Perchè esiste la Realtà anziché il Niente?
Un concetto filosofico che spiega razionalmente Realtà ed Esistenza

da | 12 Mar 2017 | Filosofia | 5 commenti

Cos’è la Realtà, cioè l’esistenza di tutte le cose? E’ un processo in continuo divenire costituito da cose ed eventi che acquistano il loro significato in funzione del processo cui appartengono.

Pertanto l’esistenza delle cose (e di tutta la Realtà) è attribuibile al processo che esse alimentano continuamente. Ma a chi o cosa è imputabile l’esistenza del processo stesso?

Non certo alle cose di cui è composto, perché altrimenti si andrebbe indietro all’infinito in una sorta di circolo vizioso senza fine.

Anche attribuire l’esistenza di tutte le cose al Big bang (quello che ha dato vita all’Universo, secondo la teoria scientifica più accreditata) non è una spiegazione logica, perché lo stesso Big bang è un processo, così come è un processo l’evoluzione darwiniana originata appunto dal Big bang inziale.

Per spiegare l’esistenza dei processi di cui sono composte le cose materiali bisogna far riferimento ad un “Principio primo”, in grado di giustificare la totalità dei processi (cioè il Processo nel suo complesso), e cioè ad un principio che sia:

  1. causa prima (ed ultima) dell’esistenza del Processo, e quindi della Realtà
  2. trascendente al Processo stesso, cioè “non riconducibile alla Realtà, in quanto sussistente a prescindere da essa”

Il Principio primo deve essere quindi, ad un tempo, causa efficiente dell’esistenza e trascendente a questa (ovvero distinto completamente dall’esistenza). In altre parole la Causa iniziale del tutto deve essere stata necessariamente un evento libero e consapevole, perché se così non fosse, l’atto creativo non sarebbe trascendente, distinto dalla realtà posta in essere e, con molta probabilità, non sarebbe neanche un vero “atto iniziale”, visto che la sua appartenenza in qualche modo al processo ne farebbe uno dei tanti eventi della regressione all’infinito del processo stesso.

 

Tutto ciò premesso, vale la domanda: con chi o cosa può allora identificarsi il Principio primo?

Oppure, il che è lo stesso: cosa c’era prima del Big Bang, cioè nel momento in cui, per dirla con gli scienziati, non valevano i criteri universali della fisica?

Se il Principio primo fosse stato un atto impersonale, frutto della realtà stessa, cioè della natura, che per qualche procedimento fisico, a noi ancora ignoto, avesse dato vita agli eventi che hanno portato al Big bang, esso non sarebbe stato un atto libero e consapevole, bensì “deterministico”, come tutti i procedimenti scientifici di causa ed effetto. Quindi, anche in questo caso, ritorneremmo ad avere un atto classificabile nel processo stesso e non avulso (trascendente) da esso, e dunque non un Principio primo ovvero un atto consapevolmente creativo.

L’unica spiegazione razionale, in grado di rispondere alla domanda “come è nato l’Universo” oppure “perché esiste qualcosa anziché il niente”, è pertanto quella che concepisce il Principio primo come Persona.

Una Persona che, con atto volontario e consapevole, ha dato inizio a Tutto: realtà, processi, cose, e vita.

Ecco perché io credo.

5 Commenti

  1. Patrizia

    Mi piace molto il tono perentorio, tipico di chi ha la verità in tasca. Prima del Big Bang non ha senso perché non c’era un “prima” in quanto il tempo non esisteva. Noi facciamo parte di uno spazio-tempo, che è iniziato quando è iniziato l’universo in cui viviamo. Senza spazio non può esserci tempo. Da cosa ha avuto origine il tutto? una fluttuazione del nulla quantistico, mi riesce più credibile della “persona” che crea tutto.

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    • Ugo fronti

      Interessante!
      E l’origine di quella fluttuazione quantistica?
      Un’energia latente nel niente?
      Personalmente preferisco assimilarla al trascendente che all’immanente.

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  2. G.

    Molto interessante come ragionamento e devo ammettere che non mi aspettavo un finale a sorpresa simile haha.
    Mi sorge però un dubbio e vorrei porre un quesito nei confronti di chi crede, ovvero quale sia la definizione dello stato “fisico” di questo “qualcuno”. Me lo chiedo perché ormai ognuno ha un proprio parere e una propria prospettiva, tale da far risultare il tema scottante e con opinioni discordanti; c’è infatti chi ha una visione di Dio materialista, chi spirituale, chi confusa e non si pone nemmeno il problema, chi crede in una sorta di energia latente contenuta in tutte le cose che compiano un lavoro (indipendentemente dal fatto che questo lavoro venga effettivamente compiuto o meno) etc.
    Spero di essere stata chiara e ringrazio in anticipo chi avrà il piacere di rispondermi.

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    • Giovanni

      50 % probabilità di esistere…50% di non esistere…chi ha tirato la moneta?

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    • Anonimo

      Risposta a G. Ciao, io sono credente e forse posso aiutarti. Secondo me è un errore chiedersi quale sia lo stato fisico di Dio. Dal mio punto di vista se Dio esiste ed è creatore di fatto esiste indipendentemente dal creato e non ne è sottoposto. Se parli di stato fisico di Dio di fatto stai cercando di descriverlo con uno strumento, ossia la fisica a cui non è sottoposto perche di fatto se ne è creatore esiste indipendentemente da essa. Si può fare lo stesso ragionamento con il tempo, tanti sostengono che non possa esistere Dio perche prima del Big Bang il tempo non esisteva perché ha avuto origine con il Big Bang, ma ragionando così descriviamo un Dio soggiogato al tempo e obbligato a esistere in uno spazio tempo, di cui però sarebbe creatore e di fatto non ha bisogno di vivere in esso. E di nuovo possiamo fare lo stesso ragionamento con la logica, la logica con cui ragioniamo è essa stessa parte del creato, di conseguenza la mia visione di Dio può permettersi di essere paradossale fin che vuole perché esso esiste indipendentemente dalla logica con cui ragioniamo e non possismo descriverlo con essa. In altre parole la mia visione di Dio è un entita che aleggia sopra il creato facendone parte senza però farne parte contemporaneamente in una specie di sovrapposizione, in una sorta di altro piano dell’esistenza. Mi rendo conto che può sembrare confusionario ma di fatto è così perché di fatto sto cercando di descrivere qualcosa (Dio) che di fatto è al di là dello spazio e del tempo, della matematica e della logica, un qualcosa che le nostre menti appartenrnti a questo universo e soggiogate alle leggi della logica e della fisica non possono concepire. Descriverlo come un tizio su una nuvola chi sa dove con un cappello a triangolo e la barba bianca mi è sempre sembrato un po’ semplicistico hahaha. È un po’ come quando studiavo meccanica quantistica, e il mio professore mi disse-non puoi capire la meccanica quantistica perche funziona con una logica che non ti appartiene-di fatto è così. La meccanica quantistica non può essere intuitiva perché funziona in un modo che non ci apoartiene. Per Dio è uguale ma più in grando perché la MQ è comunque soggiogata alla logica matematica, e può essere descritta da essa mentre Dio no. Spero che con questo esempio (leggermente improprio) io sia riuscito a trasmettere anche solo il concetto che intendo. Spero di essere stato chiaro, questa è l umile visione di Dio di uno studente universitario di fisica, e mi scuso per eventuali errori di grammatica che noteró solo dopo aver premuto invio hahahaha (dislessia)

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