Atlante geopolitico

da | 20 Ott 2004 | Geopolitica | 1 commento

Introduzione

Introduzione alla regione americana

Sviluppo economico e demografico

Il continente americano è caratterizzato da una forte distinzione tra Nord, con Stati Uniti e Canada che rappresentano l’economia più grande e importante a livello mondiale, e Sud, con i paesi dell’America Latina.

Per quando riguarda questi ultimi si può notare come il passo della crescita economica sia stato modesto, se comparato con l’andamento di altri paesi, sia negli ultimi anni che nel corso dei decenni precedenti. L’attività economica è risultata instabile e discontinua, mentre la distribuzione della ricchezza e del reddito ha contribuito a incrementare l’iniziale disuguaglianza presente nella regione. In termini di sviluppo umano, la regione presenta evidenti contrasti sia nelle tendenze che nei valori assoluti. In meglio il Brasile ha raggiunto la maggiore crescita economica, mentre la Guyana è stata la peggiore.

Gli indicatori di sviluppo economico, umano e sociale sono strettamente connessi con tre importanti fattori strutturali: la demografia, la geografia e le istituzioni.

Nei paesi dell’America Latina ci sono forti differenze intra-regionali determinate da fattori quali le tendenze di fertilità e di mortalità infantile, che sono a loro volta state determinate dalle circostanze economiche, sociali e culturali prevalenti.

Il tasso di crescita della popolazione nelle Americhe è preoccupante per diverse ragioni, dagli effetti sulla produttività e sui risparmi alla disoccupazione, al crimine e alla disuguaglianza.

Povertà e disuguaglianza: un continente sdoppiato

All’interno del continente americano Stati Uniti e Canada spiccano per la migliore equità nella distribuzione del reddito, anche se alcune sacche di povertà permangono soprattutto nei grandi centri metropolitani. Invece in America Latina c’è una lenta crescita e instabilità sia politica che economica, mentre la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza rimane il problema più evidente della regione.

Gli Stati Latino-americani a Caraibici a più alto reddito hanno redditi pro-capite che sono approssimativamente pari alla metà di quelli dei paesi più industrializzati del continente; mentre quelli più poveri sono caratterizzati da redditi pro-capite dieci volte inferiori a quelli dei Paesi industrializzati, e simili agli Stati del continente africano.

Nonostante tutto ci sono state delle migliorie in alcuni Stati e in alcuni settori come nel campo della sanità, con la riduzione della mortalità infantile; inoltre importante è la diminuzione dell’analfabetismo ed il progresso dell’educazione superiore.

Un profondo gap tecnologico

La regione americana presenta un profondo divario tecnologico tra Nord e Sud.

All’interno della regione Latino-americana i Paesi che meglio si collocano nella lista dei Paesi tecnologicamente avanzati sono Uruguay, Costa Rica e Belize. I fattori che influiscono sullo stato del gap tecnologico di ogni singolo Paese sono principalmente connessi ai legami commerciali, alle privatizzazioni a alla presenza del turismo internazionale.

America Latina: città e foreste in pericolo

Urbanizzazione e deforestazione sono i principali responsabili dei problemi ambientali dell’America Latina. Circa ¾ della popolazione Latino-americana vive in città affollate dove la qualità dell’aria ha superato le soglie di emergenza.

Vi è in atto una costante migrazione verso i centri urbani che però non salva i centri rurali dalla degradazione, proprio perché l’espansione continua dei centri urbani ruba terreno coltivabile, anche se l’america latina ne è piena, e aumenta l’inquinamento atmosferico e territoriale. A tutto ciò si aggiunge la pressante opera di deforestazione che è la principale responsabile dei problemi atmosferici e dell’estinzione di molte specie animali e vegetali.

Il settore energetico: nuove prospettive di espansione regionale

In tutto il continente americano sono numerosi i paesi dove il settore energetico risulta rilevante. Nelle Americhe del Nord i due maggiori Stati si distinguono come grandi produttori di petrolio e gli USA sono anche i maggiori importatori mondiali dell’ “oro nero”, seguiti dal Brasile.

In America Latina il settore energetico è stato caratterizzato da intensi processi di privatizzazione del settore elettrico e di liberalizzazione dei settori di gas e petrolio. Tutti i paesi produttori di petrolio, Venezuela, Messico e Brasile, cercano di muoversi verso economie esterne per attivare investimenti privati.

Le riserve di gas rappresentano una voce importante del settore energetico, con a capo Stati Uniti e Canada, ma anche qualche Paese dell’America Latina in lenta crescita.

