Sussurri di vele
che libeccio strappava forte,
come lamenti di sirene
lontane, s’udivano.
Nei lunghi rientri,
le sinistre chiglie
tagliavano il freddo
e tra muri d’acqua
le antiche leggende
ancor solcavano.
Sperduti all’orizzonte,
gli occhi bianchi
di spaiate paranze
dove scorbuto e strani segni
infuriavano i marò.
Tra bestemmie del mattino
e le preghiere della sera
s’uccideva il verno
raschiando sangue secco
dalle polene mastre
dei vecchi capi rais.
Nei ritorni del tempo
la luce del faro
a tratti si fermava
e nel velluto nero
di bonaccia, s’inabissava.
Anime serotine
cadute nei tramagli
l’aspettavano felici
mentre un canto stridulo
di pochi mugnaiacci
s’intonava al pianto
delle vedove del mare.
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