Apri gli occhi e
vedi il buio.
Flebili lacerazioni
dell’animo.
Dall’oscurità avvinghiato,
si ritrae
il nudo cuore
leccato dal male.
Soffio d’agguato trama
volgendogli le spalle
ché di stelle privo
è il suo cielo.
Un oscurità sibilante
striscia guardinga
nelle vene.
Parassitaria si insinua,
leggiadra si infiltra.
Eiaculata dal mio ego
bellicoso, assassinata
una distraente nebbia.
Da un umbratile sguardo
frantumata.
Gloria silente
la concubina scaglia.
Sadica malattia latente
invisibile all’occhio risulta.
Donna allettata dalla luce
è lido ultimo
di un deturpato nido.
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