Attualmente le pensioni sono regolate dalla legge Fornero. Ciò è vero anche se nel triennio 2019-2021 c’è stata la possibilità di uscita anticipata rappresentata da “Quota 100”, che ha interessato chi aveva almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi.
Per tutti gli altri ha comunque continuato a valere la riforma Fornero, tant’è che con la cessazione di Quota 100, fissata al 31.12.2021, la Fornero ha ripreso ad essere il punto di riferimento per tutti i lavoratori.
Ricordiamo che la Riforma Fornero del Governo Monti prevede 2 tipi di pensionamento (di vecchiaia ed anticipata) al raggiungimento dei seguenti requisiti:
Pensione di vecchiaia |
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2 requisiti |
età |
67 anni + speranza di vita |
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contributi |
20 anni |
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Pensione anticipata |
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solo il requisito contributivo a prescindere dall’età |
contributi |
Uomini: 42 anni e 10 mesi + speranza di vita |
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(Solo per coloro che sono nel sistema contributivo, avendo iniziato a lavorare dal 1°/1/1996) |
età, contributi ed importo pensione |
64 anni (dal 2023: 64 + speranza di vita), 20 anni di contributi ed un importo della pensione non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale (€ 460 a settembre 2021) |
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Questa ripresa di validità al 100% del pensionamento secondo le regole della Fornero, prevista dal 1° gennaio 2022, non piace a nessuno. In effetti con questa legge i lavoratori andrebbero in pensione, nella maggior parte dei casi, a 68 anni di età o con 44 anni di contributi (facendo una stima ragionevole della speranza di vita). Insomma, tutti in pensione con il pannolone (quando invece nel recente passato c’è gente che ha ricevuto la pensione a 50 anni)!
Il fatto poi che con la fine di Quota 100 si crei addirittura il cosiddetto “scalone”, in molti casi di ben 7 anni, tra coloro che avevano i requisiti al 31/12/2021 per andare in pensione con quota 100 e coloro che matureranno i requisiti di pensionamento successivamente (dal 2022) con le più severe regole della Fornero, è solo lo spunto per spingere verso una nuova riforma delle pensioni che preveda una qualche forma di flessibilità in uscita per i lavoratori in deroga alla Fornero.
Infatti lo scalone è solo uno spauracchio formale, perché esso di fatto non è dovuto al peggioramento rispetto al regime valido (la legge Fornero), ma al temporaneo beneficio rispetto a tale regime.
In ogni caso, c’è la richiesta da parte di tutti di una nuova, ennesima, riforma delle pensioni. Una riforma non facile però, perché deve inevitabilmente contemperare le giuste istanza dei lavoratori ad una data di pensionamento ragionevole e di equità sociale con la sostenibilità dei conti pubblici per la spesa previdenziale (peraltro intaccata considerevolmente da tutti coloro che sono andati in pensione ad un’età vergognosa).
Cerchiamo quindi di fare ordine su quelle che sono, ad oggi, le proposte di riforma delle pensioni, analizzandone i pro ed i contro, dal punto di vista sia dei lavoratori che della pubblica amministrazione per la sostenibilità della spesa previdenziale.
Ecco le possibili future regole di pensionamento che andrebbero a valere dal 2022.
- APE sociale estesa
Il meccanismo dell’APE prevede in sostanza l’uscita anticipata dal mondo del lavoro, a 63 anni di età e con almeno 20 anni di contributi, per effetto di un finanziamento erogato a rate (che andrebbe a costituire il trattamento pensionistico per gli anni di anticipo) da restituire poi dal beneficiario al raggiungimento dei requisiti della Fornero per il pensionamento effettivo, mediante decurtazione delle rate di rimborso dalle mensilità della pensione pubblica.
Questa misura è stata prevista solo per i disoccupati ed i lavoratori impegnati in attività usuranti. L’estensione dell’APE sociale dal 2022 (data per certa dagli addetti ai lavori) prevederebbe l’inclusione tra i possibili utilizzatori di altre categorie svantaggiati di lavoratori.
Trattasi di una modifica previdenziale come detto molto probabile, forse perché poco costosa in termini di bilancio pubblico: infatti la platea interessata, anche nella sua versione “estesa”, riguarderebbe pochi soggetti e comunque il meccanismo del finanziamento e del successivo rimborso con parte della pensione aggraverebbe i conti statali in misura abbastanza contenuta.
Proprio per questa sua caratteristica di riguardare pochi lavoratori, l’APE sociale estesa è considerata “non sufficiente” dalle parti sociali, che mirano ad ottenere una riforma previdenziale più inclusiva e generale, con effetti per tutti i lavoratori.
- Proroga Quota 100
Diciamo subito che è molto improbabile che la misura venga prorogata per il 2022 (o per una parte dell’anno), se non altro perché la cessazione al 31.12.2021 di questa importante finestra di uscita anticipata è stata chiesta dall’Unione Europea.
