Carlo Magno, i Longobardi e il privilegio di S. Stefano
Una dispensa su Carlo Magno, i Longobardi e il privilegio di S. Stefano

da | 12 Ott 2004 | Storia | 0 commenti

Carlo Magno, i Longobardi e il privilegio di S. Stefano

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L’impero romano d’occidente era ormai scomparso da 300 anni, il medioevo era solo agli inizi e gli Stati nazionali dovevano ancora nascere nonostante ci fossero già i germi che, dopo, permisero la loro formazione. Questo è il periodo in cui si svolge la storia che ci apprestiamo a raccontare.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, in Italia si erano susseguite una serie di popolazioni più o meno barbariche tra cui segnaliamo: gli Ostrogoti, i Bizantini (cioè l’Impero Romano d’Oriente), i Longobardi e quindi i Franchi. Anche la Chiesa, in quegli anni, muoveva i suoi primi passi nell’esercizio del potere temporale e furono proprio i Franchi a donare alla Chiesa i primi possedimenti sui quali si formò lo Stato della Chiesa che sopravvisse fino al 1870.

I Franchi, i Longobardi e la Chiesa sono i protagonisti di questa storia che si svolse esattamente nel 774 d.C. tra le montagne al confine tra la Lombardia, l’Alto Adige e il Veneto.

Contesto

Nella seconda metà dell’ottavo secolo, i Longobardi erano un popolo in declino. Già dalla salita al trono il re Desiderio fece di tutto pur di mantenere integro il suo regno. I Longobardi dovevano difendersi dai Bizantini nel centro-sud Italia e dalle continue richieste della Chiesa e dei suoi alleati i Franchi.

Alla morte di Pipino il Breve, re dei Franchi, il comando venne diviso fra i due figli: Carlo e Carlomanno. Desiderio, per cercare di proteggersi dai Franchi, diede in sposa ai due fratelli le sue due figlie: Ermengarda e Gerberga. Alla morte di Carlomanno i suoi due figli vollero ereditare il regno del padre, ma a loro si oppose lo zio Carlo. I due figli allora fuggirono e si rifugiarono presso la corte di Desiderio. Carlo si proclamò unico Re dei Franchi e da questo fatto iniziarono i primi contrasti tra i due regni. Anche il Papa Adriano I prese le difese di Carlo e per Desiderio la situazione cominciava ad essere difficile.

Adriano I, sentendosi minacciato dai Longobardi che avevano intenzione di marciare verso Roma, chiamò in aiuto i Franchi.

Nel 773 Carlo scese in Italia con il suo esercito e pose assedio Pavia che era capitale del Regno Longobardo. Durante l’assedio, Carlo trovò il tempo, di scendere a Roma per rinsaldare l’alleanza con la Chiesa. Papa Adriano I si fece consegnare un documento con cui i Franchi si impegnavano a donare alla Chiesa molte delle conquiste fatte in Italia. Questa donazione segnò l’inizio del Regno temporale della Chiesa.

Dopo 9 mesi di assedio, Pavia, vinta dalla fame e dalla peste, si arrese. Desiderio fu catturato e deportato in Francia dove morì poco dopo nel monastero di Corbeia. Adelchi, suo figlio, riuscì a fuggire e si rifugiò a Verona.

Dalla conquista di Pavia Carlo divenne, per la Storia, Carlo Magno.

Il viaggio

La perdita di Pavia fu, per il regno Longobardo, un colpo mortale. Con il re Desiderio prigioniero dei Franchi, non rimanevano che poche città ancora fedeli e, tra queste, segnaliamo Brescia e Verona. Fu proprio a Verona che si rifugiò Adelchi dove sperava di poter guidare la riscossa longobarda. Carlo Magno, allora, volse il suo esercito in direzione di Verona, ma doveva superare un ostacolo arduo: la città di Brescia ancora fedele ai Longobardi. All’altezza di Bergamo si diresse, quindi, verso nord deciso ad aggirare la città nemica.

A questo punto inizia il fantastico viaggio di Carlo Magno e del suo esercito attraverso la Val Camonica, su per il Tonale per poi scendere verso Verona attraverso la Val Rendena.

Il racconto di questa leggendaria spedizione ci è noto grazie al testo del cosiddetto Privilegio di S.Stefano. Il Privilegio, dipinto nel 1500 dalla famiglia Baschenis, è custodito nella piccola chiesa alpina di S. Stefano a Carisolo, piccolo paesino situato in Val Rendena, esattamente a nord di Pinzolo e all’imboccatura della bellissima Val Genova.

Il Privilegio è composto da due parti: un affresco raffigurante Carlo Magno e la sua corte in cui sono riconoscibili molte personalità di quel tempo fra cui il Papa Adriano I, e un lungo testo murario che racconta dettagliatamente il viaggio intrapreso dal Re dei Franchi alla guida di 4000 soldati come recita il testo. Il Privilegio di S. Stefano ha un grandissimo valore dal punto di vista storico, ma ancora non molto conosciuto e valorizzato come meriterebbe.

