Perché piace tanto la tassazione alla tedesca?
Un confronto dell’imposta sulle persone fisiche fra Italia e Germania

da | 4 Ott 2020 | BLOG | 2 commenti

Si parla molto in questo momento di riforma fiscale. Ancora una volta il legislatore vuole mettere mano al sistema tributario italiano, ma questa volta – sembra – non per “rappezzare” qualche stortura qua e là, bensì per attuare una riforma generale, secondo un disegno organico, quantomeno dell’Irpef, cioè dell’imposta sulle persone fisiche.

Come modello di riferimento per questa prospettata modifica sostanziale dell’Irpef pare si voglia prendere il sistema di tassazione tedesco.

Piace molto ai nostri attuali governanti la metodologia di calcolo dell’imposta sulla persona fisica utilizzata in Germania.

Si tratta – come ha giustamente osservato Carlo Cottarelli in un articolo su “la Repubblica” – di un metodo di calcolo dell’imposta solo apparentemente diverso da quello italiano. Infatti, anche in Germania ci sono gli scaglioni di reddito e delle aliquote per ciascun scaglione che si applicano solo alla porzione di reddito compresa nello scaglione di appartenenza.

Tuttavia ci sono pure elementi che fanno divergere i risultati dei due sistemi di imposizione.

Invero le differenze tra i sistemi di tassazione italiano e tedesco sono fondamentalmente due:

  1. nello scaglione ove si trovano la maggior parte dei contribuenti l’aliquota non è fissa, come in Italia, ma cresce al crescere del reddito, generando quindi per questi contribuenti una sorta di tassazione “personalizzata”
  2. inoltre, altra differenza molto importante (e forse un po’ trascurata dalla stampa che sta seguendo la vicenda), è che la Germania ha uno scaglione, il primo, quello con redditi personali fino a € 9.000, ad aliquota zero e ciò comporta – a parere di chi scrive – un forte risparmio di imposta a favore di tutti i contribuenti tedeschi, perché l’aliquota effettiva diminuisce in maniera generalizzata anche per i soggetti rientranti negli scaglioni successivi

Insomma è vero che la metodologia di calcolo dell’imposta sulle persone fisiche è sostanzialmente identica tra Italia e Germania, ma l’algoritmo tedesco comporta conseguenze particolari sulla curva di tassazione. Un algoritmo di cui tutti parlano ma che nessuno ha esplicitato, nonostante la sua straordinaria importanza per il calcolo dell’imposta e per il confronto internazionale. Lo ha fatto però Studiamo.it così da realizzare uno schietto confronto tra le due tipologie di imposizione.

Quindi, meglio di tante parole, forniamo di seguito la proiezione delle due curve di imposta personale (italiana e tedesca).

Ipotesi:

  • per l’Irpef si è considerata una “no tax area” di € 8 mila
  • non sono considerate, per entrambe le curve di imposta dei due paesi, deduzioni e detrazioni eventualmente spettanti

Com’è possibile osservare dal grafico riportato, il sistema di tassazione tedesco comporta, rispetto a quello italiano, un evidente sgravio fiscale sui redditi più bassi, per poi più che compensare le minori entrate tributarie tassando maggiormente i contribuenti con reddito più alto. In particolare, il punto in cui si verifica l’inversione di tendenza sembra situarsi intorno ai 48 mila euro di reddito.

Il sistema di imposizione delle persone fisiche in Germania appare pertanto esprimere una più equa distribuzione del carico fiscale tra le categorie di reddito.

Forse è questa migliore ripartizione del prelievo fiscale che piace tanto al governo, perché permette in sostanza di non colpire eccessivamente i percettori di redditi medio-bassi e di tassare di più i ricchi.

Una conclusione avvalorata anche dal seguente grafico, in cui sono poste a confronto per i due paesi le aliquote effettive di tassazione ad ogni livello di reddito (l’intervallo è sempre di mille euro).

