Ci sono molti motivi per creare una società e passare quindi dall’impresa individuale (chiamata semplicemente “ditta”) ad una società ed in particolare ad una società di persone: Snc o Sas.
Uno di questi motivi può essere il vantaggio fiscale, ovvero la possibilità di avere con la società una tassazione inferiore rispetto a quella dell’impresa individuale, con un significativo risparmio fiscale, più o meno ampio, a parità di utili.
Si tratta di uno di quei casi in cui – contrariamente a quanto diceva Totò – il totale non fa la somma, nel senso che l’imposta dovuta dai soci per il reddito della società è generalmente inferiore di quella dovuta, a parità di reddito, dal titolare dell’impresa individuale.
E ciò potrebbe valere anche se nel calcolo di convenienza inserissimo il reddito personale della persona candidata a diventare il socio entrante della costituenda società, che si andrebbe ad affiancare all’imprenditore individuale.
In altre parole se un imprenditore individuale (chiamiamolo “A”), con una tassazione sul suo reddito d’impresa pari ad X, decide di costituire una Società di persone, ad es. una Snc, con un’altra persona (chiamiamolo socio “B”), il quale ha una tassazione sui suoi redditi personali non d’impresa pari ad Y, i due soci della nuova società potrebbe avere una tassazione complessiva, per tutti i loro redditi, d’impresa e no, inferiore alla somma delle vecchie tassazioni X + Y.
Questi calcoli di convenienza fiscale vanno sotto il nome di Pianificazione fiscale e sono importanti quando si decide di costituire una società, partendo da un’impresa individuale, tra il vecchio titolare della ditta ed un nuovo socio, portatore di capitali freschi. L’imposizione fiscale potrebbe infatti portare ad un beneficio economico per entrambi i soggetti, soci della nuova società di persone.
Però, una volta appurata la convenienza fiscale a costituire una società, ci si deve fare un’altra importante domanda e cioè: quanto dovrebbero essere le quote di partecipazione agli utili dei due soci per massimizzare la suddetta convenienza fiscale?
Ovvero, esiste una ripartizione degli utili tra i due soci che ottimizzi il risparmio fiscale insito nel fatto che il reddito societario va distribuito annualmente tra i soci?
La risposta è sì e la quantificazione delle quote ottimali di partecipazione dei 2 soci agli utili è ricavabile dal nostro programma più in basso riportato. Ciò è vero perlomeno quando la decisione circa la ripartizione dei profitti ta i soci non segua altre motivazioni, più strettamente finanziarie.
Per avere tutte queste informazioni è sufficiente inserire 3 dati nelle celle bianche del programma:
- il reddito dell’impresa individuale
- gli eventuali redditi personali (ovvero gli altri redditi non di impresa) dei due futuri soci, cioè dell’imprenditore individuale e del soggetto che entra come nuovo socio
Una volta inseriti i dati, il programma elabora le percentuali di distribuzione degli utili tra i due soci che realizzano il massimo risparmio fiscale possibile (oppure, il che è lo stesso, la minima tassazione possibile), oltre a fornire altri importanti risultati.
In particolare il programma confronta le vecchie tassazioni dei due soggetti interessati alla costituzione della società con le nuove, derivanti (anche ma non solo) dalla partecipazione nell’azienda societaria alle quote fiscalmente più convenienti (se le quote ottimali risultano pari allo 0%, significa che non c’è grande convenienza a mettersi in società).
Abbiamo messo tutto il nostro impegno nella realizzazione del programma e nella stesura dell’articolo, ma essi hanno esclusivamente finalità didattiche e pertanto non fate affidamento sui risultati del programma, né sulle informazioni contenute nel testo. Ci esoneriamo quindi da qualsiasi responsabilità per i danni derivanti dall’uso dei dati forniti.
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