Il tempo delle parole sottovoce – Anne Lise Grobèty
La recensione del libro Il tempo delle parole sottovoce di Anne Lise Grobèty

da | 25 Lug 2006 | Libri | 2 commenti

Il tempo delle parole sottovoce – Anne Lise Grobèty

Recensione del libro ” Il tempo delle parole sottovoce ” di Anne Lise Grobèty .


il-tempo-delle-parole-sottovoce“Fu in una terra di colline perfette e di frutteti. In un borgo tranquillo, dove tutti si salutavano guardandosi dritto negli occhi. Fu tanto tempo fa: io ero ancora un bambino, e tutto mi sembrava irraggiungibilmente grande: il giardino di mio padre, il borgo, la scuola, il campo di calcio…Avevo un amico. Un amico vero. Oskar”.

Inizia così questa breve ma intensa novella, che vuole raccontare la storia di una grande amicizia, tra due figli e i loro padri, amici da sempre, “come le dita di una mano”: padri ideali, gente semplice che lavorava sodo e che amava terminare la giornata pregustando un buon bicchiere di vino e conversando in versi, scambiandosi le strofe di grandi poeti nell’aria buia e tiepida del frutteto.

Un’ amicizia che viene messa a dura prova e che resisterà alle atrocità del nazismo.

“Nessun pericolo minacciava la nostra vita di bambini finchè non venne il tempo delle parole sottovoce.”.

Improvvisamente, qualcosa cambiò: Oskar non potè più frequentare la squadra di calcio, poi il maestro non gli permise più di entrare a scuola. E i due padri iniziarono a parlare a voce più bassa di prima: “i loro grandi slanci poetici lasciavano sempre più spesso il posto a lunghe discussioni quasi bisbigliate, nelle quali sentivo spirare umori turbati. Dal tono dei loro discorsi intuivo che qualcosa era cambiato ma cosa?…(…) Persino il sapore dei confetti alla violetta non mi sembrava più lo stesso mentre girellavo per il nostro borgo, dove improvvisamente la gente sembrava incapace di salutarsi guardandosi dritto negli occhi”.

Voci basse, quelle dei padri; voci alte, quelle della gente in piazza, come LA VOCE che usciva sempre dalla radio, che parlava più forte di tutte le altre. E situazioni che stavano profondamente e istericamente cambiando, senza capire perchè. “Avevo ancora in corpo la leggerezza dell’infanzia. Ma d’un tratto mi colmai del peso dell’uomo e dei suoi tormenti”.

L’amicizia tra i due bambini e i loro padri continuerà, di nascosto, per proteggere un futuro minacciato dalla follia nazista. Fino all’ultimo saluto: “Tu che ami così tanto la nostra lingua, non dimenticare mai che la parola disperare ne contiene per intero un’altra: sperare! Il tuo amico per sempre, Anton.”.


“Vedo il mondo trasformarsi lentamente in un deserto, sento avvicinarsi il tuono che ci ucciderà, provo la sofferenza di milioni di persone. Eppure, se guardo il cielo penso che tutto questo si concluderà bene, che queste crudeltà finiranno, che nel mondo regnerà nuovamente la tranquillità e la pace. Nel frattempo devo preservare intatti i miei ideali, nei tempi che verranno forse potrò ancora metterli in pratica.”

(Anne Frank, 15 luglio 1944)

2 Commenti

  1. nnnnggghhhggg

    BELLO VERO?

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    • kevinfire

      più o meno

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