L’obbligo di conto corrente per i professionisti
L’art. 35, co. 2, del recente decreto legge n. 223, meglio conosciuto come decreto “Bersani”, impone a tutti i professionisti (medici, notai, avvocati, architetti, geometri, etc…), ed ai loro studi associati, di tenere uno o più conti correnti bancari o postali, da utilizzare nella gestione della propria attività.
La novità non è di poco conto, perché la stessa normativa stabilisce che tali conti correnti debbano obbligatoriamente svolgere la funzione di “cassa” per il pagamento delle spese e per l’afflusso dei compensi riscossi nell’esercizio professionale.
In particolare i compensi devono essere incassati, in base a questa legislazione già in vigore, mediante strumenti finanziari “tracciabili” e quindi non in contanti, anche se esiste un limite al di sotto del quale la prescrizione non è vincolante. Questo limite è di € 1.000,00 fino al 30 giugno 2007. Esso si ridurrà dopo tale data a € 500,00, per diventare definitivamente di € 100,00 dal primo luglio 2008.
Per quanto riguarda invece l’elencazione dei sistemi di tracciabilità, con i quali i professionisti possono farsi pagare, questi sono identificabili nei seguenti:
- gli assegni non trasferibili;
- bonifici e giroconti;
- i sistemi di pagamento elettronico (è opportuno di conseguenza che i lavoratori autonomi si attrezzino per l’accettazione di POS e carte di credito);
- tutte le altre modalità di pagamento bancario o postale.
In conseguenza delle citate disposizioni sorge, a carico degli esercenti, artigiani e professioni, un vero e proprio divieto di accettare trasferimenti in denaro, riguardanti ovviamente l’attività professionale, sia pure per importi superiori alla franchigia indicata. Inoltre, gli stessi professionisti e gli studi associati da questi formati hanno l’obbligo di effettuare le loro spese, indipendentemente dall’entità delle stesse, esclusivamente mediante addebiti di conto corrente, che devono pertanto avere tutti il corrispondente documento (in gergo “pezza”) giustificativo, in modo da collegare, senza possibilità d’errore, l’uscita bancaria alla spesa sostenuta.
Tuttavia, nonostante questa stringente normativa, il contribuente lavoratore autonomo ha facoltà di usare il suo conto corrente in modo “promiscuo”, ovvero sia per le esigenze professionali, sia per quelle familiari. Infatti, la circolare 28/E dell’Agenzia delle Entrate precisa che sono pienamente legittimi gli eventuali prelevamenti di natura personale, senza quindi la necessità di fornirne giustificazione o di utilizzare allo scopo altro conto corrente, quando essi, “avuto riguardo all’entità del relativo importo ed alle normali esigenze personali o familiari, possono essere ragionevolmente ricondotti nella gestione extra-professionale“.
Prosegue così, anche con quest’importante innovazione, la lotta serrata all’evasione fiscale, che rappresenta ormai dichiaratamente uno dei principali obiettivi della politica economica in ambito fiscale posta in atto dall’esecutivo guidato da Romano Prodi.
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