Umberto Eco (nella foto insieme ad un giovane blogger): semiotico, saggista, scrittore, intellettuale, filosofo, professore e chi più ne ha più ne metta.
Non si sa quale termine usare per definire questo straordinario ed eclettico uomo di cultura italiano che ci ha purtroppo lasciato il 19 febbraio 2016 all’età di 84 anni.
Chi ha avuto il piacere come me di studiare all’Università semiotica e comunicazione direttamente sui testi scritti dal Professor Umberto Eco, non può avere dubbi sull’impressionante superiorità intellettuale che egli possedeva nei confronti di tutti gli altri, anche di chi si definisce intellettuale.
Si può dire che Umberto Eco era la cultura.
Molto probabilmente egli passerà alla storia soprattutto come l’inventore di una materia, una disciplina specifica prima inesistente: la semiotica interpretativa, ovvero lo studio del significato dei testi così come interpretati da chi li usufruisce. Ciò ne fa il semiotico per eccellenza, in quanto senza di lui la semiotica non avrebbe mai assunto la grandissima importanza che oggi le viene attribuita, non solo nel campo della comunicazione. Aver ideato un’intera materia non è cosa da poco, ma ovviamente non è solo questa prerogativa a fare di Umberto Eco un personaggio eccezionale.
Ho avuto modo di conoscere personalmente Eco in occasione di una sua conferenza. Durante quell’evento Eco ha dichiarato molte cose inedite (o che ritengo tali). Per esempio ha raccontato di essere un grande collezionista di radio d’epoca e che quando scriveva i suoi romanzi aveva l’ossessione della perfezione: era arrivato addirittura a farsi fare dei plastici degli ambienti che descriveva (alla maniera di Vespa per capirci), in modo d’avere la completa padronanza degli spazi e dei tempi in cui si svolgevano gli avvenimenti dei suoi famosi libri.
A chi ne ha voglia consiglio di leggere l’articolo che scrissi a suo tempo, di getto, subito dopo aver assistito alla sua conferenza ed aver conosciuto Umberto Eco: ci arrivate cliccando qui e vi troverete molte curiosità e battute ironiche con cui il saggista ha intrattenuto la platea intervenuta per ascoltarlo.
Sicuramente interessante è stato il racconto dell’ “immagine seminale” dei suoi principali romanzi, ovvero la spiegazione di come i suoi libri siano nati da un’idea di fondo rappresentata semplicemente da una o più immagini. Romanzi che, per chi non l’avesse ancora capito, sono degli esperimenti letterari mai compiuti prima.
Ai più eruditi suggerisco anche la mia estrema sintesi del pensiero di Eco sulla semiotica interpretativa, nell’ambito delle brevi lezioni di semiotica che ho scritto per spiegare questa materia, solo apparentemente difficile.
Il grande scrittore americano di origini italiane Gay Talese, inventore del New Journalism letterario, ha detto che la perdita di Eco “è un disastro culturale per il vostro Paese, … perché dietro di lui non c’è nessuno in grado di continuare il suo fondamentale lavoro”.
Non si può che essere d’accordo.
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