La finanziaria
Un articolo sulla finanziaria, sul bilancio dello Stato, sugli obiettivi della legge finanziaria e commenti su quelle del governo Berlusconi.

da | 3 Ott 2006 | Società | 0 commenti

La Finanziaria

 

Il Bilancio dello Stato e la legge Finanziaria

La manovra finanziaria complessiva dell’apparato pubblico statale è costituita da diversi documenti, di cui i principali sono il Bilancio di previsione annuale, il Documento di programmazione economica-finanziaria (DPEF) e appunto la legge Finanziaria.

Il bilancio di previsione annuale è un prospetto contabile contenente l’indicazione delle entrate e delle spese stimate per l’anno finanziario. Con la sua approvazione da parte del Parlamento il Governo è autorizzato ad effettuare le spese riportate nei singoli capitoli, necessarie al funzionamento dell’intera sfera della pubblica amministrazione. Se non si giunge a tale approvazione entro la fine dell’anno, si dà luogo all’esercizio provvisorio del Bilancio, consistente nella possibilità di sostenere ugualmente le spese quantificate nel Bilancio in discussione, per un periodo non superiore ai quattro mesi. Rilevanti per il governo della finanza pubblica sono le previsioni costituzionali, contenute nell’art. 81, per le quali non possono stabilirsi nuovi tributi e nuove spese con la legge di approvazione del Bilancio ed ogni altra legge che preveda nuove e maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte (la mancanza di tale copertura finanziaria configura di fatto uno dei principali motivi per cui il Presidente della Repubblica rinvia alle Camere norme legislative già approvate).

Il bilancio statale è inoltre compilato sulla base del DPEF, che definisce gli obiettivi economici per un periodo più lungo, ponendo a confronto l’evoluzione tendenziale a politiche invariate e l’andamento programmato del cosiddetto settore pubblico allargato.

Nel complesso del governo statale dell’economia la Finanziaria è di conseguenza lo strumento che permette all’esecutivo d’introdurre innovazioni normative in materia di entrate e spese, fissando anche il tetto massimo dell’indebitamento dello Stato. Si tratta in sostanza di un insieme di disposizioni miranti alla realizzazione delle misure di politica economica da adottare in rapporto all’evoluzione del quadro macroeconomico, anche se nel tempo la Finanziaria si è trasformata in una specie di legge omnibus , contenente norme eterogenee e non sempre finalizzate alla manovra annuale di Bilancio. L’importanza di questa fondamentale legge è ravvisabile nel fatto che essa deve, tra l’altro, cercare un delicato equilibrio nel conseguimento dei risultati quantitativi delle influenti variabili coinvolte. Infatti, oltre al ricordato livello massimo di ricorso annuale al mercato finanziario, la Finanziaria punta a gestire le principali grandezze economiche del Paese ed a valorizzare i settori meritevoli d’investimento. Solo per fare qualche esempio di tali obiettivi di politica economica, spesso antitetici tra di loro, è possibile citare:

  • l’incremento del prodotto interno lordo (PIL), ovvero del complesso dei beni e servizi prodotti in Italia;
  • la diminuzione della disoccupazione;
  • la stabilizzazione ed il controllo del tasso d’inflazione;
  • lo sviluppo del mezzogiorno;
  • la creazione di infrastrutture in aree carenti;
  • la crescita di particolari comparti considerati prioritari negli investimenti, come la formazione o la ricerca e sviluppo (R&S);
  • il potenziamento di alcuni settori pubblici, come la sanità e l’istruzione;
  • la maggiore efficienza generale dello stato assistenziale (il welfare state);
  • il rispetto degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’UE, come i valori massimi consentiti del tasso d’interesse nominale a lungo termine e dei rapporti tra disavanzo pubblico e PIL e debito pubblico e PIL.

Le precedenti finanziarie

Il Governo Berlusconi ha posto in essere delle leggi finanziarie caratterizzate da una non particolare rigorosità sul lato delle entrate e da consistenti ed incongruenti tagli sul lato delle spese.
Gli investimenti sono stati focalizzati su particolari settori o su ristretti mercati e, lungi dal definire un quadro organico d’intervento, hanno piuttosto rappresentato una sorta di “rimedio provvisorio” ai problemi riscontrati. La politica economica del precedente esecutivo si è anche contraddistinta per la mancata realizzazione pratica degli intenti dichiarati: è il caso per esempio della riforma tributaria, solo parzialmente realizzata, e dei concordati fiscali preventivi, che di fatto non sono mai entrati a regime. Per quel che concerne le entrate tributarie è da ricordare come esse siano state sostenute, nel quinquennio di governo del centro-destra, soprattutto da ricorsi una tantum a condoni, sanatorie e concordati fiscali, con tutte le polemiche che ad essi hanno fatto seguito.

Nello specifico la Finanziaria del 2004 stabilì agevolazioni ed interventi per l’agricoltura e l’editoria. Prorogò la detrazione fiscale per le ristrutturazioni edilizie ed il progetto di finanziamento per l’acquisto di PC a favore di studenti e docenti. E’ la finanziaria dell’ormai celebre contributo al digitale terrestre, allo scopo di far decollare questo innovativo sistema di radiodiffusione, il cui futuro è invece attualmente molto incerto, con grandi aree della penisola ancora non coperte dal segnale.
Ci fu il rinnovo del blocco delle assunzioni nel pubblico impiego e la costituzione di fondi per la “promozione straordinaria” del made in Italy , per garantire prestiti fiduciari agli studenti e (quanti lo ricordano?) per favorire la partecipazione dei lavoratori nelle imprese.
Infine, veniva previsto un sistema di norme per facilitare le privatizzazioni, mediante la dismissione dei titoli azionari detenuti dallo Stato.

Ancora più varia ed apparentemente disorganica è stata la Finanziaria 2005, la quale sarà ricordata soprattutto per il drastico taglio operato alla spesa pubblica attraverso il meccanismo della “golden rule“: fissazione di un tetto del 2% all’aumento della spesa delle pubbliche amministrazioni.
Inoltre, quell’anno fu segnato dalla stretta sugli affitti e da una vera e propria “invenzione” dei dicasteri di Berlusconi, la “pianificazione fiscale concordata“, cioè una sorta di scommessa del fisco con i contribuenti circa l’entità dei futuri redditi imponibili, che avrebbe dovuto costituire parte integrante della riforma tributaria in preparazione. Infine è opportuno citare anche gli interventi su sanità, beni culturali e le ulteriori misure restrittive sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici.

Classica finanziaria da campagna elettorale è stata invece quella dell’anno scorso, le cui principali misure sono state un drastico taglio operato alle tariffe notarili sulle compravendite immobiliari, il venir meno della necessità dell’atto del Notaio per gli acquisti di auto e moto, il bonus bebé e le agevolazioni per figli e scuola, la riproposta di un concordato fiscale preventivo rivisto e corretto (constatato il fallimento del precedente), la pornotax, il taglio dell’1% del costo del lavoro e, soprattutto, l’energico abbattimento delle spese degli enti pubblici territoriali (Regioni, Province e Comuni), che suscitò vigorose proteste all’interno delle amministrazioni locali.

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