Integrazione regionale e internazionalizzazione commerciale

Tra il 1990 ed il 2000 nelle Americhe si è avuta una significativa espansione del commercio interno. Gli Stati Uniti rivestono un ruolo decisivo per il trend di crescita dagli scambi all’interno del continente americano.

Il Sud del continente americano è segnato dalla forte dipendenza dall’esterno del commercio, infatti alcuni Paesi, come ad esempio Colombia e Brasile, restando chiusi ai rapporti esterni trovando molte più difficoltà in termini commerciali di altri paesi più aperti a scambi e rapporti come Messico e Costa Rica.

Nel corso dell’ultimo decennio la crescita dei Paesi dell’America Latina e Carabi è stata legata sempre di più all’andamento dell’economia internazionale.

Corruzione e crimine: il volto violento dell’America

Un fattore determinante in America è costituito dalle condizioni sociali in cui i cittadini interagiscono: in particolare, il rispetto della vita, le libertà individuali e i comportamenti sociali di gruppo.

Le Americhe detengono il più alto numero di omicidi nel mondo e ciò rappresenta una società con una basso rispetto della vita.

Inoltre ci sono alti tassi di corruzione in diversi ambienti di interazione sociale e politica; nonostante tutto si sono avuti dei progressi nella salvaguardia delle libertà civili ed il rispetto per i diritti democratici.

La violenza è emersa come un problema significativo per lo sviluppo dei Paesi americani: è una dimensione importante della povertà, non solamente per i Paesi che attraversano una fase di scontro politico, come ad esempio la Colombia. Le zone interne delle città sono teatri di piccole guerriglie tra bande armate ed il centro è diventato insicuro e violento con livelli crescenti di anarchia e disintegrazione sociale.

La corruzione è presente, soprattutto in America Latina, in diversi ambiti, e ciò porta ad una minor crescita dei redditi pro-capite.

Un continente multietnico

La frammentazione linguistica rappresenta un ostacolo per la governabilità. In una società frammentata è difficile conciliare interessi diversi e a volte opposti per perseguire un bene comune.

I Paesi più frammentati sono l’Ecuador, la Colombia ed il Perù, mentre i più omogenei sono l’Uruguay ed El Salvador.

Le principali linee di frattura sociale sono geografiche più che etniche (sono numerosi gli attriti tra minoranza locali e governi nazionali).

L’America Settentrionale al di fuori degli Stati Uniti

In analisi sono presi Messico e Canada, escludendo gli Stati Uniti perchè è difficile ricondurli in una scena regionale in quanto si dovrebbe tenere in considerazione l’intero scenario globale.

Canada: quale futuro per la Federazione?

Il Canada vede la compresenza di due aspetti. Da una parte, una collocazione internazionale estremamente rilevante, fatta di piena partecipazione alle maggiori istituzioni internazionali (es. G8) e a tutte le iniziative più importanti da queste condotte a livello mondiale, nonché una collocazione determinante per l’equilibrio dell’intera America Settentrionale. Il sistema politico canadese si è evoluto in una lunga storia ma si è sempre caratterizzato per la stabilità e l’equilibrio del suo sistema. Presenta un sistema federale caratterizzato dalla tradizione; ossia il governo federale canadese ha un forte legame con le province federate, così come avveniva in precedenza con i rapporti con la Gran Bretagna.

Il problema principale che il governo federale canadese deve affrontare deriva dalla separazione dei due gruppi linguistici, religiosi e culturali fondatori: francofoni ed anglofoni.

La convivenza alterna periodi di tolleranza a periodi di contrasti. Come per ogni sistema federale, il problema etno-nazionale costituisce il pericolo maggiore di tenuta dell’aggregazione politica.

Messico: verso la democrazia e la liberalizzazione commerciale

Nel 1929 con l’elezione di un candidato dell’opposizione si è avuta una svolta verso la democratizzazione del Paese. Nonostante ciò rimane caratterizzato da problemi gravi tra i quali la povertà, la violazione dei diritti umani, la corruzione, e in particolare l’insurrezione del Chiapas e il sottosviluppo sociale delle regioni arretrate nel Sud del Paese.

Il governo messicano sta cercando di mediare le parti con un lento piano di pace con i guerriglieri dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, ma per ora non ha prodotto i successi sperati. La richiesta dei guerriglieri di riconoscere maggiori diritti agli indigeni non è stata concessa a pieno.

La politica estera messicana è sempre stata condizionata dagli USA, nonostante permangono dei forti sentimenti antiamericani. Motivi di frizione tra i due restano su questioni come l’immigrazione clandestina, il traffico di droga e la posizione nei confronti del governo cubano di Castro.