Ipotesi:

  • per l’Irpef si è considerata una “no tax area” di € 8 mila
  • non sono considerate, per entrambe le curve di imposta dei due paesi, deduzioni e detrazioni eventualmente spettanti

A onor del vero bisogna sottolineare che la curva italiana dell’Irpef ha inizialmente un trend molto più “addolcito” di quanto rappresentato nell’immagine (nella quale parte subito del 23% diversamente dalla curva tedesca che parte da zero) e quindi la stessa dovrebbe posizionarsi molto più vicina alla curva tedesca. Ciò per effetto delle deduzioni spettanti a determinate categorie di reddito. È altrettanto vero però che anche l’imposta tedesca prevede delle deduzioni e pertanto potrebbe di nuovo riallontanarsi da quella italiana sui redditi bassi.

Inoltre, e non è questione di poco conto, quella maggiore equità fiscale che sembra il più evidente vantaggio del sistema di tassazione vigente in Germania, riguarderebbe in Italia pochi soggetti: i contribuenti con redditi superiori a 40.000 euro sono in Italia solo il 12% del totale. Per di più. questo peggioramento della loro pressione fiscale potrebbe indurre i nostri grandi imprenditori a portare i loro redditi all’estero, mentre in Germania non c’è, apparentemente, un’analoga tendenza a cercare paradisi fiscali, forse per una minore burocratizzazione dell’apparato pubblico.

Si potrebbe concludere quindi che gli effetti di un sistema di tassazione dei redditi personali alla tedesca implica non poche conseguenze, positive e negative, di cui tenere conto in sede di decisioni politiche.

In realtà la vera conclusione che si può trarre da questa analisi è ancora una volta la necessità per l’Italia di un grande lavoro di semplificazione. Non solo del sistema tributario, che è attualmente una vera e propria giungla di regole, detrazioni ed agevolazioni, ma anche dell’intero complesso della pubblica amministrazione, perché la marcata burocrazia del sistema pubblico italiano è giunta ad un livello prossimo al punto di non ritorno. Un grande spauracchio che allontana le imprese, la ricerca e l’innovazione.

2 Commenti

  1. Roberto Motalli

    Prego aggiungere Irpef regionale e comunale che puo’ arrivare ad un 3%

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  2. Claudio Baiocchi

    Tutte le imposte e le tasse si pagano con i soldi con i soldi ed i soldi derivano dal lavoro, quindi tutte le impiste e le tasse sono sul lavoro. L’IRPEF è l’unica imosta costituzionale ed equo-solidale, tutte le altre NO. Di conseguenza è ridicolo scervellarsi per inventare sempre nuovi modi per mettere le mani nelle tasche dei cittadini. L’unico modo per tassare con equità e slidarietà è: TOTALE RICAVI DI TUTTO IL NUCLEO FAMIGLIARE meno TOTALE SPESE VITALI FAMIGLIARI (O SOGLIA DI POVERTA’ FAMIGLIIARE) = IMPONIBILE. No a distinzione tra tipologie di reddito, una somma di denaro ha sempre la stessa capacità contributiva, sia che provenga da reddito di lavoro dipendente, autonomo, d’impresa, da locazione o da un mix di redditi). Sull’imponibile così determinato ogni Stato applichi le proprie aliquote PROGRESSIVE, in base al proprio fabbisogno. Poichè, così facendo, non ci sarebbero più famiglie sotto la soglia di povertà, non ci sarebbe più bisogno di altre forme di welfare, fonti di truffe colossali ai danni dello Stato, dell’INPS, e della UE. La semplificazione renderebbe più facile la lotta all’evasione, tenuto conto che LE UNICHE IMPOSTE CHE NON SI EVADONO SONO QUELLE CHE NON ESISTONO, COSì COME LE UNICHE MISURE DI WELFARE CHE NON POSSONO DARE ORIGINE A TRUFFE SONO QUELLE CHE NON ESISTONO. Distinti saluti.

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