Si sente spesso parlare di Tobin Tax, ma chi ne parla (stampa ed media televisivi) dimentica altrettanto spesso di spiegare cosa queste parole significhino in realtà (e nel buon italiano), dando per scontato che tutti lo sappiano ed alimentando così un alone di mistero intorno all’espressione “Tobin Tax”, tanto da farla ritenere un patrimonio di conoscenza riservato ai pochi privilegiati intenditori di economia e finanza.
Tobin Tax altro non significa che tassa di Tobin, dove quest’ultimo è il nome del grande economista e premio Nobel James Tobin (peraltro docente del nostro statista Mario Monti), che per primo la propose come strumento di politica economica.
Di fatto la Tobin Tax è la tassa (in percentuale) che colpisce chi acquista azioni o altri titoli rappresentativi del capitale delle società.
Dal primo marzo 2013 essa colpisce anche in Italia gli acquirenti di azioni o titoli similari (emessi da società residenti in Italia), con l’aliquota dello 0,12% (1,2 x mille) del valore della transazione o del saldo netto a fine giornata delle operazioni compiute sullo stesso titolo.
Per gli acquisti aventi ad oggetto i titoli azionari sopra indicati ma negoziati in mercati non regolamentati (che sono sempre di meno) l’aliquota è invece il doppio: lo 0,22% (o, se vogliamo, il 2,2 x mille).
Dal 2014 queste aliquote si ridurranno rispettivamente all’uno x mille (0,1%) ed al 2 x mille (0,2%).
Per completezza di informazione c’è anche da dire che esistono degli acquisti azionari che sfuggono all’imposta Tobin Tax, in quanto considerati esenti: di tutti questi il più importante è sicuramente quello relativo alle azioni emesse da società con capitalizzazione media inferiore a 500 milioni di euro, il cui acquisto quindi non paga la tassa in parola.
Inoltre dal primo luglio 2013 vige anche una Tobin Tax per le operazioni riguardanti i cosiddetti “derivati”, da pagare, da ambedue le parti della transazione finanziaria, in una misura fissa (per un max di 200 euro) che varia a seconda del valore del contratto e del tipo di derivato negoziato.
Come vedete, se tralasciamo l’imposizione dei derivati, non c’è niente di complicato o di riservato agli eletti: un’imposta sulle compravendite di azioni, che paga chi compra appunto azioni o titoli simili alle azioni e che comporta un’ulteriore spesa dello 0,12% nel 2013 e dello 0,1% dal 2014 in poi.
Riassumiamo tutto in una tabella, più esplicativa di mille parole.
Tobin Tax in Italia |
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Acquisto di azioni e titoli similari (dal 1° marzo 2013) |
nel 2013 (a carico di chi compra):
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dal 2014 in poi (sempre a carico di chi compra):
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Trasferimento di “derivati” (dal 1° luglio 2013) |
(a carico di entrambe le parti) in misura fissa (per un importo max di euro 200) variabile in base al:
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