In politica estera il Messico sta cercando di attuare scambi con altri paesi dell’Occidente, infatti oltre che agli USA e all’Unione Europea, ha trattative commerciali in corso con il Giappone e la Corea del Sud.

Importante è il legame con l’UE, perché per il Messico è il secondo maggiore partner commerciale e una forte fonte di investimenti diretti, mentre per l’UE il Messico rappresenta il maggiore mercato di esportazione nell’America Latina e Carabi.

L’America Centrale: instabilità politica e vulnerabilità economica

America Centrale

Alcuni Paesi dell’America Centrale condividono una storia comune. Alle guerre civili che hanno segnato gli anni Ottanta sono seguiti periodi sostanzialmente democratici e importanti alla stabilizzazione economica (es. El Salvador, Guatemala, Nicaragua).

Nel corso degli anni Novanta in questi tre Paesi sono state varate politiche economiche e riforme strutturali volte alla crescita economica ed alla riduzione della povertà. Ma purtroppo la catastrofe del 1998 dell’uragano Mitch ha intensificano la crisi economica distruggendo il settore agricolo, tradizionale punto di forza del Centroamerica.

Un caso a parte è la Costa Rica che è denominata la “Svizzera del Sudamerica” perché attua una piena liberalizzazione dell’economia, con uno sviluppo dell’industria e delle esportazioni, frenato però da un ingente peso del debito pubblico e dal ruolo dei monopoli statali.

I Carabi: un ventaglio di situazioni geopolitiche

Convergenze e divergenze regionali

I Paesi del bacino caraibico sono caratterizzati da differenze sostanziali in termini politici ed economici. Il complesso arcipelago che forma la regione è costituito da numerose entità con diverse forme di governo e ordinamenti giuridici di vario carattere.

Il livello di urbanizzazione è vario, infatti Cuba e Barbados sono molto urbanizzati, un pò meno Haiti, per esempio.

Nella quasi totalità degli Stati il turismo è la principale attività insieme all’agricoltura.

A Cuba, Haiti e Giamaica la povertà è diffusa e prevale un forte senso dell’eguaglianza, mentre in alcuni Stati più progrediti economicamente ci sono divari di reddito e diversa distribuzione delle risorse tra i diversi gruppi sociali.

Cuba: incognite del dopo Castro

La situazione prima del crollo dell’Unione Sovietica era molto diversa da quella che caratterizza attualmente la vita politica, sociale e, soprattutto, economica dell’isola.

Il regime di Fidel Castro aveva infatti avuto il sostegno dell’Unione Sovietica. Il Paese ha poi sofferto di una grave crisi economica nel 1990, anno successivo alla fine degli aiuti forniti in precedenza. Lo scenario politico di Cuba è cambiato poco nel corso dell’ultimo decennio e non ci sono segnali che possa cambiare sostanzialmente nei prossimi anni. La leadership politica sembra sicura e incontrastata, mentre l’opposizione rimane debole, isolata e divisa. Alcuni gruppi dissidenti hanno tuttavia aumentato le attività, sfruttando l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, ma riscontrando poco interesse da parte della vita politica nazionale. La politica interna non prevede riforme, e il regime a partito unico è riuscito a superare difficoltà economiche e una crescente disuguaglianza che hanno caratterizzato l’ultimo decennio. Negli ultimi anni, i principali orientamenti di politica economica sono stati l’applicazione delle riforme in modo graduale, il rafforzamento della

capacità di regolamentazione della burocrazia statale, la lenta liberalizzazione del commercio, limitata dalla volontà del governo di controllare i costi politici e sociali. L’apertura agli investimenti rimane controllata e ancora più selettiva che in passato. In generale, il progresso economico dell’isola è stato lento, strettamente sotto controllo dello Stato, nonostante ci siano forse esterne di mercato.

Le spese sociali, tra sanità e istruzione, sono state massicce, a Cuba si destinano molte risorse al settore sociale. L’industria del turismo è stata penalizzata dalle vicende legate al terrorismo ed alla conseguente crisi economica mondiale.

I rapporti con gli Stati Uniti rimangono rigidi a causa dell’ostilità ideologica, nonostante vi sia stato un lieve allentamento dell’embargo e continue pressioni per migliorare le relazioni commerciali, diplomatiche e culturali.

