Il futuro dell’Energia e dell’Ambiente in Italia
Energia e ambiente: cosa ci attende veramente?

da | 26 Ago 2008 | Società | 0 commenti

Il futuro dell’Energia in Italia: ecco cosa veramente ci aspetta

Il rapporto ENEA non lascia dubbi sulla priorità della spesa in Ricerca e Sviluppo

E’ sufficiente un’immagine per capire la drammaticità della situazione energetica italiana.

Un’unica semplice immagine – un grafico per la precisione – per capire, più di mille parole, la triste realtà italiana, soprattutto se confrontata con quella dei principali Paesi europei.

 energia2

Mentre la curva italiana della Spesa pubblica in Ricerca e Sviluppo nel settore energetico (rispetto alla complessiva R&S pubblica, linea blu) sprofonda verso il basso, la stessa curva per Germania, Regno Unito e Danimarca mostra una spiccata crescita negli ultimi anni. La linea rossa mostra invece la quota di R&S sui PIL nazionali.

In particolare la quota italiana di R&S nel settore dell’energia, sul totale della spesa in ricerca, è scesa dal 2000 di ben 20 punti percentuali (-20%). Nello stesso periodo in Germania e Danimarca questa stessa quota ha registrato un lusinghiero +40% e in GB addirittura è cresciuta oltre il 50%.

Pertanto, gli investimenti in Italia sono sicuramente inadeguati e vanno, altrettanto sicuramente, incrementati con una sana e robusta politica energetica. Non basta più la volontà generica (peraltro più volte manifestata dai vari esecutivi) di investire nella ricerca, occorrono improrogabilmente investimenti concreti nel settore energetico.

E’ questa in sostanza la conclusione finale del “Rapporto Energia e Ambiente 2007” dell’ENEA.

Una conclusione che non solo è in piena armonia con il “Piano strategico per le tecnologie energetiche”, il cosiddetto SET-Plan, varato nel 2007 dall’UE per rispondere alle sfide energetiche e ambientali del futuro, ma è soprattutto un’imprescindibile scelta per assicurare la necessaria competitività alla crescita dei propri sistemi economici.

La spesa in Ricerca e Sviluppo getta infatti le condizioni affinché la tecnologia progredisca e l’innovazione si affermi e solo con queste premesse è possibile aumentare la competitività del Paese. Altrimenti, la mancata accelerazione nazionale sulle nuove tecnologie comporterà inevitabilmente, in un futuro non lontano, l’esigenza di importare la relativa tecnologia dai Paesi leader, ovvero da quei Paesi che hanno invece avuto la saggezza, adesso, di espandere la loro R&S.

Il rispetto del SET-Plan UE è proprio il primo passo per cogliere le opportunità derivanti dall’investimento in nuove tecnologie, con l’obiettivo di far fronte ai vincoli della dipendenza energetica e della sostenibilità ambientale. Quindi una vera “Rivoluzione industriale” quella indicata dal virtuoso percorso tracciato dalla Commissione Europea, i cui benefici non saranno soltanto la CO2 evitata, ma anche e soprattutto il possesso di tecnologie in grado di aumentare la competitività dei Paesi che avranno saputo tempestivamente comprendere tale situazione.

In altre parole, lo sviluppo delle tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili si accompagna all’intercettazione di mercati ad elevati tassi di crescita.

L’ENEA, per meglio dimostrare l’urgenza e l’importanza della scelta energetica, ha inserito nel suo rapporto annuale una previsione scientifica degli scenari che attendono il nostro Paese a partire dall’attuale, nel medio (anno 2020) e nel lungo termine (anno 2040).

Le ipotesi utilizzate dai modelli previsionali prevedono una più che verosimile accelerazione tecnologica limitata alle tecnologie esistenti o, al massimo, a quelle in fase di avanzato sviluppo (ACT), lo sviluppo di nuove tecnologie con una riduzione del 50% delle emissioni (BLUE)  e, infine, una combinazione delle prime due (ACT+).

Ne conseguono proiezioni suscettibili di individuare la soluzione tecnologica meno costosa per raggiungere gli obiettivi programmati di riduzione delle emissioni di CO2.

Vediamo dunque i risultati delle stime effettuati dall’ENEA, ricordando innanzitutto l’attuale situazione italiana in fatto di disponibilità di energia per fonte (anno 2007, fonte ENEA, in percentuali).

Fonte

%

Petrolio

43

Gas naturale

36

Carbone

9

Fonti rinnovabili

7

Import energia elettrica

5

TOTALE

100

Scenari futuri a medio (ano 2020) e lungo termine (anno 2040) – fonte: elaborazione ENEA (in %)

Contributo (in %) di nucleare, CCS e rinnovabili alla riduzione delle emissioni in ipotesi di accelerazione tecnologica

scenario anno 2020

scenario anno 2040

Rinnovabili termiche e biocombustibili

13

14

Solare elettrico

4

7

Altre rinnovabili elettriche

6

4

Nucleare

6

10

CCS (tecnologie di cattura e confinamento della CO2)

2

9

Altre tecnologie

69

56

TOTALE

100

100

Ecco dunque le principali conclusioni cui è giunta l’ENEA in seguito all’analisi degli scenari futuri elaborati dai modelli:

  • Il carbone potrà essere prodotto con tecnologia “zero emission” solo dall’anno 2025.
  • Il contributo del nucleare con tecnologia di 3° generazione è abbastanza limitato, come evidenziato nella tabella per le due proiezioni. Solo con tecnologia di 4° generazione il nucleare potrà avere un ruolo di maggior rilievo, ma per essa l’operatività non è prevista prima di 25-35 anni.
  • E’ rimarcata l’importanza strategica degli investimenti nelle tecnologie per l’efficienza energetica e, in particolare, per quella riguardante gli usi finali dell’energia, perché da questi investimenti ci si può aspettare una riduzione anche del 45% delle emissioni.
  • I trasporti sono un problema, perché, mentre incidono fortemente (30%) sui consumi e quindi sulle emissioni di gas serra, rispondono molto debolmente (6%) agli interventi tecnologici. Il settore dei trasporti dà luogo a consumi in continua crescita e costituisce il fattore principale della dipendenza italiana dall’estero. Inoltre, l’introduzione di motori alimentati a celle a combustibile e idrogeno non sembra produrre effetti significativi prima del 2030.
  • Gli scenari migliori stimano la riduzione del 50% delle emissioni solo a partire dal 2050.
  • Nessuno scenario, neanche il più ottimistico, prevede una riduzione dei consumi di energia primaria del 20%, obiettivo invece auspicato dalla Commissione Europea.

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