Il viaggio non aveva come scopo solo la conquista di Verona, ma Carlo Magno si era anche impegnato a combattere e convertire al cattolicesimo le sette pagane e ariane che proliferavano in quella zona. Uno dei loro esponenti era il Signore di Bergamo, il duca Lupo, che Carlo Magno riuscì a convertire all’inizio del suo viaggio. Fu proprio per questo motivo “religioso” che il re dei Franchi fece costruire, lungo il tragitto, tutta una serie di chiese, monasteri e santuari, la maggior parte delle quali sono ancora visibili.

Il primo santuario fù costruito a Sovere, all’inizio della Val Camonica. Il viaggio proseguì verso nord. Ad Esine la spedizione uccise il signorotto locale Ercole che non volle convertirsi al cattolicesimo.

Quelle erano terre che, all’epoca, erano disseminati di castelli, costruiti su posizioni molto strategiche, e di piccoli signori che imponevano il loro volere su piccoli territori e questo stato di cose rallentò molto la marcia dell’esercito franco; i castelli, lungo il tragitto, dovevano essere conquistati e distrutti uno ad uno. A Civitade Camuno, per esempio, distrusse un castello ed eresse al suo posto una chiesa dedicata a Santo Stefano.

A Prestine, secondo il testo del Privilegio, Carlo combattè contro Re Cornero e distrusse il suo castello. A Bienno Carlo fece edificare una chiesa dedicata a S. Pietro in Vincoli.

La spedizione proseguì il suo viaggio ed entrò nella media Val Camonica, famosa per le incisioni rupestri, testimonianza della presenza di una evoluta civiltà preistorica nella zona.

Una chiesa dedicata a San Clemente venne eretta dai Franchi ad Edolo, all’inizio della strada che portava al passo del Tonale. Nell’alta Val Canonica ci fu uno scontro contro truppe longobarde e la località prese, per questo, il nome di Mortirolo “Monte dei Martiri”. La vicina chiesa di San Brixio conserva tuttora una lapide che ricorda il passaggio dell’esercito di Carlo Magno. Altre chiese furono costruite a Ponte di Legno e a Davena.

Qui iniziò la parte più difficile della spedizione; bisognava salire fino al passo del Tonale e, attraverso sentieri di alta montagna, arrivare in Val di Sole. Una volta arrivato a Pellizzano, in Val di Sole, l’esercito franco sconfisse un gruppo di pagani.

Finalmente la spedizione volse verso sud e si accampò in una distesa erbosa che oggi, per ricordare questo avvenimento, è chiamato “Campo Carlo Magno” e si trova poco più a nord di Madonna di Campiglio. Dopo questa sosta la spedizione entrò in Val Rendena.

Prima di arrivare a Pinzolo, Carlo vide una chiesetta isolata su uno spuntone di roccia. Vi si diresse e la leggenda vuole che vi lasciò un documento con il racconto delle sue imprese. Era la chiesa di Santo Stefano che ancora oggi è situata su uno spuntone di roccia da cui è possibile dominare con lo sguardo sia la Val Genova che la Val Rendena.

Poco oltre Carisolo, Carlo incontrò il paese di Pinzolo famoso per la rappresentazione della “Danza Macabra” affrescata sulle mura della chiesa di S. Vigilio.

Qui termina il racconto del Privilegio di Santo Stefano, ma è possibile ipotizzare il percorso fatto dalla spedizione di Carlo per raggiungere Verona grazie anche ai dipinti di soggetto carolingio presenti in varie chiese della zona.

Quindi, Carlo Magno, uscito dalla Val Rendena si diresse verso il Lago di Garda. Arrivò a Riva del Garda, costeggiò il lago fino a Bardolino dove nella chiesetta di San Zeno è possibile trovare un interessante affresco carolingio.

Qui si concluse il viaggio; Verona era ormai stata raggiunta. Adelchi impressionato dalle forze franche, persa ogni speranza per una riscossa longobarda, lasciò la città per rifugiarsi a Bisanzio, da dove sognava di poter un giorno riconquistare il trono in Italia.

Conclusione

Con la caduta di Verona e la fuga di Adelchi a Bisanzio il regno Longobardo nell’Italia settentrionale cessò di esistere. Continuò ad esistere, invece, il ducato dei Longobardi di Benevento che sopravvisse per altri tre secoli cioè fino a quando il ducato non divenne parte integrante dello Stato Pontificio, ma questa è un’altra storia.

Per quanto riguarda Carlo, invece, dovette cercare di gestire saggiamente le nuove terre conquistate, ma la cosa era difficile. Al di là delle Alpi c’era una nuova guerra contro i Sassoni che lo aspettava. In Italia dovette fare i conti con i vari signori locali e con una nuova potenza che, da quel momento in poi, avrebbe pesantemente condizionato gli eventi sociali, militari e culturali in Italia: lo Stato della Chiesa.

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