Manca solo l’OK del Senato al perfezionamento della terza tappa del lungo percorso sulle liberalizzazioni tracciato dal Ministro per lo sviluppo economico Pier Luigi Bersani.
Anche in questa occasione si è accesa un’ampia discussione fra le parti politiche ed all’interno delle categorie interessate dal provvedimento, ma ormai è del tutto evidente che le cosiddette “lenzuolate” di Bersani siano sempre più gradite ai consumatori, i quali hanno compreso come esse vadano a favore della concorrenza e quindi, in definitiva, del pubblico interesse, permettendo in molti casi di ottenere meglio ed a minor prezzo i prodotti e servizi offerti dal mercato.
Anzi, se qualche malumore tra i cittadini si solleva, esso è dovuto più che alle norme in quanto tali agli stralci ed alle mancate attuazioni fino in fondo delle stesse, spesso originati dall’azione delle lobby parlamentari, ancora molto potenti.
Si può dire e a ragione che il meccanismo delle liberalizzazioni costituisce il biglietto da visita dell’attuale esecutivo di sinistra, rappresenta cioè l’aspetto maggiormente emblematico dell’azione politica di governo, quello che, meglio di qualsiasi altro intervento, indica la svolta che si vuole dare al Paese.
Ed è su questa scia che arriva in Senato per la definitiva approvazione il nuovo pacchetto di liberalizzazioni, tutte interessanti e potenzialmente foriere di straordinari effetti per le tasche degli italiani, anche se qualcuno le ha ridimensionate da lenzuola a “fazzoletto” per via delle modifiche apportate, che hanno, purtroppo, diminuito la loro portata originaria.
Deve essere questo un campanello d’allarme per il governo, perché la gente è stanca dei gruppi di pressione (le lobby) che agiscono alle Camere e che non hanno altro obiettivo se non quello di difendere, troppo spesso con successo, i loro interessi corporativi. Si chiede ai politici di fare l’interesse pubblico, non quello di parte, altrimenti tali situazioni non fanno altro che alimentare quella disaffezione verso la politica ed i suoi esponenti di cui tanto si parla in questi giorni e che non è certo un bene per il paese.
Venendo alle novità legislative in corso di emanazione, colpiscono in particolare alcuni provvedimenti. Interessante ed originale la norma che prevede, in caso di aumento del prezzo del petrolio di oltre due punti rispetto al valore di riferimento contenuto nel Dpef, di trasformare i conseguenti maggiori incassi dell’IVA in corrispondenti diminuzioni delle accise sui carburanti. Lo scopo evidente è quello di mantenere stabile il prezzo finale dei carburanti. Utile allo stesso fine anche la libertà d’impianto dei distributori, che non avranno più limiti minimi di distanza nei confronti degli altri distributori di carburante e che potranno insediarsi anche presso gli ipermercati. Tuttavia non sembra, allo stato dei fatti, che l’incremento del numero delle pompe possa portare ad un aumento significativo della concorrenza (e quindi ad un sensibile calo dei prezzi) in questo specifico settore.
Sempre sull’argomento dell’eliminazione dei vincoli al libero mercato è da segnalare il venir meno del divieto imposto ai panifici dell’apertura domenicale e festiva, per cui si potrà avere il pane fresco anche di domenica.
Ben venga anche il nuovo regime fiscale agevolato per i prodotti del commercio equo e solidale, se non altro per la loro natura etica.
Novità in vista pure per il trasporto ferroviario ed aereo. Per le ferrovie ci sarà la liberalizzazione delle tariffe e l’attenuazione delle disposizioni che definiscono i cosiddetti “rami secchi”.
Le compagnie aeree potranno invece vendere direttamente negli aeroporti i biglietti rimasti invenduti, con la formula (graditissima) del last minute. Esse, inoltre, non potranno più pubblicizzare il prezzo del biglietto separato dagli oneri accessori, migliorando così di molto la trasparenza delle tariffe ed il confronto tra operatori aerei.
Ancora le banche sotto il mirino delle norme a favore della concorrenza. A rafforzare le disposizioni tese al ricircolo dei fondi depositati sui conti “dimenticati”, arriva l’obbligo di raccogliere, all’atto di apertura del conto corrente, le generalità di tre persone cui rivolgersi quando il conto “dorme”, ovvero non si movimenta, per almeno due anni. Gli istituti di credito dovranno anche fare a meno degli introiti derivanti da una voce storica del loro bilancio: la commissione di massimo scoperto, che era la penale (in percentuale) che il correntista doveva pagare trimestralmente sul saldo di scoperto più elevato raggiunto nel periodo.
Le banche potranno comunque prevedere una commissione a carico del correntista, in compensazione della perdita da cessazione del massimo scoperto, giustificata dalla “messa a disposizione delle somme”. Pure qui c’è il sospetto che abbia agito la lobby dei banchieri, perché non si vede l’utilità di cambiare nome alla provvigione sui saldi debitori del conto corrente.
La norma più incisiva è però senz’altro quella che stabilisce un appuntamento annuale fisso in tema di legislazione a favore dei cittadini/utenti. Il 31 luglio è la data in cui è fatto obbligo di presentare un disegno di legge per la “promozione della concorrenza e la tutela del consumatore”, con il quale si recepiranno i consigli delle Autorità.
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