Per il nuovo regime fiscale forfettario introdotto dal Governo Renzi abbiamo già elaborato un facile programma che calcola le imposte da pagare, mettendole a confronto con quelle da versare per il vecchio regime dei minimi. In questo studio vogliamo approfondire i casi in cui il regime fiscale forfettario è più conveniente del regime dei minimi, perché abbiamo scoperto che questi casi sono molto più frequenti di quanto si creda, a dispetto delle tante voci – anche autorevoli – che hanno frettolosamente detto il contrario.
Infatti la convenienza dipende da due variabili da quantificare per ciascun anno d’imposta:
- i contributi previdenziali da versare
- i costi (o le spese per i professionisti) sostenuti per l’esercizio dell’attività
In molti casi la combinazione di questi due importi determina una preferenza per il nuovo regime forfettario e quindi un forte risparmio d’imposta, a scapito del regime dei minimi che, come sappiamo, è stato prorogato a tutto il 2015 e che comunque rimarrà in vigore – fino alla sua scadenza naturale – per chi risulta beneficiarne alla data del 31/12/2015. Se pensiamo che il nuovo regime non ha una scadenza e può quindi essere mantenuto teoricamente per sempre (qualora il contribuente continui a rispettarne i requisiti d’accesso), si capisce l’importanza di determinare facilmente quando esso conviene, così da optare per il suo utilizzo anziché per quello dei minimi.
Vediamo subito l’ipotesi in cui l’impresa o il professionista è nei suoi primi 3 anni di vita (cosiddetta start-up)
Il seguente grafico riporta le rette di indifferenza per tutti i tipi di attività, in percentuale del fatturato. Cioè sono mostrate, per ciascuna attività esercitata, le combinazioni di contributi e costi che rappresentano il livello di equilibrio per le imprese ed i professionisti in start-up (sia i contributi che le spese sono in % del fatturato).
Per es. un intermediario del commercio (retta gialla) che versa annualmente contributi previdenziali pari al 30% del fatturato (asse orizzontale), non deve avere costi superiori al 36% del fatturato (asse verticale) se vuole avere convenienza ad applicare il regime forfettario, altrimenti – nel caso abbia costi maggiori – è preferibile che scelga il regime dei minimi. In altre parole, come indicato nel grafico, combinazioni di contributi previdenziali e costi al di sopra della propria retta segnalano la convenienza del regime dei minimi; posizioni al di sotto della retta segnalano invece l’opportunità (in termini di risparmio fiscale) di indirizzarsi verso il nuovo regime fiscale forfettario. L’immagine del grafico permette quindi di vedere chiaramente quando conviene un regime piuttosto che l’altro: ciò dipende – lo ripetiamo – da come si pone (se al di sopra o al di sotto) la combinazione di contributi e costi, in % del fatturato, rispetto alla retta di indifferenza riferita all’attività esercitata. Per chi ama i numeri e le tabelle ecco gli stessi dati di cui al grafico in forma tabellare.
Nelle tabelle sopra riportate sono indicate le combinazioni di contributi e costi/spese che rappresentano il livello di equilibrio per le imprese ed i professionisti in start-up. In altre parole, per le imprese o i professionisti che si trovano a sostenere i suddetti importi (in percentuale sul fatturato) sussiste la sostanziale indifferenza tra i due regimi: forfettario e dei minimi.
Pertanto se i valori dei contributi, in % del fatturato, sono maggiori di quelli indicati o lo spese annuali – sempre in % sul fatturato – sono inferiori di quelli indicati, conviene il regime forfettario, altrimenti è meglio quello dei minimi.
I dati sopra riportati sono da considerare in % del fatturato annuo e come vedete sono distinti a seconda dell’attività esercitata (perché cambiano i cosiddetti coefficienti di redditività previsti dal nuovo regime forfettario). Anche qui un esempio è meglio di 1.000 parole. Vediamo dalla tabella che una start-up operante come intermediaria del commercio ha il suo punto di equilibrio quando paga in un anno il 20% del suo fatturato e sostiene costi per il 16%: per es. con un fatturato di euro 12.000 il punto di equilibrio si ha quando si versano euro 2.400 di contributi e si hanno euro 1.920 di costi. Per questa impresa conviene il nuovo regime forfettario se a parità di contributi ha meno di euro 1.920 di costi oppure se, a parità di costi, versa più di euro 2.400 di contributi previdenziali.
Forniamo ora lo stesso grafico e le relative tabelle per l’impresa ed il professionista che non è nei suoi primi 3 anni di vita
Si tratta cioè delle imprese (e dei professionisti) che sono in normale attività, ovvero oltre i primi 3 anni di vita, e quindi non più in start-up. Questo è il grafico.
Ed ecco le tabelle.
Per chi ancora non è soddisfatto forniamo il seguente utile programma che calcola i costi da sostenere per avere l’equilibrio (ossia l’indifferenza tra i due regimi) una volta inseriti i contributi. Si ricordi che entrambi questi valori sono in percentuale del fatturato. E’ quindi sufficiente inserire nelle celle bianche del programma:
- il tipo di attività esercitata
- la percentuale di contributi previdenziali da pagare nell’anno, in % del fatturato
Ecco il programma, in bocca al lupo per la scelta del regime fiscale !!!
Abbiamo messo tutto il ns. impegno nella realizzazione del presente articolo, insieme ai dati in esso contenuti ed al programma fornito gratuitamente, ma l’intento è puramente didattico e potrebbero quindi risultarne indicazioni e conclusioni errate e discordanti. Questo studio è finalizzato esclusivamente a far capire in generale quanto sia importante una corretta valutazione circa la convenienza del nuovo regime forfettario, tanto bistrattato dalla stampa – anche autorevole – quando invece tale nuovo regime fiscale potrebbe essere un ottimo strumento per risparmiare sul pagamento delle imposte, soprattutto per i giovani. Stante quindi le finalità non scientifiche che ci hanno guidato, ci esoneriamo da ogni responsabilità per gli eventuali danni che possano derivare dall’uso delle informazioni fornite.
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