allora interpretare i suoi limiti vuole anche significare esplorare i limiti e le reali possibilità della conoscenza umana.
Le tematiche generali di cui si occuperanno i vari movimenti epistemologici del novecento riguardano tre punti, tutti incentrati sul problema più generale della fondazione teoretica dell’impresa scientifiche, sotto il triplice aspetto del contesto della scoperta,della giustificazione scientifica (genesi e valore delle teorie) e del problema della demarcazione.
Come la filosofia di Kant si preoccupò di riconsiderare il problema gnoseologico alla luce della nuova scienza meccanicistica-newtoniana, nel novecento l’epistemologia svolse pressoché lo stesso ruolo nei confronti della nuova fisica che tanti e sempre più complessi interrogativi proponeva. Non si può quindi scindere il ruolo avuto dalla cosiddetta seconda rivoluzione scientifica, con tutto il filosofare epistemologico. Le due cose sono strettamente connesse.
I temi affrontati poi, riguardano sempre il problema del sapere scientifico-matematico ma allargati a tematiche legate anche strettamente alla riflessione sulla struttura delle rivoluzioni scientifiche, sulla validità delle teorie e in particolar modo in Popper e in Feyerabend la critica verso “paradigmi” delle scienze umane come psicoanalisi e marxismo.
Tutta la riflessione epistemologica del XX secolo si condensa in un lungo periodo cha va dal primo decennio del novecento, con la formazione del Circolo di Vienna, fino agli anni settanta del secolo, con la pubblicazione di importanti opere Post-positivistiche.
Tre furono le principali correnti filosofiche che caratterizzarono l’epistemologia del secolo scorso. Tre correnti che in continuo dibattito dialettico tra loro, proposero seguendo interrogativi a volte anche diversi, tre differenti idee di scienza, tre differenti opinioni circa la possibilità di un sapere matematico-scientifico e tre idee circa il metodo.
Il movimento più complesso ed articolato, risulta il neopositivismo o positivismo logico o neo empirismo costituiti da pensatori come Schlick;Carnap;Neurath e Reichnbach.
Questo filone filosofico si sviluppa a fasi alterne e le sue tematiche di fondo sono essenzialmente legate ad una idea sulla possibilità del sapere scientifico di stampo ancora positivistico. Il movimento fondamentalmente propose un criterio di demarcazione basato sul cosiddetto principio di verificazione, il quale è utile per comprendere poi la filosofia di Karl Raimund Popper. Questi sarà il propugnatore di una gnoseologia originale e il suo pensiero viene solitamente riassunto con l’espressione razionalismo critico nel quale, il problema della demarcazione sarà dal filosofo austriaco genialmente risolto con la formulazione del famoso principio di falsificazione.
L’ultima corrente epistemologica del novecento che più si presenta particolare ed originale è il post-positivismo i cui personaggi principali Kuhn e Feyerabend proporranno idee sullo sviluppo della scienza e sulla sua natura metodologica interessantissime ma soprattutto spregiudicate ed illuminanti.
Devo fare i miei più sinceri complimenti all’autore. Sul web ci sono mille pagine che trattano il positivismo e la sua evoluzione, ma nessuna lo fa in modo chiaro, scorrevole e dettagliato. Stavo letteralmente impazzendo per alcuni dettagli che venivano scritti in modo contraddittorio anche dalle fonti più attendibili come Wiki o Treccani, e ho scelto di affidarmi a questo blog proprio perchè risponde a tutte le mie domande. Anche se è stato scritto tanti anni fa ci tengo a ringraziarti di cuore.
A volte un percorso ritenuto dall’autore “banale”serve ai non addetti ai lavori per ripercorrere una strada intrapresa al liceo e poi abbandonata, ma a distanza di tempo il paesaggio di quella strada ci appare bello e illuminante