I Paesi Andini: una marcata instabilità regionale

Crisi del debito e politiche di aggiustamento

I Paesi della regione andina hanno caratteristiche simili in termini economici oltre che geopolitica. Con la crisi degli anni Ottanta i Paesi di questa regione hanno raggiunto livelli di povertà bassissimi, ma nella seconda metà degli anni Novanta la situazione si è stabilita su cifre tutto sommato positive. Attualmente sembra difficile che i Paesi raggiungano le cifre che stimavano prima della crisi anche a causa del conflitto interno colombiano.

Colombia una nazione sotto assedio

La Colombia rappresenta un caso a parte in America Latina: democrazia più longeva della regione, economia solida, ma in compenso è il maggior paese nella produzione di droghe.

Essendo diverse zone del Paese sotto il controllo di piccoli gruppi armati, lo Stato colombiano non detiene il monopolio dell’uso della forza, e quindi questi numerosi gruppi si permettono di agire aumentando la diffusione di attività illegali.

Anche se la Colombia continua a ricevere aiuti dagli USA attraverso il Plan Colombia per la distruzione delle piantagioni di coca la situazione attuale sembra essere peggiorata.

Cono Sud: recessione e inflazione

Può essere suddiviso in due sottogruppi: al primo Argentina a Brasile, al secondo Uruguay e Paraguay, mentre il Cile costituisce un caso a parte.

Argentina e Brasile sono Paesi che hanno attraversato periodi di profonda crisi ma rispondendo con riforme per il livellamento dei redditi e per diminuire la disuguaglianza sociale, anche se la povertà resta diffusa. Il problema principale per le due Nazioni è sempre stata l’inflazione.

Mentre Uruguay e Paraguay rappresentano piccoli con economia relativamente stabile.

La situazione vede il primo in una fase di stabilità, con l’inflazione che non preoccupa e gli indicatori sociali ed economici sono tra i più altri dell’America Latina, soprattutto con riferimento alla povertà e alla distribuzione del reddito.

Il Paraguay è un Paese poco popolato, ed è riuscito a stabilizzare il livello di economia, cercando di mantenere su cifre modeste il debito estero ed il livello di povertà.

Il Cile costituisce una economia relativamente avanzata e di dimensioni non trascurabili ed inoltre non è stato segnato da profonde crisi. Ha sempre l’inflazione non è mai stata esagerata, ma sono molto alti i tassi di disoccupazione. Inoltre il Cile ha tuttora buone relazioni commerciali con gli Stati Uniti.

Le Americhe istituzionali

NAFTA: un’opportunità di sviluppo, con qualche rischio

Entra in vigore nel 1994, il North American Free Trade Agreement, accordando Canada, Stati Uniti e Messico per la creazione di un’area di libero scambio. Gli obbiettivi sono: eliminazione delle barriere al commercio, e la facilitazione dei movimenti oltre confine di beni e servizi; promozione di condizioni di concorrenza leale; aumento delle opportunità di investimenti; protezione adeguata del diritto di proprietà intellettuale.

Quest’organizzazione potrà favorire la creazione di nuove opportunità di lavoro, per il Messico, così da non creare problemi per l’emigrazione negli USA.

CAN: le aspettative disattese

La Comunità Andina delle Nazioni è una organizzazione sub-regionale costituita a Cartagena, nel 1969, composta dagli organi del Sistema andino di integrazione.

Lo scopo principale è la completa liberalizzazione del commercio dei beni, oltre: allo sviluppo equilibrato e armonico dei Paesi membri, all’accelerazione della crescita attraverso la cooperazione economica e sociale, al miglioramento delle condizioni di vita tramite la creazione di un mercato comune latino-americano.

Inoltre il CAN ha un accordo con l’UE (1998) che regola aree di cooperazione ed intensifica meccanismi di sviluppo delle attività bilaterali.

MERCOSUR: un’unione doganale ancora incompleta

Il Mercato Comune del Sud si è creato nella metà degli anni Ottanta tra Brasile ed Argentina. Prevede la creazione di un mercato unico tra questi due paesi con la libera circolazione dei beni. Nel 1997 si sono aggiunti anche Cile e Bolivia.

Il MERCOSUR prevede due organi: uno di carattere politico, il Consiglio del mercato comune (si occupa del compimento degli obiettivi stabiliti), ed uno esecutivo, il Gruppo mercato comune.

Anche con questa organizzazione l’UE ha forti rapporti commerciali per rafforzare il processo di integrazione.

La principale difficoltà resta la liberalizzazione del settore agricolo.

Free Trade Area of Americas

Mira a creare la più ampia area di libero scambio del mondo, comprendendo 34 Paesi dell’emisfero occidentale appartenenti al continente.

Si è creato nel 1998 al summit di Santiago.

1 commento

  1. Sara Omegna

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