Tuttavia, nel caso non si arrivi ad una riforma pensionistica condivisa fra le forze politiche di maggioranza per fine 2021, la proroga di Quota 100 potrebbe costituire una soluzione ponte di compromesso.
I requisiti, come abbiamo detto, sono: almeno 62 anni di età e 38 di contributi versati, cioè almeno 100 come somma dei due valori.
- Quota 41
Prevede la possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età anagrafica e dal periodo di speranza di vita (che invece nella Fornero si aggiunge periodicamente al requisito oggettivo).
Trattasi di una uscita anticipata molto gradita ad alcune forze politiche e soprattutto ai sindacati, ma particolarmente costosa per le tasche dello Stato (anche se personalmente ritengo che nel lungo termine non ci saranno molti attuali giovani che andranno in pensione prima dell’uscita prevista dalla Fornero, perché ormai si inizia a lavorare – ed a versare contributi – verso i 30 anni di età).
Pertanto, è molto improbabile la sua adozione come modalità strutturale di flessibilità in uscita.
- Anticipo quota contributiva
Il meccanismo di questa particolare riforma delle pensioni prevede il pensionamento al raggiungimento dei 63 anni d’età e di almeno 20 anni di anzianità contributiva. Tuttavia, l’importo della pensione sarebbe più basso, perché calcolato solo sulla base dei contributi versati. La quota retributiva (nei sistemi misti di pensionamento) verrebbe riconosciuta al lavoratore solo una volta raggiunto il requisito di vecchiaia, attualmente fissato dalla Fornero a 67 anni di età.
La paternità della proposta è dell’attuale presidente dell’INPS Pasquale Tridico.
Il pensionamento dei lavoratori mediante anticipo della sola quota contributiva avrebbe il grande vantaggio di pesare tutto sommato poco per il bilancio pubblico.
- Anticipo con riduzione attuariale
Questa formula di riforma delle pensioni è stata avanzata da Boeri e Perotti, i quali hanno ripreso una vecchia proposta di legge dell’ex Ministro del Lavoro Damiano.
Essa individua l’uscita dal lavoro per pensionamento a partire da 63 anni, al prezzo però di una riduzione attuariale dell’importo pagato applicata non solo alla quota contributiva (come previsto ora), ma sul totale della pensione.
Anche questa forma di prepensionamento non avrebbe grossi costi a carico della pubblica amministrazione.
Ecco adesso una sintesi delle caratteristiche sopra indicate relative alle varie alternative forme di prepensionamento, nonché un interessante grafico in cui queste nuove e ipotetiche possibilità di pensionamento vengono classificate a seconda del gradimento dei lavoratori e del costo a carico dello Stato (con la dimensione della bolla ad indicare la stima della probabilità di adozione).
Requisiti di pensionamento per le possibili alternative di riforma |
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Ape sociale estesa |
Età |
63 anni |
Contributi |
30 o 36 anni |
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Status soggetto |
Solo alcuni soggetti potrebbero beneficiarne |
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proroga Quota 100 |
Età |
62 anni |
Contributi |
38 anni |
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Quota 41 |
Età |
41 anni |
Anticipo quota contributiva |
Età |
63 anni |
Contributi |
20 anni |
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Importo |
almeno pari a 1,2 volte l’assegno sociale |
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Anticipo con riduzione attuariale |
Età |
63 anni |
Concludendo, ci si potrebbe chiedere: va bene, ma quale sarà il sistema pensionistico che ci attende? Come sarà articolata la nuova riforma delle pensioni?
Ovviamente, sempre se questa riforma ci sarà. Perché il governo potrebbe anche decidere di non decidere e lasciare la Fornero, in barba alle richieste delle parti sociali.
Personalmente ritengo che l’unico modo di salvaguardare i conti pubblici, nonché la futura sostenibilità della spesa previdenziale (accontentando al contempo anche l’Europa), e di soddisfare le legittime richieste provenienti dalle parti sociali, sia quello di stabilire una forma di prepensionamento, rispetto all’età ordinaria, a pagamento da parte dei lavoratori.
In questo momento storico è ipotizzabile solo una flessibilità in uscita che incida in misura contenuta sugli equilibri di bilancio. Ciò in virtù del fatto che essa sarà pagata dal lavoratore mediante una riduzione dell’importo della sua pensione.
Pertanto, in funzione di tale considerazione, la possibilità di pensionamento anticipato dei lavoratori italiani potrà configurarsi a parere di chi scrive, già a partire dal 2022, in forme e modalità non molto dissimili dagli anticipi con riduzione della pensione visti sopra.
Abbiamo pubblicato anche un programma gratuito che calcola la data di pensionamento per tutte le diverse forme di pensione viste in questo articolo 🙂
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