Della schiavitù umana
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Impotenza, margini di libertà
Qui non troverete le famose tesi di Spinoza circa la libertà di pensiero e di coscienza, quelle affollano invece il testo sulla Politica, il Trattato, in questa sezione, invece, l’analisi si concentrerà sul rapporto tra le passioni e il libero arbitrio.
“Chiamo Schiavitù l’impotenza umana nel moderare e tenere a freno gli affetti; l’uomo che è soggetto agli affetti, infatti, non è padrone di sé, ma in balia della fortuna…”. Pref. Parte IV)
Come già si capisce da tutto ciò che finora è stato detto, l’uomo appartiene alla Natura. Quella famosa natura che è sostanza, che è Dio, non transuente ma immanente, che è ordine geometrico. In quanto appartiene alla natura esso, l’uomo è determinato. Lo abbiamo già visto nella parte sul Conatus, ovvero l’infinito sforzo all’autoconservazione, l’uomo tende irresistibilmente a restare, a conseguire l’utile, il bene, così la Gioia, la Letizia.
Ma se l’uomo è schiavizzato dalla sua natura, esiste la libertà?
Sì, risponde il filosofo. Non faccio giri di parola, la fede nella libertà nel filosofo olandese è piena, convinta. C’è un modo per essere liberi e prospettivizzare una propria beatitudine. Spinoza riesce a sboloccare con arguzia e sottigliezza, non sofismi, il meccanismo deterministico che comunque lui stesso definisce. Dio è libertà, non ci sono finalismi progettati, quello che sembra un incubo meccanicistico invece diviene una metafora della liberazione. Giambattista Vico, diceva che l’uomo, incompleto, rispetto a Dio, aveva a differenza del Creatore, innanzitutto, la fantasia, la poesia e come dimenticare poi l’affascinante immagine di colui che brancica e si meraviglia di ogni pezzo che raccoglie sulla sua strada…
Spinoza definisce l’ordine geometrico del tutto, ma è da tale universo che veramente il concetto di libertà assume una dimensione ben più forte del puro stoicismo. Libertà è liberazione, ricordate Platone, Plotino e tutti gli altri filosofi che attribuivano alla filosofia un potere unico, immenso. Se dunque Dio è libero perché rispettoso della sua natura, della sua essenza, tutto per forza di cose, per definizione è libero. Non c’è altra interpretazione possibile. Ma seguiamo Spinoza.
Lui dice che, sì, l’uomo passivo davanti le passioni è schiavo ma dice anche che la natura del modo, uomo, è costituita dalla passione e dalla ragione. Se fosse solo passione, sarebbe condannato alla schiavitù ma è anche conoscenza, pensiero. Quindi, ad un atteggiamento di totale sottomissione alla natura, l’uomo può opporre, il dominio, il controllo. Qui sta la Virtù.
Innazitutto risiede nella consapevolezza dei limiti, ovvero nell’imprenscindibile gabbia della natura, del tutto. L’uomo deve prendere atto della sua condizione di parte di un tutto le cui regole del gioco sono state scritte senza essere stato consultato. D’altronde l’uomo è solo un modo di manifestarsi della sostanza, è quel famoso picco di un’onda in un infinito oceano.
Se vuole la libertà può ambire ad essa solo se rispetta la sua natura e tende attraverso la ragione ad ordinare i sensi e le passioni. Non ci si deve illudere di liberarsi fuori dal mondo, in ascesi, la liberazione sta nel rispetto della preminenza della ragione, d’altronde la natura umana tende a fini positivi per l’uomo, almeno buona parte degli affetti, ubbidiscono a questa legge.
L’intelletto deve perciò decidere, scegliere, selezionare e ordinare le emozioni, tendere verso gli affetti sempre buoni, l’amore e negare quelli che innescano cicli di tristezza, l’odio. L’uomo deve perciò necessariamente vivere in società e in questo modo di vita sociale, deve moderarsi e raggiungere un bilanciamento al fine di temprare la sua morale con la rete a volte soffocante della moltitudine.
“Nulla è più utile all’uomo che l’uomo stesso…”.(ivi,IV)
La Virtù è agire secondo natura, purchè vi sia coscienza di sé.
Seguono adesso alcune proposizioni di Spinoza sul che cosa è un uomo libero.
Proposizione LXXIIL’uomo libero non fa nulla con inganno, ma agisce sempre con lealtà.
Proposizione LXXIIIL’uomo che è guidato dalla ragione è più libero nello Stato, dove vive secondo un decreto comune, che nella solitudine, dove obbedisce soltanto a sè stesso.
Vedete la liberazione, cioè la Libertà può esistere solo in una condizione che definirei quasi dialettica, ovvero limitante. Che senso ha parlare di libertà se si nascesse liberi? Le leggi civili, di natura, solo le uniche che possono permettere all’uomo la crescita, la mediazione, la tolleranza e la bontà. Principio socratico che vuole che alle proprie ragioni, si antepongano i propri doveri. Spinoza non crede nella solitudine (che visse), né nelle pratiche ascetiche, anarchiche, no, in quel mondo si ubbisce solo a false regole, si piantano lastroni che non cementano solidarietà, amore ma solo falsa potenza.
Rendere chiari i concetti dell’Etica di Spinoza è arduo. Qui l’impresa riesce egregiamente. Se ne ricava una “illuminante percezione di terzo genere”. Grazie
molto ben fatto davvero un bel sito
molto ben fatto