La media inglese, come metodo di calcolo del rendimento delle squadre di calcio, in pratica non esiste più. I giovani molto probabilmente non l’hanno neanche mai sentita nominare.
Una volta invece non c’era giornale che non indicasse, accanto ai punti totalizzati dalle squadre ed agli altri dati delle partite, il valore della media inglese (così chiamata perché ideata da un allenatore britannico).
Eppure la media inglese ha il suo fascino ed in questo articolo vogliamo spiegare quanto sia importante tornare ad indicare nelle classifiche del calcio anche questa statistica.
La media inglese infatti è, a nostro parere, una misura efficace dell’andamento delle squadre. Una grandezza in grado di esprimere con un semplice numero relativo (cioè dotato di segno) se i risultati della nostra squadra sono al di sopra o al di sotto di un valore di riferimento (un benchmark), il cui rispetto assicurerebbe alla squadra di aver giocato una soddisfacente stagione.
Vediamo come si calcola la media inglese. Il concetto basilare è semplice: una squadra per concludere una stagione positiva e quindi arrivare ai primi posti in classifica (diciamo in zona UEFA) deve cercare di vincere sempre in casa e quanto meno pareggiare sempre fuori casa. Insomma, una grande attenzione giustamente al “fattore campo”.
Detto ciò, se la squadra vince in casa rispetta la media e non gli viene attribuito nessun punto, altrimenti se pareggia in casa perde un punto (– 1), perché non ha rispetto la media, mentre se addirittura la squadra viene sconfitta in casa perde 2 punti (– 2). Lo stesso ragionamento vale per le partite fuori casa: dovendo pareggiare sempre, se la squadra vince fuori casa guadagna un punto (+ 1), mentre se perde fuori casa le viene tolto un punto (– 1).
I punti attribuiti secondo la media inglese sono quindi i seguenti:
Vittoria |
Pareggio |
Sconfitta |
|
In casa |
0 |
−1 |
−2 |
In trasferta |
+1 |
0 |
−1 |
Pertanto, se la squadra finisce il campionato a zero (0) oppure, meglio ancora, con una media inglese positiva, significa che ha fatto un bel campionato ed è arrivata prima o comunque tra le prime. Insomma un campionato positivo. Viceversa se la media inglese finale è negativa, la società di quella squadra non dovrebbe essere soddisfatta, perché il rendimento è stato scarso.
Come vedete la media inglese rappresenta quindi una grandezza significativa ed importante per dare un giudizio circa i risultati complessivi di una squadra a fine stagione, ma anche durante il campionato. Essa permette infatti di capire dopo ogni giornata se il trend dei risultati è in linea con un andamento (espresso appunto dalla media inglese) ritenuto soddisfacente.
Questo era quanto avveniva quando la squadra che vinceva prendeva 2 punti. Da quando nel calcio si è passati ai 3 punti per la vittoria (ed un solo punto per il pareggio), la media inglese è stata dimenticata.
Secondo il nostro parere la colpa di questa discesa nel dimenticatoio è stata di coloro che, non avendo compreso niente della media inglese, hanno maldestramente pensato di cambiare il meccanismo di attribuzione dei punti della media inglese per renderlo aggiornato rispetto alla corrispondente variazione del punteggio ufficiale (+ 3 in caso di vittoria) attribuito alle squadre nel campionato.
Seguendo questa logica, completamente sbagliata, qualcuno ha deciso di modificare nel modo seguente la tabella sopra esposta:
Vittoria |
Pareggio |
Sconfitta |
|
In casa |
0 |
−2 |
−3 |
In trasferta |
+2 |
0 |
−1 |
Niente di più sbagliato! Infatti la media inglese, per la sua stessa costruzione, prescinde dalla quantità di punti attribuita in campionato. Essa deve continuare ad indicare l’andamento del rendimento della squadra nel modo e con i punti più in alto indicati, perché il punteggio assegnato come media inglese è solo un metro di misura, indipendente dalle grandezze: potrebbe funzionare anche se invece dei numeri si usassero il pollice in su ed il pollice verso!
Se ritornassimo alla “vecchia” media inglese, i risultati che questa fornirebbe sarebbero altamente indicativi del rendimento delle squadre. Mentre se la calcoliamo con i nuovi valori vengono fuori grandezze assurde e prive di significato.
Per dimostrare quanto appena detto, abbiamo calcolato la media inglese degli ultimi 10 campionati di serie A e di quello attuale (alla 32° giornata, data di oggi) per le prime 5 squadre in classifica. Ecco la tabella con i nostri calcoli:
MEDIA INGLESE |
|||||||||||
Ordine di arrivo |
attuale 2020-21 |
2019-20 |
2018-19 |
2017-18 |
2016-17 |
2015-16 |
2014-15 |
2013-14 |
2012-13 |
2011-12 |
2010-11 |
1° |
6 |
0 |
5 |
8 |
5 |
5 |
4 |
12 |
3 |
4 |
1 |
2° |
-3 |
1 |
-2 |
6 |
2 |
0 |
-6 |
2 |
-2 |
-1 |
-4 |
3° |
-2 |
-2 |
-8 |
-3 |
3 |
0 |
-9 |
-2 |
-6 |
-11 |
-8 |
4° |
-3 |
-3 |
-8 |
-6 |
-6 |
-10 |
-11 |
-11 |
-8 |
-13 |
-11 |
5° |
-5 |
-8 |
-8 |
-5 |
-8 |
-11 |
-12 |
-12 |
-9 |
-12 |
-11 |
Come potete facilmente riscontrare, le prime 5 squadre in classifica hanno sempre una media inglese positiva o poco al di sotto dello zero, confermando con ciò stesso la significatività della media inglese, ovvero la capacità di questa statistica di indicare effettivamente le squadre che hanno fatto un buon campionato, una stagione di alta classifica.
Non esponiamo invece i risultati della media inglese calcolati con il nuovo e sbagliato sistema, perché essi danno luogo a grandezze eclatanti, sia per i valori positivi che per quelli negativi.
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