Allarme mutui: famiglie a rischio
L'articolo spiega perchè c'è allarme per i mutui a tasso variabile che, con l'aumento dei tassi d'interesse, stanno mettendo in difficoltà le famiglie italiane

da | 26 Nov 2007 | Banca e bancari, Società | 0 commenti

È una bomba innescata e pronta ad esplodere da un momento all’altro. L’alto indice di indebitamento verso il sistema finanziario ed il rialzo dei tassi di interesse stanno mettendo a dura prova la capacità delle famiglie italiane di arrivare, con il proprio reddito, a fine mese.
Un reddito caratterizzato peraltro da sempre maggiore precarietà e dalla continua perdita del suo potere d’acquisto.
Gli stipendi in particolare sono rimasti sostanzialmente invariati negli ultimi anni, mentre i prezzi, soprattutto degli immobili, hanno conosciuto un’impennata spaventosa. Per questi soggetti, dunque, il rischio di diventare improvvisamente debitori insolventi è molto concreto.

I dati parlano chiaro: secondo l’Adusbef c’è un vero e proprio boom dei pignoramenti immobiliari, ovvero della naturale conseguenza al mancato pagamento delle rate dei mutui.

Le esecuzioni immobiliari avviate dagli istituti di credito rappresentano pertanto un sintomo evidente delle difficoltà dei nuclei familiari di far fronte ai prestiti contratti.

Tra il 2006 e il 2007 l’incremento di tali procedure giudiziarie è stato in media superiore al 20% in tutte le principali città italiane, con punte del 29% a Napoli e Venezia e addirittura del 41% a L’Aquila.
A fine anno la differenza rispetto al 2006 dovrebbe attestarsi intorno ad un preoccupante +23%. Sempre secondo le stime dell’Adusbef, i mutui patologici per i quali è stata avviata un’azione di recupero coattiva costituiscono ormai il 3,5% del totale dei mutui erogati: circa 120 mila casi su tre milioni e mezzo di prestiti concessi.

Con la stretta monetaria operata dalla Bce a partire da dicembre 2005, le famiglie italiane si sono viste aumentare la rata pagata mensilmente anche del 40-50% in soli due anni. Ciò spiega ampiamente la crescita dei pignoramenti immobiliari, stante l’impossibilità di molti debitori a rispettare, alla luce dei nuovi importi, le scadenze previste dal piano d’ammortamento.

Ad essere vicini alla soglia d’insolvenza sono soprattutto i nuclei con una fascia di reddito appartenente al primo “quintile” (il 20% di soggetti posto al livello più basso nella piramide reddituale). I nuclei cioè con un reddito netto mensile non superiore ai 912 euro (fonte Nomisma per il Ministero delle Infrastrutture): 30 mila famiglie, secondo una prudente stima.

Tutti i numeri fanno quindi propendere per un allargamento del fenomeno di default nel pagamento delle rate. Tanto più che c’è stato un ingigantimento della cifra media chiesta in prestito, arrivata a 130.000 euro, e tanto più che si è allungata oltre misura la durata media dei nuovi mutui erogati: nel 2004 era pari a 18,4 anni, adesso (nel 2006) si è attestata a 22,2 anni e cresce ancora.

Se si considera, inoltre, che ben il 75% dei mutui fondiari è a tasso variabile e risente perciò di qualsiasi ritocco, anche minimo, del costo del denaro, si capisce perché l’associazione dei consumatori ha lanciato l’allarme.
E lo ha fatto alla vigilia di un’importante occasione: l’incontro al tavolo delle trattative di ABI, associazioni dei consumatori e dei notai per regolamentare in modo pratico la cosiddetta portabilità dei mutui. Il provvedimento in questione, varato all’interno delle liberalizzazioni volute dal Ministro Bersani, consente di trasferire da una banca all’altra senza costi (almeno così vorrebbero Ministro e consumatori, contraria l’ABI) il mutuo in essere quando esso è divenuto troppo oneroso. Si tratta pertanto di una buona contromisura avverso il caro mutui.

Altri interventi finalizzati a contenere i rischi delle famiglie indebitate potrebbero essere quelli volti a permettere la rinegoziazione (con la stessa banca) dei mutui, senza oneri e mediante l’allungamento della loro vita residua. È pure auspicabile la previsione di provvidenze sugli interessi a favore delle fasce più povere della popolazione, finanziabili con appositi fondi di rotazione a carico del bilancio dello Stato o degli enti pubblici, integrati eventualmente con i proventi derivanti dall’applicazione della normativa sui conti dormienti delle banche.

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