Plotino: l’Uno e l’Infinito
La filosofia di Plotino: l'Uno e l'Infinito

da | 10 Ott 2008 | Filosofia | 0 commenti

Il ritorno all'Uno

Indice

Le filosofie sono vite, sono universi e complessità; talvolta ridurle, sintetizzarle, significa dispensarsi dalla compartecipazione umana alle visioni e alle convinzioni, molto spesso labili, di straordinarie personalità. Mi rendo conto del torto che faccio ma non mi fermo solo perché credo che, bene o male da tanti difetti ed errori, voi sappiate riconoscere il barlume di bellezza che l’andatura lenta e affannata del pensiero ci regala.

Plotino, dunque, ancora. Ci siamo fermati a pensare l’infinità e la sfera dell’inaccessibile, L’Uno; lo abbiamo definito e poi seguendo sempre passo passo le riflessioni presenti nelle Enneadi, abbiamo circoscritto la dimensione del Logosdi Dio, l’Intelletto, la seconda ipostasi, dall’Intelletto poi la natura dell’Anima Cosmica e il suo flettere verso l’alto, e il suo plasmante spirito riversarsi sulla materia. Abbiamo, in pratica, definito la portata generale del pensiero plotiniano, svelandone l’assoluta novità e l’indiscutibile fascino.

Grossolanamente, dall’Uno si genera il molteplice, ma all’Uno il molteplice tende, cerca di ritornare. Qui si apre una nuova grande pagina di riflessione. Si può sviarla, certo, persino negarla, ma la dottrina del ricongiungimento all’Uno, è per l’ennesima volta una novità, per restare in argomento, estasiante. Capirete dopo il perché.

Già dalla prima dispensa, ricorderete, subito ripresi un tema, quello religioso, mistico per manifestare un punto di contatto innegabile tra il platonismo e Plotino. Nel platonismo, la filosofia era intesa come una forma di religione dello spirito, prendendo corpo e natura dalla cultura orfica, il platonismo ha sempre inteso l’essenza complessiva dell’uomo come natura spirituale, elevata verso i maggiori gradi e livelli della bellezza. Basta ricordarsi del mito dell’Auriga. In più, ancora Platone, ci offre col mito della caverna la visione suprema della liberazione dai corpi materiali e dagli inganni. La filosofia genera la liberazione fuggendo dai sensi e dagli inganni della moltitudine. Ricordate l’uscita alla luce, l’abbaglio della verità!

Per Plotino, analogamente, la vita dell’uomo, l’essere interessante, è una costante liberazione, ovvero, un passaggio attraverso le spire del vissuto e dell’inganno fino al definitivo ricongiungimento con l’Uno. Però l’analogia finisce qui.

La nostalgia delle anime per la perdita delle ali, per la vita nella materia, nel dolore, nell’insipienza e nella moltitudine, genera il desiderio inestinguibile di tornare all’unicità. Come si torna all’Uno?

Il mito si ripresenta e ancora offre spunti superiori a qualunque operazione di linguaggio fino e razionale, il mito torna e ritorna come forma di comunicazione superiore, poetica, artistica. Nel neo-platonismo si generano le interpretazioni allegoriche del poema omerico, l’Odissea. Le vicissitudini di Ulisse vengono interpretate come disagio e percorso per il ritorno alla verità, che è per Plotino e non per Platone fuori persino dalla ragione.

L’uomo può ricongiungersi all’Uno. Lo può fare attraverso numerose tappe che prevedono  sempre e comunque un irrobustimento delle virtù e delle sensibilità artistiche, amorose. Ma per giungere definitivamente all’Uno, l’uomo deve rinunciare a se stesso cioè prima di tutto deve disilludersi di poterlo toccare con la ragione.

Sostiene Plotino, Enneade VI, 9, IV:

“Ma la via d’uscita ci è preclusa soprattutto perché l’intelligenza di Lui non si ottiene né su la via della scienza né su quella del pensiero, come per i restanti oggetti dello Spirito, ma solo per via di una presenza che vale ben più della scienza..”.

No, la ragione non può portarci fino al ricongiungimento. Vedete, la nostalgia è mancanza, di qualcosa o di qualcuno, al contempo è il sentimento più diffuso. Plotino intepreta bene un disagio che è amoroso, artistico, esistenziale e religioso, l’Uno ci concede tutto ciò che manca, tutto ciò che la materia e la moltitudine ci negano.

Platone indica la via della ragione, Plotino l’estasi. La filosofia apre la via alla bellezza ma da sola non conduce all’Uno in sé, per giungerci, lo ripeto, l’uomo deve immedesimarsi con l’indefinibile, compiere così il gesto assoluto.

Le Enneadi, l’ultimo passo:

“Ed ecco la vita degli dèi e degli uomini divini e beati: separazione dalle restanti cose di quaggiù, vita cui non aggrada più cosa terrena, fuga di solo a solo.”.

In ogni sentimento di comprensione, perché la comprensione è il sentimento più alto e giusto, ci dovremmo commuovere, perché c’è somiglianza, perché la lontanza è smorzata, perché quello che manca per poco si ritrova.

Dopo Plotino, molti non poterono che trarre e urgere risposte e interpretazioni e virtù di comportamento, la patristica, il monachesimo, la scolastica, la modernità idealista, e la speranza di tutti i pensatori, perché è vero che il misticismo non è filosofia, ma ripeto, senza una riflessione ontologica come si fa ad amare il mondo?

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Share This