La fissazione di un tetto al prezzo del gas (price cap) non è un pasto gratis come dicono gli economisti, cioè non è una misura senza costo per la collettività.
Uno dei rischi più concreti che si corre è quello per cui, paradossalmente, il gas diventi un bene quantitativamente più prezioso di quanto fosse prima del price cap. Ovvero, in altre parole: il rischio è che il gas venga sostanzialmente a mancare.
Ma meglio di qualsiasi spiegazione vale l’immagine seguente, in cui si può facilmente vedere come in genere la fissazione politica di un tetto al prezzo, inferiore a quello di mercato, spinge la quantità scambiata del bene, per il gioco di domanda e offerta, verso grandezze inferiori (anche molto inferiori) a quelle di equilibrio, cioè a quelle che si realizzerebbero quando il mercato fosse libero di dispiegare i suoi effetti.
La tendenza è questa. Forse l’UE si è attrezzata per manovrare la quantità di gas sul mercato al fine di non permetterne la riduzione, consapevoli delle tipiche conseguenze dell’imposizione di un prezzo politico, ma la tendenza è indubbiamente questa.
0 commenti