Unione europea: 5 scenari per il futuro
L’Unione europea del futuro si identificherà in uno di questi 5 modelli

da | 5 Mar 2017 | Diritto pubblico privato ed internazionale | 0 commenti

C’è aria nuova nell’Unione europea, dopo la scossa Brexit.

Per la prima volta il Presidente della Commissione europea, Jean-Claud Juncker, ha ammesso che l’Ue ha dei limiti. E non solo: presentando il Libro bianco sul futuro dell’Ue Juncker ha ipotizzato 5 scenari per l’Unione, cioè 5 modelli verso cui l’Ue dovrebbe orientarsi nei prossimi anni.

Il Presidente non ha espresso – ed anche questa è un’importante novità – preferenze per uno o l’altro di questi cinque percorsi (tranne quello in cui l’Europa a 27 tornerebbe ad essere un territorio di semplice libero scambio, scelta criticata da Juncker con una secca battuta: “non è la mia soluzione”), lasciando la decisione all’Europarlamento, ai parlamentari nazionali, ai Governi ed alla società civile, in sostanza “ai cittadini Ue” secondo le parole del Presidente della Commissione europea.

Vediamole pertanto queste 5 identità future in cui molto probabilmente – e già nel corso di quest’anno – si trasformerà l’Unione Europea: allo scopo abbiamo preparato la sintetica tabella sotto riprodotta.

Non prima però di scommettere su quale dei cinque modelli indicati sarà quello che incontrerà, alla fine, il gradimento degli Stati partecipanti. Eliminato innanzitutto lo scenario del “solo mercato unico”, criticato dallo stesso Juncker, che costituirebbe il fallimento di tutta la politica dell’Ue, si può spuntare come non praticabile anche quello, molto ambizioso, del “fare molto di più insieme”, il quale con il suo obiettivo di arrivare di fatto alla realizzazione degli Stati Uniti d’Europa è, nell’attuale momento storico, sicuramente irrealizzabile.

Poi, si può pure eliminare come non gradito lo scenario dell’ “andare avanti così”, perché l’Europa a 27 Paesi del dopo Brexit non piace a nessuno: troppi vincoli, troppe disparità di comportamento e troppa burocrazia. Quando si è tanti a parlare e su tante cose, non si conclude mai niente: è questa una regola che vale per qualsiasi organizzazione e quindi anche per gli Organi della Ue, come dimostrano le recenti emergenze europee che hanno diviso i membri dell’Unione anziché compattarli intorno a soluzioni fattibili. Il modello che lascia le cose come stanno è, tra tutti quelli presentati da Juncker, il meno auspicabile per il bene dell’Unione, almeno a parer nostro, perchè tra l’altro pone l’Europa alla mercé del populismo nazionale di turno.

Rimangono i percorsi del “fare meno e meglio” e quello dell’ “Europa a più velocità”. Il primo è al momento il più praticabile: togliere all’Ue funzioni ed obiettivi senza valore aggiunto, come la lotta alla disoccupazione secondo l’esemplificazione di Juncker, e concentrarsi sulle restanti competenze dell’Ue, facendole bene, potrebbe essere la soluzione ideale, sicuramente la più verosimile. Essa costituirebbe però in ogni caso un semi-fallimento per l’Unione, come succede in tutti i casi in cui si è costretti a fare dei passi indietro.

Anche un’Unione europea dove “quelli che vogliono di più, possono farlo”, cioè un’Europa a più velocità, sarebbe teoricamente ipotizzabile nel breve termine: c’è addirittura chi dice che sia già così, con la Germania che di fatto ha l’ultima parola sulle decisioni di maggior importanza. Un’Europa in cui verrebbe formalizzata ufficialmente tale possibilità porterebbe, da una parte, al superamento dei blocchi (tant’è che lo stesso Juncker ha riconosciuto che molti passi avanti sono passati per l’attività di alcuni pionieri), ma, dall’altra, diventerebbe “un’Europa ancora meno leggibile di prima”, sempre per usare le parole di Juncker, con la divisione di fatto dei 27 in sottogruppi territoriali per argomenti trattati ed opportunità.

 

Ecco ora la tabella con i 5 modelli dell’Europa che verrà.


Scioglimento Unione
Rafforzamento Unione

1

Nothing but the single market

(Nulla, solo il mercato unico)

Si torna alle origini, con l’Unione che si identifica semplicemente in un territorio di libero scambio tra i partecipanti.

2

Doing less more efficiently

(Fare meno ma farlo meglio)

Si tagliano le competenze dell’Unione nei settori in cui essa non riesce ad agire.

3

Carrying on

(Andare avanti così)

Si va avanti per la strada già delineata, con tutti i problemi e le carenze attuali.

4

Those who want more do more

(Chi lo vuole, può fare di più)

Si riconosce formalmente un’Unione a più velocità, che di fatto però legittima le differenze al suo interno.

5

Doing much more together

(Fare molto di più insieme)

Si formalizza un aumento delle competenze dell’Unione, fino ad arrivare agli Stati Uniti Europei.

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