Il cuneo fiscale (e contributivo) è la differenza tra l’importo percepito dal dipendente come stipendio netto ed il costo complessivo sostenuto dall’impresa per il lavoro di quello stesso dipendente. Una differenza che è formata dalla somma degli oneri fiscali, assicurativi e previdenziali a carico sia del lavoratore che, in misura maggiore, del datore di lavoro.
La Finanziaria 2007 ha previsto il taglio di ben cinque punti di questo cuneo, mettendo quindi a disposizione di lavorati ed imprese risorse finanziarie aggiuntive in grado di sostenere energicamente quel rilancio dell’economia nazionale che il Ministro dell’Economia Padoa-Schioppa ha posto alla base di tutte le sue manovre di politica economica.
L’obiettivo di riduzione del cuneo fiscale dovrebbe avvenire mediante uno stanziamento iniziale di nove miliardi di euro, di cui il 40% (circa 3,8 miliardi) da destinare ai lavoratori ed il 60% (poco più di cinque miliardi) alle imprese.
In particolare il provvedimento dispone che il beneficio si perfezioni in due momenti: il primo è coinciso con il febbraio scorso, attraverso l’applicazione delle nuove ritenute fiscali in busta paga, il secondo, più consistente, era in calendario nei prossimi mesi di giugno/luglio, stimando che solo nel 2008 il programmato abbattimento del cuneo sarebbe andato definitivamente a regime.
Il finanziamento agirà su due fronti in modo d’avere un più consistente impatto economico. Da una parte aumenterà il reddito dei salari (è stimata una loro crescita media del 2%), per sostenere la spesa delle famiglie, e dall’altra permetterà alle imprese un cospicuo risparmio d’imposta (che dovrebbe risollevare la produzione).
Per quanto riguarda i lavoratori, l’avvicinamento della retribuzione lorda allo stipendio netto concretamente pagato avverrà per mezzo della nuova curva di tassazione dell’IRPEF (i cui effetti già si avvertono nelle buste paga, ma non riguardano le dichiarazioni dei redditi attualmente in preparazione perché ad esse, riferendosi al 2006, si applica la vecchia disciplina tributaria) e con l’erogazione di assegni per il nucleo familiare (ANF) più elevati rispetto a quelli precedentemente riconosciuti ai dipendenti.
Soprattutto a questi ultimi è affidata la missione di fornire al popolo dei lavoratori dipendenti una disponibilità monetaria maggiore, da spendere sul mercato per le crescenti necessità familiari, chiaramente con un occhio di favore ai nuclei più numerosi e con basso reddito, cercando di eliminare gli scaglioni di reddito finora utilizzati per l’erogazione degli assegni, ritenuti troppo sensibili alle variazioni della retribuzione.
Per quanto concerne invece le imprese, l’intervento sul cuneo fiscale è operato sulla base imponibile IRAP, sia fissando una misura forfetaria di deduzione per ogni assunto a tempo indeterminato, sia rendendo possibile la deducibilità dall’IRAP dei contributi previdenziali ed assistenziali limitatamente ai lavoratori con contratto a tempo indeterminato, ma con le rilevanti eccezioni delle spese per apprendisti, disabili ed assunti con contratti di formazione lavoro.
Ed è proprio quest’ultima la misura agevolativa che è stata oggetto di una recente rivisitazione da parte del Consiglio dei Ministri, nel tentativo di superare l’ empasse originato dalle obiezioni provenienti da Bruxelles relative alle possibili distorsioni concorrenziali del provvedimento stesso.
Infatti, in prima stesura, dal beneficio delle deduzioni IRAP, che avrebbe dovuto dare nuova linfa al cuneo fiscale, erano escluse una serie di imprese, tra cui le banche, le società finanziarie e le compagnie di assicurazione. Senonchè tale circostanza ha scatenato le ire del commissario per la concorrenza Neelie Kroes, il quale ha di conseguenza posto alcuni impedimenti alla manovra di politica fiscale varata dall’esecutivo italiano.
Per saltare questi ostacoli il governo ha pertanto deciso di emanare un decreto legge con cui estendere a banche, finanziarie ed assicurazioni le facilitazioni destinate alla riduzione del cuneo fiscale.
Il parto del D.l. non è stato comunque indolore, perché si è dovuto ancora una volta mediare la soluzione (raggiunta solo in tarda notte) con i ministri della sinistra radicale, preoccupati di evitare che si arrivasse di fatto ad una sorta di finanziamento a favore di banche ed assicurazioni.
E forse anche per questo si è voluto risolvere l’altro problema della copertura finanziaria dell’estensione con il ricorso ad aggravi contributivi e fiscali a carico degli stessi settori che godranno degli sconti fiscali. Il costo dell’operazione è infatti di 1,053 miliardi di euro per il triennio 2007-2009 e ad esso si farà fronte, dice il vice Ministro dell’Economia Visco, con maggiori entrate derivanti da disposizioni volte ad armonizzare, per le imprese operanti nei settori interessati, “le regole in materia di garanzia del salario e di tutela contro il rischio della disoccupazione, con un correlativo aumento delle aliquote contributive, nonché a razionalizzare la base imponibile dell’IRAP”.
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