Quella brutta abitudine ai condoni
Perché uomini di grande competenza come Draghi e Colao propongono condoni?

da | 21 Mar 2021 | BLOG | 0 commenti

Il decreto “sostegni” liquidato dal governo Draghi prevede un condono, l’ennesimo. Questa volta sulle cartelle esattoriali.

Vedi il nostro dettagliato articolo sul condono delle cartelle fiscali, con le principali informazioni sulla disposizione contenuta nel decreto “sostegni”.

Quindi anche una personalità come il Presidente Mario Draghi, sicuramente dotata di grande competenza tecnica, si rifugia alla fine nella sicurezza del riordino amministrativo offerta dallo strumento dei condoni.

Non dimentichiamoci che anche il Professore Vittorio Colao, altra persona di sicure capacità ed attuale Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, ha di recente proposto un condono fiscale all’interno del suo “Piano per la fase 2 della pandemia”, chiamato semplicemente “Piano Colao”. Un documento redatto su incarico del governo Conte e nel quale si evita abilmente di usare la parola condono o sanatoria (preferendo il più moderno anglicismo “voluntary disclosure”), ma che di fatto contiene un condono con riferimento non solo all’emersione del contante, come indicato nel titolo della scheda, ma pure alla regolarizzazione di “altri valori” e dei capitali “detenuti illegalmente all’estero”.

Viene da porsi legittimamente la seguente domanda: perché anche i grandi uomini ripiegano sui condoni?

Forse perché il condono permette di mettere ordine tra la confusione, di eliminare (onerosamente) pratiche impolverate di cui nessuno vuole più farsi carico.

Il condono consentirebbe in particolare di decongestionare un arretrato che la pubblica amministrazione, a causa della sua conclamata inefficienza, non riuscirebbe altrimenti a smaltire.

Sembra questa l’interpretazione che giustifica il grande ricorso ai condoni, come in effetti ci dice lo stesso Draghi: “È chiaro che sulle cartelle lo Stato non ha più funzionato, uno Stato che ha permesso l’accumulo di milioni e milioni di cartelle che non si possono esigere: bisogna cambiare qualcosa”.

Ma al di là di questioni etiche, di ampie discussioni sui media e di tanta retorica, permettetemi solo di fare una domanda: perché io ho dovuto pagare tutte le mie tasse, fino all’ultimo centesimo, mentre altre persone hanno diritto di non pagarle alla loro regolare scadenza e sono anche premiati per questo?

L’inefficienza della pubblica amministrazione non deve andare a discapito degli onesti e di tutta la collettività (perché i soldi non incassati dovranno comunque essere riscossi per altre vie).

Bisogna rendere efficiente la pubblica amministrazione: costi quel che costi!

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