Boris Vian – Tutti i morti hanno la stessa pelle
Una recensione del libro di Boris Vian "Tutti i morti hanno la stessa pelle"

da | 13 Dic 2005 | Libri | 0 commenti

Boris Vian – Tutti i morti hanno la stessa pelle

Recensione del libro “Tutti i morti hanno la stessa pelle” di Boris Vian.


boris-vianÈ strano come un grande scrittore quale è senza dubbio Boris Vian, che in Francia è un autore di culto pubblicato da case editrici del calibro di Bourgois (per intenderci la casa editrice francese di tutti i romanzi di Tolkien) non abbia ottenuto qui in Italia una grande fama, anzi sia rimasto per lungo tempo pressoché sconosciuto. Fortunatamente per noi, la Marcos y Marcos ha deciso di riproporcene quasi l’intera opera, riportando alla luce romanzi scomparsi, ma di un grande valore letterario. Tra questi, il suo secondo romanzo, “Tutti i morti hanno la stessa pelle ”, scritto nel 1947 e firmato con lo pseudonimo americano Vernon Sullivan.

La storia è ambientata a New York, precisamente nei bassifondi, in mezzo ad ubriaconi e prostitute, dove Dan, un nero dalla pelle bianca, buttafuori in un night club, col vizio delle donne, crede di avere raggiunto una vita rispettabile sposando una donna bianca e costruendo con lei una famiglia.

Ma una sera Richard, un nero che dice di essere fratello di Dan, riappare come un fantôme e minaccia di svelare al mondo intero la parentela che li lega, cosa che in un paese in cui i neri erano ancora considerati meno di niente, avrebbe distrutto la sua vita.

La paura che qualcuno scopra quel terribile segreto, si trasforma in ossessione che spinge il protagonista ad uccidere il fratello e a scappare lontano da tutti, in un delirio che sfiora l’assurdo. Assurdo se si considera che Dan ha la pelle bianca, vive con una donna bianca e frequenta solo bianchi; quanti, dunque, avrebbero creduto alle parole di Richard, uno sporco negro?

Il dubbio è dietro l’angolo. Dan ha sempre odiato i neri profondamente, li ha picchiati, denigrati, umiliati per rendere le sue vere origini insospettabili per gli altri. Eppure ciò che sembra realmente spaventarlo non è tanto il fatto che qualcuno possa vedere in lui un uomo nero, quanto piuttosto che gli altri possano scoprire ciò da cui ha sempre tentato di fuggire, la sua natura più profonda, che non è quella del colore della pelle o dello stile di vita; ma è quella che sente dentro di sé, che lo ha spinto verso le donne di colore, che lo ha reso impotente verso altre donne, che lotta contro la sua razionalità e il suo bisogno di essere accettato.

Questo libro è una critica spietata alla società di quegli anni e a quel razzismo così cieco da spingere un uomo a impazzire, a tal punto da non capire più niente, da compiere azioni abominevoli, per una folle paura di perdere tutto ciò che ha conquistato solo grazie al falso colore della sua pelle. È un libro di una semplicità disarmante che coinvolge il lettore dalla prima all’ultima riga in un gioco crudele, drammatico, ossessivo dove, paradossalmente, l’assurdità delle azioni umane sembra trovare una sua logica ineluttabile.

È pubblicato da ” MARCOS Y MARCOS

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